Che fine hanno fatto i nostri marò?
Il processo ritarda, verso un Natale in prigionia

Il tempo è scaduto. L’India trovi una soluzione positiva al caso dei due marò in prigione da 10 mesi perché il protrarsi della vicenda non potrà non avere ripercussioni sulle relazioni bilaterali. E’ assolutamente urgente una soluzione positiva e improcrastinabile del caso dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone: i due marò, da mesi prigionieri in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani a largo delle coste del Kerala mentre erano in servizio anti-pirateria sulla nave commerciale italiana Enrica Lexie, sono infatti ancora in attesa della cruciale decisione della Corte Suprema sulla giurisdizione del caso. Il dibattimento della Corte, a cui aveva fatto ricorso l’Italia, si è chiuso il 4 settembre e per le prossime settimane si attende la sentenza.

Mentre anche il tribunale di Kollam, nell’attesa della Corte di New Delhi, ha rinviato il processo di merito. I due militari restano in libertà vigilata a Kochi. Marò, il processo ritarda: verso un Natale in prigionia. Ancora rinvii. Sul web colletta per i regali ai figli dei due militari. Dopo 263 giorni l’odissea dei due marò trattenuti in India continua con uno stillicidio di rinvii giudiziari, mentre la Corte suprema, che dovrebbe decidere la loro sorte, se ne va bellamente in ferie. A tal punto che su Facebook è partita una colletta per i regali di Natale ai figli di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. L’iniziativa è stata battezzata «operazione miccia accesa», con un conto corrente indicato sulla pagina Fb del gruppo «Le famiglie dei marò«. «Siamo oltre 13mila. Basta un euro a testa per dei grandi regali di Natale ai figli dei nostri leoni trattenuti in India. E’ uno scandalo tutto italiano, la sintesi della nostra ipocrisia e pavidità:in qualsiasi Paese al mondo, dopo qualche mese, il governo avrebbe ritirato la rappresentanza diplomatica. Da noi,visto che la speranza è l’ultima a morire, muore, intanto l’orgoglio e la tutela civica sui cittadini che dovrebbero sentirsi difesi dalla mamma Stato.

Il tribunale di Kollam, nell’ inflessibile stato indiano del Kerala dove l’odissea è iniziata, ha deciso l’ulteriore rinvio del processo a carico dei marò accusati ingiustificatamente (la perizia sui proiettili dimostra che sono stati sparati dal basso, cioè dall’imbarcazione greca che è sparita come il vascello dell’olonese volante) di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati. L’aggiornamento del processo è stato fissato per dicembre o chissà. Gli indiani che si piccano di essere di cultura britannica,di essere disciplinati, intelligenti, con un rigore civiso ineguagliabile, dimostrano ancora una volta di essere un paese del terzo mondo. Solitamente i rinvii erano di due settimane o più, in vista dell’agognata sentenza della Corte suprema, che si fa attendere da mesi.

I giudici di New Delhi devono decidere se dare ragione o torto all’Italia che sostiene l’immunità dei marò, in servizio antipirateria ed il difetto di giurisdizione. Se proprio devo¬no venir processati il procedimento va fatto in Italia. Le festività indiane hanno fatto chiudere per ferie la Corte suprema dal 12 al 18 novembre. Già era accaduto a marzo e poi ad agosto. Pare che la giustizia in India goda di ferie illimitate! Se ne riparla per i primi di dicembre, ma la massima assise indiana non ha neppure lontanamente fissato un’ udienza per decidere la sorte dei marò. Se qualcosa andasse storto vorrebbe dire che la linea morbida e in punta di diritto adottata negli ultimi 8 mesi dal governo è stata un fallimento.

Diego Cimara

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