Al teatro UIpiano è in scena la “dark queen” Cleopatra

teatro ulpianoIl regista ripercorre la vicenda di amore e morte, di potere e passione, di cui la regina d’Egitto Cleopatra, la dark queen di Stefano Napoli, è protagonista per brevi flash, creando un corto circuito di citazioni colte e materiali popolari, di musica raffinata e canzonette, di luci sapienti che illuminano una scena di arredi essenziali e i corpi degli attori, quei corpi ai quali la narrazione è affidata quasi integralmente.

Come ha abituato i suoi spettatori, Stefano Napoli assembla nei suoi spettacoli con eterogenea maestria, quadri audiovisivi che a discrezione di chi guarda, possono più o meno riassumersi in una vicenda logico-consequenziale. In realtà, anche in questo ultimo lavoro, intitolato “Circus dark queen”, si assiste a una poetica e sognante sequenza di citazioni di citazioni, ripeto, quadri audiovisivi, dipinti viventi, dalle figure mobili assimilabili alle marionette, o a plasmi cartonati (ricordate Che cosa sono le nuvole di Pier Paolo Pasolini?) giocate in un incastro spaziotemporale trans-fiabesco, di colori e stoffe funzionalmente acquerellati e da musiche hollywoodiane.

“Circus dark queen” è un tributo alla stranota vicenda di Cleopatra, regina d’Egitto, costretta ad abdicare al suo regno e alla vita, in nome delle immortali leggi dell’Eros e Thanatos, cui neanche la pantomima può sottrarsi, fondendosi con un reale interiorizzato. La rilettura storica di Napoli è in chiave decisamente pop, con richiami felliniani, vagamente e velatamente shakespeariani, inevitabilmente legati all’Antonio e Cleopatra. Valori fondamentali dello spettacolo i costumi, vezzi e anatemi esistenziali, che scherzano e avvolgono il fresco corpo di Francesca Borromeo-Cleopatra, sotto gli occhi afflitti di Giuseppe Pignanelli-Antonio, martire anch’esso di un epopea tanto intima quanto universale. I dialoghi sono pochissimi, quasi inesistenti, sacrificati alla bellezza delle immagini e alla direzione circense di Simona Palmiero e Luigi Paolo Patano, che appunto, come direttori sadici e romantici di un circo in decadenza, puntano all’esibizionistica enfasi del riscontro commerciale, quando in realtà sono pedine anch’essi della vicenda, come della bicefala coscienza dell’ironia e della sofferenza umana. “Circus dark queen” è infine una tragedia in chiave di melodramma. Non è così importante conoscere la storia di Antonio e Cleopatra per comprenderla; proposito dello spettacolo infatti sono le suggestioni emozionali che le singole scene vogliono trasmettere. Mi permetto in ultimo di sottolineare un pregio ulteriore, la durata dello spettacolo, appena cinquanta minuti. E’ infatti così difficile, quando impossibile, far convergere un’esistenza intera in un battito di ciglia. Anche per questo “Circus dark queen”, è un vero e sincero “Elogio alla brevità”, eccellenza in Italo Calvino, Thomas Mann, Julio Cortazar e in pochissimi altri, della perfetta sintesi artistica, funzionale all’attenzione del pubblico. Come ama ripetere lo stesso Napoli: “Ritenere breve il mio spettacolo è il più grande complimento che mi si possa fare.”

CIRCUS DARK QUEEN
Scritto e diretto da Stefano Napoli, con Simona Palmiero, Giuseppe Pignanelli, Francesca Borromeo e Luigi Paolo Patano. Teatro Ulpiano, via Luigi Calamatta 38, Roma, fino al 10 Novembre, tutte le sere, tranne il lunedì, ore 21 (domenica 17:45), ingresso 7 Euro (tessera obbligatoria 1 Euro)

Ignazio Gori

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