Berlusconi: «Torno in campo per riformare giustizia»
E la sentenza Mediaset lo condanna a 4 anni

Falso allarme. Sembra che l’ex premier ci abbia già ripensato. Aveva fatto marcia indietro, ora rimette la prima. E dopo la sentenza di ieri pomeriggio riguardante i diritti televisivi di Mediaset, ci riflette e sente di dover continuare. Anche se, in teoria, è stato condannato a 4 anni di carcere. Per amor della patria, ha telefonato al suo Tg5 per comunicarlo ufficialmente: «Mi sento obbligato a restare in campo per riformare il pianeta giustizia perché ad altri cittadini non capiti ciò che è capitato a me».

Così, il presidente della Camera, Gianfranco Fini commenta la dichiarazione del Cav: «La dichiarazione di oggi è diversa da quella di ieri. Aspettiamo di vedere quale sarà la dichiarazione di domani». Contenta invece la Santanché che a TgCom24 dichiara: «Sono contenta, la bandiera del garantismo la può tenere alta solo lui; spero che faccia le primarie o che scenda in campo con una sua lista: noi candidati facciamo un passo indietro, saremmo tutti usurpatori».

Intanto: «A Roma la Cassazione mi ha assolto con formula piena sulla stessa materia. Come mai non si è tenuto conto di questo? Forse il giudice D’Avossa è molto prevenuto contro di me. O forse in tutto questo si devono trovare delle spiegazioni di natura politica», ha detto il Cavaliere. Ma dalla sentenza di venerdì 26 ottobre, sembra essere proprio il beneficiario dei fondi neri creati con “un’imponente evasione fiscale” attraverso il “sistema” della compravendita dei diritti tv Mediaset da lui creato e gestito anche dopo il suo ingresso in politica.

L’ex capo del Governo, imputato di frode fiscale per 7,3 milioni di imposta evasa al netto degli anni coperti da prescrizione, è stato ritenuto colpevole. Così come si legge dall’Ansa: “La sentenza, arrivata al temine di un processo che tra una sospensione e l’altra si è trascinato per sei anni, è stata ‘firmata’ dai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano, Edoardo D’Avossa, presidente del collegio, Maria Teresa Guadagnino e Irene Lupo”.

Sara Stefanini

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