Dall’assistenza sociale al volontariato: ecco il terzo settore, questo sconosciuto

terzo_settore_cooperativeNelle ultime settimane l’attenzione dei media nazionali è tornata, dopo anni di colpevole silenzio, a focalizzarsi su quello che in gergo viene chiamato “Terzo settore”. Il motivo? Una dichiarazione del presidente del Consiglio Matteo Renzi che annunciava la volontà del Governo di mettere mano alle leggi che lo regolano nell’ottica di potenziarne e facilitarne l’operatività.

Ma cos’è esattamente il Terzo Settore? Se lo chiede la nota casalinga di Voghera ma c’è da scommettere che anche tra molti addetti ai lavori non si ha una idea ben chiara di cosa esso sia.

Per capirlo bisogna innanzitutto ricordare quelli che sono i primi due settori che per decenni sono stati i due insiemi principali all’interno dei quali venivano aggregati i vari servizi: sono il settore pubblico ed settore privato.

Per diverso tempo da soli riuscivano ad inglobare tutte le varie realtà operanti nel nostro Paese nell’ambito dei servizi e della produzione. Tuttavia queste definizioni da un po’ di tempo a questa parte si sono rivelate non più adatte a comprendere al loro interno tutta una serie di iniziative che è sbagliato includere sia nell’area del privato sia in quella del pubblico. Ecco quindi la necessità di definire un termine che poi rappresenta una realtà tutta virtuale che è quella del Terzo Settore.

Ma quali sono i servizi che normalmente vengono fatti afferire a quest’area? Sono quelli che vanno dall’assistenza sociale e sanitaria agli indigenti, alla beneficenza tout court, dalla formazione all’istruzione, dalla ricerca scientifica alla tutela dei diritti civili, dalla promozione dell’arte e della cultura alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, fino anche allo sport dilettantistico.

Come si vede all’interno del grande calderone oggi rappresentato dal Terzo Settore esiste un ecosistema variegato di iniziative che non è possibile comprendere ne nell’attività delle pubbliche amministrazioni ne tantomeno nell’ambito del privato.

In particolare il Terzo settore si differenzia dall’ambito privato perché non mette il profitto al primo posto, anzi; nella stragrande maggioranza dei casi, le associazioni di volontariato e le onlus che ricadono in questa caratterizzazione, sopravvivono economicamente solo grazie alle donazioni o alle vendite benefiche come quelle delle bomboniere solidali per lieti eventi come una nascita o un matrimonio, o piuttosto di fiori e piante.

Più complicata la relazione con il settore pubblico; sociologicamente si fa infatti nascere il Terzo Settore come una risposta a quella necessità di servizi rimasti scoperti da quel vuoto lasciato dalle pubbliche amministrazioni alle prese con sempre maggiori tagli alla spesa.

In pratica, laddove lo Stato non era più in grado di garantire la sussistenza di attività legate allo sport, alla beneficenza, all’assistenza ai più deboli ed alla difesa/promozione dell’arte e dell’ambiente, ci hanno dovuto pensare le realtà del Terzo Settore che in quest’ottica si sono sostituite alle istituzioni locali e centrali, ovviamente con molti meno mezzi ma supportate da un esercito di volontari (in Italia se ne contano quasi 5 milioni).

Giulia Cantelmi

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