Archivio dell'autore: Alessandro Filippelli

Strage a Brindisi: ecco le immagini del killer

Pubblicato l’identikit. Sfuma l’ipotesi della pista mafiosa

Verranno celebrati oggi pomeriggio nella chiesa madre di Mesagne i funerali di Melissa Bassi, la studentessa di sedici anni che ha perso la vita quarantotto ore fa dopo l’esplosione di due ordigni di fronte all’Istituto Morvillo Falcone a Brindisi. Ci saranno anche il premier Mario Monti, rientrato in anticipo dal summit di Camp David negli Stati Uniti, e il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, che in mattinata assieme al ministro della giustizia, Paola Severino, presiederà un vertice in prefettura.

Il cerchio si stringe e il presunto assassino ora ha un corpo e un volto ma non un nome. Una telecamera davanti all’istituto ha ripreso un uomo, probabilmente italiano, bianco, tra i 50 e i 55 anni, proprio nel momento in cui sembra che azioni il telecomando che innesca l’ordigno. In quel momento il killer indossava una giacca scura, pantaloni chiari e delle scarpe da ginnastica.

Le immagini fanno pensare ad un gesto isolato dalla volontà stragista e che non ha nulla a che fare con la criminalità organizzata locale come si pensava all’inizio. Voleva la strage e l’ha ottenuta ma il movente ancora non è chiaro: «Non ci sono elementi per dire che c’era un obiettivo specifico dell’azione –ha affermato il procuratore capo Marco Dinapoli- e non necessariamente siamo di fronte ad un attacco terrorisitico». Poi ha proseguito dicendo: «Prendendo per buona l’ipotesi del gesto isolato si può pensare ad una persona arrabbiata e in guerra con il mondo, che si sente vittima o nemico di tutti e che utilizza una simile occasione per far esplodere tutta la sua rabbia».

Si tratta comunque di una persona che sicuramente conosce l’elettronica e che probabilmente non avrebbe agito da solo almeno durante la fase preparatoria. Sarebbero, infatti, state interrogate due persone, uno dei quali sarebbe un ex militare di professione, con conoscenze di elettronica, e parenti con rivendita di bombole di Gpl per uso domestico.

Benedetto XVI durante l’Angelus ha ricordato le ragazze e i ragazzi coinvolti nell’attentato, specialmente «la giovane Melissa, vittima innocente di una brutale violenza» rivolgendo un pensiero particolare ai suoi familiari.

 Alessandro Filippelli

Free press: il futuro della stampa gratuita

Tra chiusure e innovazioni al festival del giornalismo di Perugia si è discusso del presente e del futuro della stampa gratuita.

Ogni mattina più di un milione e mezzo di italiani afferrano una copia di un giornale free press la cui formula si basa su due elementi semplici ma efficaci: il formato è snello e maneggevole al fine di renderlo leggibile anche in posizioni scomode, proprio come accade in metro o in bus; il giornale è fatto per essere letto giusto quei 20 minuti circa che si impiegano per arrivare a destinazione.


L’idea di un giornale completamente gratuito, finanziato interamente da introiti pubblicitari, arriva come una bomba nel panorama editoriale italiano nel luglio del 2000: Metro esce per la prima volta a Roma distribuito fuori dalle stazioni ferroviarie e metropolitane. Da quel momento è stato un crescendo con la nascita di altre testate quali Leggo e Dnews.

La crisi ha colpito anche la free press. La chiusura di City ed Epolis dimostrano come il futuro rimanga incerto. Mikael Jensen, fondatore di Metro, è invece ottimista: il suo giornale, lanciato più di vent’anni fa, conta ogni giorno 17 milioni di lettori ed è pubblicato in 4 continenti, 22 paesi e 100 città: «Nonostante i lettori cerchino di soddisfare la loro sete d’informazione attraverso i nuovi strumenti offerti dalla telefonia mobile e internet, bisogna fare di tutto e devi essere sicuro che esistano un certo numero di lettori che, pur tuttavia, continuano a dedicare 15-20 minuti del loro tempo alla lettura dei free press. Il fatto che siano gratuiti non implica la mancanza di qualità, la free press può essere una palestra di buon giornalismo».

Il gruppo Metro è in controtendenza: il free press più diffuso al mondo è stato lanciato lo scorso anno in Perù, Colombia e Guatemala. Prossima sfida la Cina.

Alessandro Filippelli

Co.In: comunicare l’integrazione

I giovani giornalisti praticanti della Lumsa partecipano alla Spring school come relatori esperti sul tema dell’immigrazione

Migliorare l’approccio dei media sul tema dell’immigrazione e dell’integrazione.  È stato questo l’obiettivo del seminario promosso da Italia Lavoro, agenzia tecnica del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nell’ambito del progetto Co.In –Comunicare l’Integrazione, finanziato dal Fondo Europeo per l’integrazione dei Cittadini dei Paesi Terzi-linea.

Dal 20 al 22 aprile a Monte Porzio Catone, in provincia di Roma, si è tenuta la Spring School rivolta a giovani a giornalisti, allievi delle scuole di giornalismo di Perugia, Roma e Salerno riconosciute dall’Ordine dei giornalisti, che hanno partecipato in qualità di relatori esperti per analizzare il ruolo fondamentale dei media nella rappresentazione del fenomeno migratorio contribuendo con la loro azione a facilitare l’integrazione nella società italiana.

All’evento erano presenti dodici allievi del Master in giornalismo dell’Università Lumsa di Roma, selezionati a seguito di un concorso che ha valutato tramite una commissione i migliori articoli, inchieste e reportage, inerenti al tema dell’integrazione e l’immigrazione.

Il seminario puntava a sensibilizzare i giornalisti nel veicolare in maniera completa e obiettiva le informazioni relative al tema in questione analizzandolo secondo 4 aspetti principali: la cornice giuridica e quindi diritti e doveri; gli immigrati e il mercato del lavoro in Italia; partecipazione e politiche d’integrazione; e l’immigrazione raccontata dai migranti.

Tra i presenti ad analizzare il fenomeno dell’immigrazione a tutto campo, dal contesto europeo a quello italiano, c’era Mario Morcellini, Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università La Sapienza di Roma: «La storia degli uomini è caratterizzata dal loro continuo movimento. Non c’è paese che non sia interessato dal fenomeno migratorio. L’Italia è sempre più luogo di residenza stabile per numerosi stranieri, – poi ha aggiunto – i migranti rappresentano una componente importante nella nostra società, non solo dal punto di vista economico-lavorativo ma anche all’interno di altri contesti quali la scuola, attraverso la crescente consistenza delle seconde generazioni».

Nella giornata conclusiva il presidente della Fnsi, Roberto Natale, ha ricordato come spesso i media, quando parlano di immigrazione «tendono spesso a farlo in termini di questione giudiziaria e di cronaca», di conseguenza i temi come l’integrazione che «non si prestano alla drammatizzazione vengono trascurati». L’Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione Nazionale della Stampa hanno approvato nel 2008 la Carta di Roma, protocollo deontologico riguardante richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. Il ragionamento di Natale è stato chiaro: «La Carta di Roma non chiede ai giornalisti di essere buoni nei confronti degli immigrati, ma di fare i giornalisti, rispettando la verità dei fatti parlando di tutto ciò che c’è nella cronaca, ma senza disparità».

Alessandro Filippelli