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Nevada: Google s’inventa l’auto a pilota automatico. Ed è più sicura di una macchina normale

La vettura è in fase di test e fino ad oggi sono stati percorsi 224mila km e c’è stato un solo incidente: un tamponamento causato, tra l’altro, da un uomo.

È un’insieme tra Prius Toyota, Audi TT e Lexus Rx450h. La Google-car è dotata di sofisticati sistemi radar, laser e gps connesso a Google street view. Sensori e intelligenza artificiale sono in grado di controllare la vettura e fare le scelte che compirebbe un essere umano per districarsi nel traffico. Google è la prima azienda proprietaria di un’auto senza guidatore. È in libera circolazione da mercoledì per le strade del Nevada.

Se supererà tutti i test, verrà messa in commercio in America fra otto anni. 7 sono le automobili di prova, 1600 i km percorsi in totale autonomia e 224.000 i km con a bordo un uomo che monitorasse il test. Ed è proprio durante questi ultimi kilometri che è accaduto l’unico incidente. L’autista avrebbe continuato a guidare la vettura dopo che si era regolarmente fermata ad un semaforo rosso. E considerando che il 90% degli incidenti vengono causati dall’errore umano, sembra quasi un paradosso poter pensare che un “robot” possa guidare meglio di un essere umano.

Oltretutto, non si avrebbero problemi di colpi di sonno, alcohol, droghe. Ma non solo. I responsabili del progetto hanno garantito che mettendo in circolazione queste Google-car, si risparmierebbe carburante, si dimezzerebbe il traffico e si ridurrebbe, quindi l’inquinamento. Certo, tutto ciò dovrebbe anche far riflettere sull’impatto sociale che avrebbe l’auto-robot.

Sara Stefanini

Stanchi di fare la spesa? In Corea è nato il negozio virtuale

Fai la foto al prodotto col cellulare, metti nel carrello virtuale e ti portano la spesa a casa

In realtà, è in piedi già da un anno ma in Italia si sta diffondendo ora la notizia. Tempismo perfetto, direi. In Sud Corea, la Homeplus, nata nel 1999, ha partorito questa idea bizzarra: pannelli retroilluminati che riproducono ordinari scaffali dei supermarket, abbinati ai codici QR (Quick Response). Questi ultimi, se fotografati con uno smartphone (è scontato che in Sud Corea tutti lo debbano avere) permettono di acquistare i prodotti direttamente online evitando le file in cassa. I prodotti fotografati vengono inseriti nel “carrello virtuale” che arriva direttamente a casa del consumatore all’orario da lui stabilito. Comodo, no?

La Homeplus è sorta dall’unione tra l’azienda sudcoreana Samsung e la Tesco, famosa catena britannica di supermercati. Gli scaffali all’avanguardia sono stati collocati nella metropolitana di Seoul, ma in progetto ci sono altri ben 20 nuovi virtual stores pensati prettamente per le principali fermate di autobus della capitale sudcoreana. Secondo la legge economica dove a una domanda corrisponde un’offerta, ecco i pannelli virtuali. La Corea è tra i paesi al mondo dove si lavora di più. Di conseguenza, i coreani non hanno tempo materiale per fare la spesa. Senza dubbio, un’innovazione unica nel suo genere, ma perché sforzarsi a costruire degli scaffali virtuali quando esistono già dei siti dove acquistare online? E cosa dire dell’impossibilità di valutare la freschezza del prodotto? Qualcuno potrebbe replicare che il consumatore debba comprare sulla fiducia. D’altronde ci sono la Samsung e la Tesco che garantiscono. Ma che ne sarà dei lavoratori se verranno, a poco a poco, sostituiti da codici QR?

Sara Stefanini

 

You, the Mobile Journalist. L’esclusivo contest della Tim sul giornalismo partecipativo

NON HAI VOGLIA DI LEGGERE? LO LEGGO IO AL POSTO TUO! CLICCA QUI: You, the Mobile Journalist. L’esclusivo contest della Tim sul giornalismo partecipativo

 

Il giornalismo partecipativo in Italia diventa “mobile journalism”. E questo è possibile, in esclusiva, grazie ad un concorso della Tim, sponsor ufficiale del Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia (25-29 aprile 2012).

Dal 5 marzo al 16 aprile, il contest è aperto a chiunque trovi una notizia nel luogo dove vive. Un fatto, un istante di vita, qualsiasi avvenimento può diventare notizia. E a farlo diventare tale, non è il classico giornalista in giacca e cravatta, ma un “comune” cittadino, purché sia munito di smartphone o tablet con connessione internet.

L’obiettivo della Tim è quello di far diventare protagonista del giornalismo contemporaneo, un cittadino senza essere iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Non c’è un tema specifico per la notizia che parteciperà al concorso. Il fatto dovrà essere raccontato attraverso una fotografia o un video di massimo due minuti realizzato originalmente dall’autore. In palio ci sono ben 9.500€ ed i contenuti saranno votati da una giuria popolare: tutti gli utenti della rete potranno dare la propria preferenza ai contenuti che maggiormente rappresentano l’essenza del giornalismo partecipativo, registrandosi al contest e votando i singoli contributi. Si arriverà ad una lista di 20 foto e 20 video, dalla quale emergeranno 6 vincitori, tre per categoria, valutati da una giuria di esperti e premiati al Festival di Perugia..

Un’iniziativa niente male e un’idea di marketing veramente straordinaria, per promuovere il brand Tim, ultimamente rimasto all’ultimo vagone del treno virtuale della telefonia, e per divulgare la nuova forma di giornalismo che in Italia stenta a decollare.

Sara Stefanini