Dalla crisi del mondo musicale, emerge un cantautore pontino con il suo ‘Andrea Del Monte Ep’

andrea_del_monte-2Si dice troppo spesso che i cantautori italiani non esistono più. Certo, se ne sono appena andati Lucio Dalla e Enzo Jannacci, ma c’è ancora De Gregori e il povero e stanco Claudio Lolli. Ma questo purtroppo non basta a screditare le considerazioni, del tutto pessimistiche, di chi ritiene finita, morta e sepolta, l’epoca del connubio fra poesia e musica, satira e invettiva; mi riferisco a De Andrè, a Guccini, o al grande Piero Ciampi. Per questo e altri motivi, legati alla terribile commercialità della musica così detta “orecchiabile”, l’uscita di un ep di un giovane cantautore pontino, Andrea Del Monte, dal titolo semplice ed efficace, a mo’ di presentazione al vasto pubblico, “Andrea Del Monte Ep” su etichetta tedesca Sound System Records, debba essere accolta con entusiasmo.

Si tratta del primo lavoro completo di Del Monte, dopo l’exploit del singolo “I numeri primi” che lo aveva confermato ai vertici della classifica di scarichi telematici. Io ho conosciuto Andrea Del Monte qualche anno fa e in quell’occasione rimasi profondamente colpito dall’ottima esecuzione di un frenetico brano dylaniano: “Cat’s in the well”, tanto che al termine del brano si è visto fare i complimenti da un navigato rocker come Joe D’Urso, springsteeniano doc. Ho iniziato questo articolo introducendo vari cantautori italiani, ma Del Monte è decisamente assimilabile alla tradizione musicale americana, un retaggio dovuto probabilmente all’assiduo ascolto dello stesso Bob Dylan, Johnny Cash, Springsteen, e i bluesman. Infatti nei cinque pezzi che compongono l’ ep, si notano chiaramente effusioni country, folk, hillybilly, in una cornice soft pop che addolcisce l’ascolto ai poco avvezzi a certe influenze americanoidi. Si nota comunque che il sound di Del Monte è un sound in divenire, ma i testi hanno il pregio di non essere affatto pretenziosi e non disturbano la fruibilità degli stessi; brani che sembrano invocare una urgenza del dire e del disdire, tipica di alcuni giovani arrembanti, dallo slang pacatamente pepato.

Già nel singolo “I numeri primi”, collocatosi al 16° posto della Music-Chart, si notava un buon mescolamento di ispirazione e ironia e ora gli inediti “Mondo imputtanito” e “Come Chagall” non sono certo da meno. Ma una riflessione ulteriore va fatto a livello tecnico-musicale, perchè Del Monte ha avuto l’onore della collaborazione di John Jackson, chitarrista di Nashville con oltre 600 concerti nella “cowboy band” di Bob Dylan. L’apporto di Jackson si sente magistralmente nel banjo di “Come Chagall”, impreziosendolo a vera e propria “chicca”. Ma Del Monte ha saputo anche bilanciare l’impatto del grande strumentista americano con un tocco nostrano di primissimo ordine, inserendo nei credits dell’album il nome di Ambrogio Sparagna, il re della musica folkloristica italiana, faccia da brigante gentiluomo e mani fatate, che con il suo organetto riporta alle origini laziali di Del Monte, un tocco di nostalgia necessaria e dovuta, che ho apprezzato molto. “Andrea Del Monte Ep” è in definitiva un delicato concept-album, che non può attirare solo la curiosità dei grandi appassionati di musica d’autore, ma anche di giovani e giovanissimi, che sentono il bisogno di sentire e condividere una veduta sociale più approfondita, e che non sia – per usare la stessa metafora di Del Monte – “imputtanita”. Io dal mio canto continuerò ad ascoltare in macchina i brani di Andrea Del Monte, immaginando che la SS Pontina possa per lui diventare come la Highway 61 per Dylan.

Ignazio Gori

(Tutti i brani sono disponibili su iTunes, Spotify, Amazon e si possono ascoltare sui più importanti motori di ricerca in rete. Per ulteriori notizie è disponibile la pagina Facebook: www.facebook.com/andreadelmontemusic)

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