Dalla Ya Ba alla speed, alla love drug
Le droghe non conoscono crisi e gli esperti parlano

Nuovi tipi di droghe stanno invadendo la società. O forse sono sempre le stesse, solo che cambiano di nome. Ormai gli spacciatori si sbizzarriscono. Non la chiamano più cocaina, marijuana, ecstasy, quelle ormai sono droghe “classiche”. Sono diventate “out”. S’inventano i nomi più particolari, peggio degli anticicloni estivi. Dalla Ya Ba alla speed adesso ci mancava la “love drug”, la droga dell’amore. Intervista esclusiva di Kaleidoscopia al tossicologo di Tor Vergata Carmelo Furnari e al tossicologo del Mario Negri, Luigi Cervo

La “love drug” altro non è che ecstasy ed è diffusissima tra i giovanissimi in discoteca, alla ricerca di effetti allucinogeni per “divertirsi”. Ma in particolare, parliamo della “Ya Ba”, soprannominata “la droga della pazzia”. Ya-Ba è il nome tailandese di piccole compresse di colore rosa che contengono quantità variabili di metamfetamina (20-30% del peso della compressa) e caffeina (60-70% del peso della compressa) più piccole quantità di eccipienti vari.

In realtà, come spiega il professore di Tossicologia Forense, Carmelo Furnari: “Il principio attivo della ‘Ya Ba’ è la metamfetamina, non c’è nulla di nuovo. In Giappone la chiamano ‘Sha Bu’, in America ‘Met’ o ‘Ice’ per la forma a cristallo della compressa. ‘Ya Ba’ è un nuovo nome, più esotico per indurre i giovani a prenderla, ma si tratta sempre di metamfetamina”. E, continua il professore che da 33 anni si occupa di droghe, “quel principio attivo è stato creato dall’industria farmaceutica alla fine dell’Ottocento. Negli anni ’60, si prendevano per concentrarsi quando si era sotto sforzo, poi sono state ritirate dal commercio e ora circolano in maniera clandestina”. Luigi Cervo, tossicologo dell’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri, aggiunge: “Le Metamfetamine (o Metilamfetamine) ebbero grande popolarità negli anni ’70 durante i quali sostituirono quasi completamente le amfetamine. L’alta incidenza di comportamenti aggressivi e violenti a seguito del suo utilizzo ne ha successivamente ridotto il consumo. A partire dagli anni ’90, il loro consumo è prepotentemente ripreso fino a rendere le metamfetamine una delle sostanze d’abuso più utilizzate sia in Europa (Finlandia e Republica Ceca) che in Asia (soprattutto Giappone e Tailandia)”.

E poi, spiega gli effetti del principio attivo della “Ya Ba”: “Incrementa l’attività motoria, abbassa l’appetito e produce una sensazione generale di benessere. Possono durare dalle 6 alle 8 ore e tra gli effetti la metamfetamina si considera l’aumento della temperatura corporea, della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Può indurre, poi, ad arresto cardiaco e insufficienza respiratoria. Dopo la ‘sensazione euforica’ iniziale, in molti individui vi è un forte stato d’agitazione che può portarli ad agire violentemente. L’abuso cronico può indurre comportamento psicotico, caratterizzato da paranoia intensa, allucinazioni visive ed uditive, accompagnate da rabbia incontrollabile che può scatenare comportamenti eccessivamente violenti”.

In Italia è praticamente impossibile fare una stima del consumo di stupefacenti e soprattutto di metamfetamina. “Dal 2005 l’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ – spiega il tossicologo Cervo – mediante l’analisi delle acque reflue urbane sta stimando i consumi di sostanze stupefacenti in varie città italiane. I risultati ottenuti chiaramente dimostrano che dal 2005 al 2010 i consumi di metamfetamina sono aumentati in maniera esponenziale, ma si sono poi ridotti sensibilmente negli ultimi due anni. Studi più approfonditi sono in corso per valutare la presenza nelle acque reflue di ‘nuove’  sostanze fino ad ora non monitorate e/o rilevate”.

Sara Stefanini

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