Cipro arranca, l’Ue si preoccupa e la Russia fa le avances In attesa di una soluzione, la Chiesa ortodossa offre il suo patrimonio
Chiuse le banche cipriote fino a martedì

cipro-nicosiaDopo la bocciatura da parte del parlamento cipriota della ricetta europea di trasformare i fondi pensione in bond governativi e di prelievo forzoso dai depositi bancari dei cittadini, l’Unione Europea aspetta la proposta di Cipro. L’Eurogruppo ha dato l’ok al piano aiuti di 10 miliardi ma Jeroen Dijesselbloem, teme che dall’isola parta un “rischio sistemico” che potrebbe influenzare il resto dei paesi membri dell’Eurozona.

cipro_bancaLa Bce lancia, quindi, un ultimatum assicurando la liquidità necessaria alle banche chiuse venerdì scorso, che non riapriranno prima di martedì mattina. Teme ripercussioni sull’Eurozona anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, che mantiene la linea dura credendo che trovare un accordo sia pressoché difficile. Il tempo stringe ed i parlamentari di Cipro avanzano l’ipotesi di creare un “fondo di solidarietà” come base per un prestito d’emergenza che ha come garanzia i beni nazionali dello Stato.

La ricca Chiesa ortodossa cipriota ha messo persino a disposizione del governo il suo patrimonio, con il fine di salvare le banche e il paese dal collasso. L’arcivescovo Crisostomo II ha dato massima disponibilità a offrire palazzi, quote di società, terreni, azioni e persino una birreria. E c’è chi poi parla di un possibile ritorno alla vecchia lira nel caso in cui il negoziato con l’Europa non dovesse andare a buon fine. Insomma, la situazione è complessa e ancora in pieno svolgimento. Ma nel quadro d’azione, entra in scena anche Mosca che potrebbe ridurre la quota in euro delle sue riserve che comprendono il 42% del totale. Questo solo nel caso in cui la crisi finanziaria di Nicosia arrivi ad intaccare gli interessi russi. L’eventuale scelta destabilizzerebbe totalmente l’euro, vista la importante quantità di denaro che si andrebbe a sottrarre. E’ la proposta che ha fatto il premier russo Dimitri Medvedev che ha partecipato ieri all’incontro sulla cooperazione con una delegazione della commissione Ue, guidata dal presidente Josè Manuel Barroso.

Nikos-anastasiadesMa il rispettivo primo ministro di Cipro, Nicos Anastasiades, cerca affannosamente varie soluzioni per portare il suo paese in salvo. E tra queste c’è anche l’ipotesi di un accordo globale con Mosca. Solo che il prezzo da pagare al Cremlino sarebbe molto alto. La Russia non si accontenterebbe, infatti, di sfruttare unicamente le riserve di gas naturale al largo dell’isola ma vorrebbe aprire anche un base navale. La prima scelta metterebbe a rischio i rapporti con la Turchia dato che la parte nord di Cipro è sotto il suo controllo. La seconda opzione, però, troverebbe il disappunto non solo della Nato ma soprattutto della Gran Bretagna che sull’isola ha ben quattro basi militari e un centro di ascolto per la rete Echelon verso il Medio Oriente.

Solo 10 miliardi. Questa la cifra che Nicosia ha chiesto all’Eurogruppo per sostenere il sistema finanziario e bancario di Cipro che è stato messo a dura prova dalla situazione precaria di Atene. Le banche cipriote, infatti, erano molto esposte e molto legate alla penisola ellenica e sono state fortemente colpite dal rischio default greco. E pensare che la Grecia ha ottenuto, in varie tranche, 300 miliardi di euro. Un sostegno trenta volte maggiore rispetto a Cipro. E non solo ancora non si è salvata, ma neanche è emersa la stessa questione mondiale che sta vivendo ora Nicosia. Tanto per fare un paragone tra paesi vicini, il pil della Grecia è intorno ai 250 miliardi mentre quello di Cipro è di 17,5 miliardi di euro. Ma ci sono da considerare anche gli 11 milioni di abitanti in Grecia contro il milione nell’isola. La situazione quindi, è di gran lunga più ‘leggera’ rispetto al debito greco. Cipro ha solo un sostanziale problema. Degli 86,5 miliardi investiti nelle banche cipriote, 68 mld sono dei russi. Soldi non europei, quindi. Ed è forse questo il motivo di sostanziale preoccupazione dell’Eurogruppo. Certo, mettere pressione non è la strada giusta. Così si peggiora solamente la situazione, allarmando i paesi in bilico e destabilizzando gli equilibri europei che sono appesi a un filo: quello del rigore e del pareggio di bilancio.

Sara Stefanini

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