Caso Missoni: trovate borse aperte e vuote
Rinvenuti residui di un aereo, la ricerca continua

Missoni Home Milano: 2010 Milan International Furniture FairDel caso Missoni non si è più parlato e anzi, la vicenda è rimasta senza una conclusione. Ma a Los Roques in Venezuela e più precisamente sulla costa ovest dell’isola di Curaçao, sono stati trovati residui di fibra e di alluminio appartenenti ad un piccolo aereo impattato contro quello di Missoni. E’ categoricamente escluso che si trattino di piccole parti del bimotore su cui viaggiava Missoni. I pochi frammenti che verranno analizzati sono stati trovati dai guardacoste dell’isola delle Antille Olandesi di fronte al Venezuela dove già era stato trovato, pochi giorni dopo la scomparsa del bimotore, il borsone (vuoto) messo lì apposta, che conteneva l’equipaggiamento da kitesurf di proprietà di un italiano che l’aveva affidato al comandante del piccolo aereo da turismo.

L’isola Curaçao, così come la vicina Bonaire dove pochi giorni fa sono stati trovati invece i due borsoni vuoti e aperti di Vittorio Missoni e Maurizia Castiglioni, sono da sempre rotte privilegiate per le ricerche di velivoli abbandonati dai narcos. Il nuovo ritrovamento apre un nuovo scenario: l’aereo si è rotto in volo a causa di un impatto a bassissima quota, oppure è esploso all’impatto con un altro bimotore in rotta di collisione. Solo l’analisi dei resti che sta compiendo su ordine dei magistrati la polizia di Curaçao, potrà dire con certezza se appartengano al bimotore su cui viaggiavano gli italiani lo scorso gennaio e, soprattutto, che cosa è successo quell’ambigua mattina.

Due, per ora, le ipotesi su cui si lavora, sia che quei pezzetti di aereo appartengono al bimotore di Missoni sia che non c’entrino affatto: i resti di alluminio indicano l’esplosione in volo causa impatto. Le borse ritrovate a Bonaire sono elementi preziosi per dare una spiegazione alla scomparsa del bimotore da dieci posti partito da Gran Roque con quattro passeggeri a bordo e scomparso alla vista dei radar in una manciata di minuti. Pochi giorni dopo, i colleghi che ben conoscevano il pilota Marchan, l’avevano descritto come talmente esperto da far dire «io con lui volerei ad occhi chiusi». Inquietante il commento successivo: «Qualcosa di improvviso deve essere accaduto se non è riuscito neppure a lanciare l’allarme».

Anche nel 2011 i guardacoste trovarono i residui e non il relitto dell’aereo che esplose vicino alle coste di Bonaire durante un volo notturno per il trasporto illegale di droga dal Venezuela a Santo Domingo. Molti pacchetti di droga, e i corpi dei due piloti furono recuperati in mare: erano morti bruciati. E’ il settimo velivolo in 5 anni che fa questa fine, spesso nella fitta giugla venezuelana dove troppi segreti si nascondono e troppe connivenze sono imbastite con i poteri locali.

Diego Cimara

Lascia un commento