Ad un giornalista: «Non c’è più posto per te, ma ti offriamo un lavoro come “spolpatore”»

E dall’editoria e la crisi, passiamo all’editoria e l’abusivismo. Che poi è una conseguenza della crisi. Contributi non pagati, stage, promesse di pagamenti e tanto altro. Questa è la vita del giornalista. E c’è, poi, chi vive situazioni più bizzarre. Come quanto è successo ad un redattore al quale è stato proposto di continuare a lavorare come addetto alle pulizie o come “spolpatore” nel settore delle carni.

Dalla tastiera al detergente. O dalla tastiera alla carne. Tutto ciò è accaduto, da un giorno all’altro, nella società The Media House che si occupa dell’editing settimanale di Ora di Ediplanet e del mensile Bella di Dea. Ha licenziato per intero la redazione di Milano per trasferire tutto il lavoro a Roma. Ma degli 8 giornalisti in redazione, solo due erano realmente assunti, ma i contratti non sono mai stati registrati. Zero contributi per la pensione, quindi.

I rimanenti 6, erano con la cooperativa Logistica Transport di Modena. Quest’ultima ha scritto a un giornalista: per il momento non ci servi più, ma «siamo lieti di comunicarle l’opportunità di lavorare presso il nostro ramo pulizie. In alternativa, le proponiamo nel reparto carni un posto come “Spolpatore“». Forse non è proprio l’alternativa più calzante.

Sara Stefanini

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