Archivio dell'autore: Gianluca Natoli

Riflessioni di un giovane giornalista su Mario Monti

Mario Monti a tre metri di distanza da me. Pochi, o forse troppi. Dipende dai punti di vista. Mai avrei pensato, alla mia giovane età, di poter incontrare in uno studio televisivo, o in qualsiasi altro posto, il presidente del Consiglio. E’ accaduto ieri sera in occasione della trasmissione Piazza Pulita di Corrado Formigli, alla quale ero ospite tra il pubblico come giornalista praticante della Lumsa. Un giornalista praticante che per una volta si sente protagonista. Per una volta, in un’Italia di false speranze sul futuro, riesce ad emozionarsi e inorgoglirsi. Così tanto da non riuscire nemmeno a freddo, in questo racconto, a parlare di sé usando la prima persona. Perché con distacco, quello di rispetto ed umiltà che mi appartiene, mi sento così lontano dal mondo del giornalismo politico tanto da estraniarmene mentalmente. Non per paura, ma per incapacità emotiva di gestire l’impatto che si prova alla soglia di un mondo che fino adesso è esistito solo nei miei interminabili sogni. E mai nella realtà. Per una sera, però, ho smesso di sognare. Ho finalmente vissuto.

Qualche volta il mio sguardo si è incrociato con quello del presidente Monti. Ma non mi sono limitato a quello. Ho ascoltato con attenzione le sue parole. Ho osservato il suo modo di muoversi e quello di concentrarsi su alcuni appunti durante le pause pubblicitarie. E mi sono reso conto che Monti non è affatto un uomo politico. E’ piuttosto un uomo strappato dalla politica per estrema necessità del nostro Paese di rialzarsi da una crisi profonda. A testimonianza della sua umanità mi ha colpito il silenzio cercato e usato in risposta al conduttore televisivo sul tema delle prospettive lavorative per i giovani italiani. Una pausa. Durata circa dieci secondi. Ha messo a nudo tutte le debolezze del politico Mario Monti, che imbarazzato non si è nascosto dietro la retorica spesso usata da altri uomini di potere. Un silenzio dai mille significati, sul quale ho riflettuto a lungo giungendo alla conclusione che, nella vita di un giornalista, e in generale di un uomo, i silenzi possono fornire spunti di riflessione più di mille parole. Silenzio come rumorosa notizia.

Gianluca Natoli

Prostituzione a Roma: ragazze ridotte a schiavitù e marchiate

Usate come merce di scambio e costrette a lavorare sul marciapiede. Ennesima storia di prostituzione, per la quale sono state arrestate undici persone, tutte romene, dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Tivoli.

L’accusa è quella di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione sulle strade della Capitale, riduzione in schiavitù.


Il fatto.
Attiravano loro connazionali, promettendo lavoro. La prospettiva di un futuro migliore ha spinto le ragazze, in condizioni di assoluta povertà, ad accettare il trasferimento in Italia. Presto però l’illusione si trasformava in inganno. Private dei documenti, le ragazze venivano vendute o messe in palio come premi nei giochi d’azzardo. Oltre agli irreversibili danni psichici, per una delle vittime della tratta i segni dell’atrocità rimarranno indelebili: tre anni fa è stata marchiata a fuoco con l’iniziale del nome del suo sfruttatore. Gli aguzzini usavano addirittura la minaccia di morte per intimidire le ragazze, tolte della libertà personale e soggette ad uno stato di assoluta soggezione psicologica.

Fenomeno diffuso.  Recentemente altri casi analoghi a quello accaduto a Roma, si sono verificati anche a Sesto San Giovanni (Milano) e Trani (Barletta). Il luogo dello sfruttamento è sempre lo stesso: quello delle strade più trafficate. A Sesto San Giovanni sono rimaste coinvolte anche sette minorenni. Il mezzo più utilizzato per adescare le giovani ragazze è quello del web. Falsi annunci di lavoro spingono le ragazze, nel disperato tentativo di dare una svolta alla propria vita, a trasferirsi in Italia.

Gianluca Natoli

Monti: «Nel Paese forti tensioni sociali». Il Papa: «L’Italia si rialzi»

L’Italia è segnata da forti tensioni sociali. Di questo ed altro si è parlato ieri nella cittadella della pace di Rondine (Arezzo), dove il premier Mario Monti e Papa Benedetto XVI si sono incontrati per uno scambio di vedute. Il capo del governo ha accolto il Pontefice con una stretta di mano nello stadio Comunale di Arezzo, giunto in elicottero dal Vaticano. Papa Ratzinger ha celebrato la messa con una trentina fra cardinali, arcivescovi, vescovi e circa trecento sacerdoti.

Sfiducia e reazione.  Monti si è detto preoccupato, pur sottolineando i passi avanti fatti in questi mesi dal governo. L’essere riusciti ad unire «forze contrapposte che prima si davano battaglia ha dichiarato non è cosa da poco». Per risolvere la crisi sociale, tuttavia, servono interventi drastici ed immediati. La priorità resta quella di “aiutare i giovani attraverso uno sforzo comune che possa portare ad un’uscita dal loro stato di isolamento individuale e sociale».

Durante la messa il Papa ha condannato i “comportamenti materialistici”. Aggiungendo in seguito: «La Chiesa continui ad essere attenta e solidale verso chi si trova nel bisogno, ma sappia anche educare al superamento di logiche puramente materialistiche, che spesso segnano il nostro tempo e consumano il senso della solidarietà e della carità».

L’incontro è servito a dare una risposta alla sfiducia che spesso colpisce in modo esagerato i più deboli. Necessaria «la difesa della famiglia ha ribadito Papa Ratzinger che deve costituire sempre un punto importante per mantenere un tessuto solido ed offrire speranze per il futuro». Noti i motivi delle tensioni sociali. Che Monti spiega così: «mancanza di lavoro, difficoltà nel fare impresa e rapide trasformazioni producono un’inevitabile senso di disorientamento».

Il ruolo dell’Unione Europea nella crisi. Monti ha criticato l’Ue. Definendolo “un modello di grande importanza». L’Italia ha il «compito di contribuire, come Paese fondatore, a rimediare ai passi indietro e fare passi avanti».

Gianluca Natoli