D’Alessandro su Kubrik: “Il mondo è imperfetto, lui ha provato a perfezionarlo”

d'alessandro e kubrikEmilio D’Alessandro lascia Cassino per trasferirsi in nel 1960. Sfugge al servizio militare e per evitare il rimpatrio svolge molti mestieri. Le sue vere passioni sono le automobili e riesce a coronare il suo sogno diventando pilota di Formula Ford.

Poi ancora tassista privato, per conto della “Hawk Films”, la società di produzione tra gli altri del capolavoro di Stanley Kubrik “Arancia meccanica”. Al fianco dello stesso Kubrick, il quale nutriva per lui una fiducia e una tenerezza incomparabili, D’Alessandro rimane per trent’anni, come autista, factotum e assistente personale. Dopo la morte del maestro, D’Alessandro ritorna a Cassino, dove tuttora vive. E’ da poco uscita la sua biografia “Stanley Kubrik e me”, Trent’anni accanto a lui, rivelazioni e cronache inedite dell’assistente personale di un genio, scritta a quattro mani con Filippo Ulivieri ed edita da Il Saggiatore.

1-LEI HA CONOSCIUTO STANLEY KUBRICK DURANTE LA LAVORAZIONE DI ARANCIA MECCANICA. QUAL E’ STATA LA PRIMA IMPRESSIONE CHE HA AVUTO DI LUI?

Di lui ebbi subito un’impressione tenera, e glielo dico con parole semplici, come se lei fosse un mio compaesano e stessimo chiacchierando al bar, Stanley mi sembrò avere il garbo e la gentilezza di un giardiniere inglese, di quelli di altri tempi. Una persona molto affidabile, con cui avrei potuto lavorare tranquillo.

2-E’ RISAPUTA LA METICOLOSITA’, SOPRATTUTTO PER I DETTAGLI, CHE KUBRICK IMPIEGAVA NELLA LAVORAZIONE DEI SUOI FILM. MA DAL PUNTO DI VISTA UMANO, HA POTUTO INTUIRE UN SUO PUNTO DEBOLE?

Non ho mai pensato a quale potesse essere il suo punto debole da un punto di vista caratteriale. Ma posso dire che viveva con ansia e forse anche con ossessione l’ipotesi di offendere qualcuno con i suoi film. Stanley studiava meticolosamente per anni, solo per rendere i suoi film “neutri”, veramente “universali”, da poter essere visti e compresi da persone di ogni razza, religione e fazione politica. Lo ripeto sempre: il mondo non è perfetto, Stanley ha provato a perfezionarlo. Qualcuno lo ha paragonato a Gesù Cristo.

3- E’ VERITA’ O LEGGENDA CHE SUL SET DI “SHINING” LA SCENA DI JACK NICHOLSON CHE ABBATTE LA PORTA SIA STATA PER VOLONTA’ DI KUBRICK RIPETUTA PIU’ DI CINQUANTA VOLTE?

Non è assolutamente vero. Quella scena è stata ripetuta un paio di volte al massimo. Ma d’altronde sono molte le leggende intorno all’opera e soprattutto alla vita privata di Stanley. Ricordo che circolava la voce che Stanley indossasse il casco mentre viaggiava in macchina; beh, io sono stato suo autista per anni, e non gliel’ho mai visto. (ride)

4-QUALE, TRA TUTTI GLI ATTORI CHE HA CONOSCIUTO IN QUESTI ANNI, SI E’ MOSTRATO PIU’ SIMPATICO E CHI INVECE PIU’ SCOSTANTE?

Questa per me è una domanda difficile. Ogni film di Stanley era una cosa dannatamente seria, un evento, una vera e propria operazione scientifica, paragonabile a un progetto della Nasa, quindi tutti gli attori erano scelti scrutando fin nei minimi dettagli e tutti si sono dimostrati grandi, davvero straordinari. Debbo dire che Tom Cruise fra tutti, mi è sembrato una personcina tranquilla, mansueta, fragile. Mentre di Jack Nicholson ho un ricordo più rigido. Non era colpa di Stanley, ma Nicholson, con quel fisico massiccio, ha un caratteraccio, scorbutico, egocentrico … ma un grande interprete.

5-COME CONSIDERA IL CAMEO CHE KUBRICK LE HA LASCIATO INTERPRETARE NEL SUO ULTIMO FILM “EYES WIDE SHUT”? UN REGALO, UNA RICOMPENSA, UNA DIMOSTRAZIONE DI AFFETTO …?

A dir la verità ci ho pensato dopo la sua morte. Mi è sembrato quasi che me lo suggerisse lui il significato di quella piccola parte, con un linguaggio spirituale, come se ora, a distanza di anni, mi tranquillizzasse con le sue parole dolci, da Gesù Cristo. Ricordo che me lo chiese “per favore”, io era completamente a suo servizio, non sapevo cosa rispondere. Accettai e lui non finì mai di ringraziarmi. Mi chiedevo cosa avesse da ringraziarmi tanto, in fondo si trattava di pochi secondi. Ma anche un secondo può durare una vita.

6-LA SUA AVVENTURA CON UNO DEI PIU’ GRANDI REGISTI DEL ‘900 SI PUO’ CONSIDERARE UNICA E STRAORDINARIA. MA QUAL E’ STATO IL MOMENTO IN CUI HA SENTITO PIU’ VICINO IL KUBRICK-AMICO?

Durante la lavorazione di Shining ricevetti l’incarico di badare ai suoi genitori anziani, lui era troppo occupato con le riprese. Per me quella è stata una grandissima dichiarazione di fiducia, perché non si lasciano i propri genitori in balia di una persona di cui non si ha cieca fiducia. Ricordo che tornò a riprenderli e mi ringraziò con un sorriso. Un sorriso che non dimenticherò mai. Il sorriso più bello del mondo. Il sorriso di Stanley.

Ignazio Gori

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