“Buon Natale e felice anno nuovo”, l’ultima esplosiva antologia firmata Antonio Veneziani

Antonio Veneziani ha abituato i suoi lettori nel corso degli anni a misurarsi con opere poetiche e provocatorie, esperienze letterarie che non vedono nei loro confini il limite creativo, bensì un nuovo punto di partenza. Non fa eccezione l’ultima raccolta a cura del poeta piacentino, Buon Natale e felice anno nuovo edito da Castelvecchi e in uscita in questi giorni in libreria. Kaleidoscopia ha rivolto alcune domande in esclusiva ad Antonio Veneziani nel corso di Più libri, più liberi dodicesima edizione della fiera della piccola e media editoria, che si è svolta al Palazzo dei Congressi dell’Eur, a Roma, dove il libro è stato una delle sorprese.

Si tratta di una antologia esplosiva e dissacrante, trenta racconti incentrati sul tema natalizio. Un Natale “diverso”, come ama definirlo lo stesso curatore del volume, che ha scelto un novero di scrittori affermati e di esordienti, in perfetto stile sincronico. Nell’antologia figurano Carmine Amoroso, Renzo Paris, Alessandro Golinelli, Giulio Laurenti, Alda Teodorani, Riccardo Reim, Tiziana Rinaldi Castro … ma non mancano gli esordienti, come la sedicenne Clea Benedetti, o personaggi provenienti da mondi diversi, il cantante Ivan Cattaneo, il regista Fabiomassimo Lozzi, la danzatrice Maria Borgese, il disegnatore Paolo Di Orazio; presenti da tempo nell’entourage del Veneziani, sempre attento a dar respiro a voci eterogenee, a ispirare emozioni contrastanti.

Antonio Veneziani, com’è nata l’idea di questa nuova antologia?
Il Natale non è più lo stesso, la mia è una critica laica. Detto questo, debbo dire che mi divertiva l’idea di proporre al pubblico la visione di un Natale “diverso”, dove non prevalga la sfavillio delle vetrine, bensì i problemi e le angosce delle persone.

Da laico, cosa pensa del Natale?
È diventata una festa “accoltella-parenti”, una data che avvelena l’animo di rancori; lo dimostrano i racconti di Carmine Amoroso e di Fabiomassimo Lozzi. Ricordo il Natale come la festa dei bambini, ora è la festa di nessuno. Io, personalmente, non ho mai troppo sopportato il Natale, e fino a pochi anni fa, preferivo partire per luoghi caldi, prediligendo i paesi arabi, lontano dalle false smancerie consumistiche del Natale.

Cosa mi dice riguardo l’antologia?
Come ho sempre fatto mi divertiva mescolare autori affermati e giovani leve, personaggi che amano scrivere con altri, che per un motivo o l’altro, possono affrontare l’avventura di un racconto con lo spirito che prediligo, quello dissacrante.

L’antologia è da sempre vista con occhio dubbioso. Come vede il futuro dell’antologia? Che spazio dovrebbe riservagli l’editoria?
Sono sempre stato un fautore dell’antologia, e la mia produzione lo dimostra chiaramente. In Italia l’antologia è poco amata, a differenza che all’estero, dove gode di un’attenzione maggiore. L’antologia è un mezzo per far conoscere autori nuovi, è uno spazio dove poter sperimentare in libertà commistioni di genere. Personalmente mi diverte amalgamare autori diversi, difficili, incompatibili. In questo vedo una creatività inesauribile, quindi credo che l’antologia sia un genere letterario dal futuro sempre aperto.

Cosa augura in generale, ai “suoi” scrittori?
Che tornino a raccontare, che non si perdano nella “melma mediatica”.  E ai giovani che tornino a riscoprire i Classici.

Antonio Veneziani come vede i prossimi Natali di Antonio Veneziani?
Premettendo che Io non sono più Io, che Antonio Veneziani non esiste più, che sono a tutti gli effetti l’ologramma di me stesso; prevedo Natali orrendi. L’unico rimedio sarebbe una fuga d’amore, lontano dalle false maschere natalizie.

Ignazio Gori

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