Archivio dell'autore: Gianluca Natoli

Libia: colpita ambasciata Usa a Bengasi. Elezioni più lontane

Continuano le tensioni in Libia, dopo l’ordigno esploso a Bengasi lungo il muro di cinta di un ufficio dell’ambasciata americana nella notte tra martedì e mercoledì scorso. Ancora tortuosa, quindi, la strada per il ripristino di un sistema democratico nel Paese, a otto mesi di distanza dalla morte di Gheddafi. A rischio le elezioni dell’assemblea costituente previste per il 19 giugno: potrebbero slittare alla prima settimana di luglio.
L’esplosione.
La bomba «non artigianale», che non ha causato alcuna vittima, è stata posta presso l’ufficio dell’ambasciata americana, in un’area dove si trovano tre palazzine. L’atto terroristico è stato rivendicato dal “Gruppo Prigioniero Omar Abdelrahman”, al fine di minacciare «gli interessi americani nel Paese nordafricano», ha riferito una fonte della sicurezza a Bengasi. Un funzionario dell’ambasciata Usa ha chiesto al governo libico di incrementare la sicurezza nei pressi delle proprie strutture, considerate zone ad alto rischio.
Caos pre-elettorale. 
Quello dell’altra notte, è stato solo l’ultimo atto di un disordine che sta ormai tormentando il paese da tempo. Lo scorso 4 giugno, era avvenuto un attacco all’aeroporto di Tripoli, per mano delle milizie del gruppo al-Awfea, venute da Tarhuna per richiedere la liberazione del loro leader Abu-Alija Habshi, rapito in circostanze ancora ignote. Discutibili, a detta di molti, le misure di sicurezza adottate, a sole due settimane dall’apertura dei seggi elettorali, dall’attuale presidente libico Mustafa Abdul-Jalil. Nel Paese la situazione appare tutt’altro che sotto controllo: le città di Sabbha e Kufra restano ancora teatro di battaglie tribali, mentre Zintan e Misurata sono diventate vere e proprie città-stato indipendenti dal Consiglio Nazionale di Transizione.
Elezioni a rischio
. Il voto per l’assemblea costituente libica era inizialmente previsto per il 19 giugno. Il rischio che le elezioni possano essere posticipate alla prima settimana di luglio è stato comunicato da Al-Jazeera. Tra le cause del possibile ritardo, i curricula non ancora pronti degli oltre 4000 candidati ai duecento posti previsti per il nuovo parlamento libico. Ad allungare i tempi avrebbe contribuito anche l’uscita di scena dell’ex presidente della commissione elettorale, Sghair Majeri, che ha definito la nazione «non pronta ad andare al voto» nei termini stabiliti.
Lo scenario politico e i partiti. Le forze politiche favorite alle prossime elezioni sarebbero secondo alcuni sondaggi il Fronte Nazionale, il partito Giustizia e Sviluppo dei Fratelli musulmani, il partito della Nazione dell’ex guerrigliero islamico Abdel Hakim Belhadj e l’Alleanza delle forze nazionali. Di questi, Giustizia e Sviluppo e partito della Nazione sono di matrice confessionale, pur dichiarando di credere in una Libia libera, trasparente e democratica, basata sui principi dell’Islam. Il Fronte Nazionale dell’attuale presidente Jalil, invece, è costituito in prevalenza da ex figure di rilievo nel governo di Gheddafi.

Gianluca Natoli

Caos Pd, Bersani ribadisce fedeltà a Monti e lancia le primarie del partito

La politica in Italia è anche una questione di equilibrio. E il Pd, negli ultimi giorni, ha dato prova di quanto possa essere difficile trovare stabilità in un momento così delicato per la storia del nostro Paese. All’interno del partito democratico, e non solo in quello, serpeggiano opinioni contrastanti sull’operato del governo Monti. Quello che manca, è una veduta dominante su quale periodo possa essere auspicabile per le prossime elezioni.

I contrasti interni al Pd. A far tremare il partito sono state le dichiarazioni del responsabile Economia del Pd Stefano Fassina che, in un’intervista rilasciata recentemente alla Reuters, aveva chiesto elezioni anticipate. Pierluigi Bersani, leader del partito, è prontamente intervenuto per chiarire che «l’appoggio al governo tecnico non sarebbe venuto meno senza se e senza ma fino al 2013».

Nella serata di ieri, tornando sull’argomento, Fassina ha cercato di ridimensionare le sue precedenti dichiarazioni: «La mia intervista –ha precisato- andava letta tutta intera. Se da un lato la situazione economica e sociale del Paese è gravissima, dall’altro le elezioni amministrative ci hanno consegnato il collasso del Pdl e un Parlamento ormai incapace di fare le riforme». In realtà, per Fassina, tutto ruota intorno alla capacità del governo attuale di dare vita un nuovo sistema elettorale: «Se entro la pausa estiva la riforma elettorale sarà avviata in modo credibile si potrà tranquillamente arrivare alla scadenza naturale della legislatura, altrimenti bisognerà anticipare l’ultimo atto significativo del governo Monti e andare al voto».

Pd e Primarie. Se da una parte il segretario del Pd giura fedeltà al governo dei tecnici fino al termine naturale del mandato (primavera 2013), dall’altra non ha perso occasione, in un’intervista al Tg1, per parlare di primarie del partito e lanciare la sfida: «Mi ricandiderò – ha dichiarato Bersani -, spero non da solo». Non è da escludere, anzi appare alquanto probabile, che anche Matteo Renzi presenterà la propria candidatura alla leadership del partito. Le primarie dovrebbero svolgersi a ottobre, probabilmente il 14.

Staccare la spina? Ipotesi possibile anche per altri componenti di partiti. Oltre ad una frangia del Pd, anche da altre forze politiche si alza forte il dissenso per il governo Monti. Tanto da pensare di staccare la spina in tempi brevi. Di questo avviso è il capogruppo dell’Idv alla Camera, Massimo Donadi, che si è così espresso sulla faccenda: «E’ ormai palese che il governo non ha la bacchetta magica per risolvere i problemi dell’Italia ed è altrettanto chiaro che la maggioranza si è squagliata. In questa situazione le elezioni anticipate sarebbero una decisione di sano realismo». Favorevole al voto anticipato anche Gianfranco Rotondi, ex ministro e membro dell’ufficio di presidenza del Pdl: «Meglio elezioni a ottobre che una rissa semestrale con un finale antipolitico. Sono pronto a sostenere un bis di Monti con Alfano e Bersani nel governo. E sono certo che a ottobre l’Italia voterebbe questa maggioranza».

 Gianluca Natoli

Lazio: è Petkovic l’uomo giusto? Tifoseria scettica

Slitta la firma del contratto per Vladimir Petkovic, futuro allenatore della Lazio. L’incontro con il presidente Claudio Lotito avverrà nei primi giorni della prossima settimana, salvo imprevisti dell’ultimo momento.

Pronto per lui un biennale da 600 mila euro, forse anche qualcosa in meno. Intanto oggi il tecnico bosniaco, dal passaporto anche croato, si incontrerà di nuovo a Roma con il ds biancoceleste Igli Tare. Con ogni probabilità verranno definite le date del ritiro estivo, che scatterà il 9 luglio nella solita location di Auronzo di Cadore (Bl). Petkovic indicherà un programma di massima sulle amichevoli da disputare nel ritiro pre-campionato, con l’incognita dei preliminari di Europa League (in programma il 23 e 30 agosto) che quasi sicuramente salteranno, a causa della bufera del calcio scommesse in atto. In visita a Formello ieri mattina, Petkovic si è allontanato dal campo sportivo con Igli Tare verso l’ora di pranzo per iniziare a gettare le basi sulle mosse di calcio mercato per la prossima stagione.  

Vladimir Petkovic e lo staff – Professionista a tempo pieno con lo Young Boys, sino al 2006 era dipendente della Caritas di Lugano. E’ arrivato ai preliminari di Champions. In Turchia, alla prima esperienza all’estero, ha vinto 4 partite in 22 giornate e non è riuscito a evitare l’esonero: il Samsunspor è retrocesso. Sarà invece  Arno Rossini il vice allenatore della Lazio. Era stato il mister di Petkovic ai tempi in cui giocava nel Bellinzona tra il ‘93 e il ‘96. Nelle ultime tre stagioni aveva lavorato come osservatore dello Young Boys. L’ultima esperienza di Rossini da primo allenatore risale al triennio 2005-2008 sulla panchina del Locarno, nella Challenge League (serie B svizzera). Rossini ha vinto il ballottaggio con Simone Inzaghi e Alberto Bollini. Petkovic porterà anche il suo preparatore atletico di fiducia: si tratta di Paolo Longoni, che in passato ha lavorato in Svizzera e in Francia. Accanto a lui ci sarà Adalberto Grigioni (tecnico dei portieri) e Adriano Bianchini (preparatore per il recupero degli infortunati). Un altro collaboratore coadiuverà Petko attraverso i dati raccolti dalla tribuna e studiati attraverso il computer.

Petkovic, l’uomo giusto per la Lazio? – Difficile saperlo oggi, forse. Anche se i tifosi biancocelesti, si sarebbero aspettati di certo un nome diverso per la guida tecnica della squadra nell’era post-Reja. Da Zola, Di Matteo ad Almeyda. Tra questi, gli ultimi due sono molto legati ai colori biancocelesti per il loro passato. Invece, come al solito, Lotito ha spiazzato tutti. Scegliendo un uomo di cui si conosce davvero poco, se non un curriculum di scarsa affidabilità, che rappresenta una scommessa ad alto rischio. Su forte pressione di Tare, consigliato da Fioranelli, alla fine è stato scelto Petkovic. Noto anche come un allenatore tecnologico, ma non per questo più valido di altri. Basti pensare a quello che Luis Enrique, con il suo feeling con la tecnologia, ha fatto sull’altra sponda capitolina nella stagione appena conclusa. Di certo, aldilà dell’allenatore, la Lazio ha bisogno di una solida struttura societaria che dal 2004, anno dell’arrivo di Lotito, non esiste più. La preoccupazione, tra calcio scommesse, idee nebulose e poco convincenti, sono lecite per la tifoseria laziale.

Gianluca Natoli