Dall’Idv a Grillo, da Berlusconi a Casini:
questo è il quadro politico italiano

L’EDITORIALE DI DIEGO CIMARA. L’Idv è sempre più nella bufera. E sulla graticola, specie dopo la trasmissione Report di domenica scorsa, è finito Antonio Di Pietro. A sparare a zero, oggi, è ancora una volta il capogruppo dell’Idv alla Camera, Massimo Donadi. “L’Idv negli anni in cui è esistita non ha fatto antipolitica – dice ai microfoni di TgCom24 – Il Di Pietro di oggi decide di tradire la sua storia, con un declino simile a quello di Berlusconi, cambiando idea dalla sera alla mattina, senza rendersi conto che quanto potevano dare alla politica lo hanno già dato”.

Donadi ribadisce che “non ci sono precedenti nella storia repubblicana di un leader di partito che fa il necrologio del suo partito sulle colonne di un giornale, dicendo in più che sosterrà Grillo. Questa è un’operazione articolata da due politici navigati. Di Pietro ha scritto il necrologio troppo presto. Negli ultimi sei mesi, Di Pietro ha sbagliato tutto: ha attaccato Napolitano, ha rotto deliberatamente l’alleanza col centrosinistra portando in Sicilia a un’innaturale alleanza a sinistra. La scelta di Di Pietro di abbandonare il centrosinistra per cedere alle sirene dell’antipolitica di Grillo è un leader che non è più utile al suo Paese”.

E allora se “Alfano sta dimostrando che esiste un Pdl senza Berlusconi, così come la Lega senza Bossi, se l’Idv avrà la forza – prosegue Donadi – potrà continuare a esistere senza Di Pietro ed evitare di scendere in piazza a gridare con Grillo”.  “I nomi del futuro? Io sono un parafulmine, quindi no. Escluderei tutti quelli che parlano di morte dell’Idv”.

Mentre il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris vede nell’Idv “un contrasto forte e difficilmente sanabile. Donadi è sempre stato un collaboratore strettissimo di Di Pietro, ora vedo una frattura fra due modi di pensare difficilmente componibile e anche difficilmente spiegabile, perché le parole che stanno venendo fuori sono molto forti”: Una bufera ancor più accesa dopo l’uscita di Beppe Grillo che ha ironicamente ipotizzato un futuro al Quirinale per Di Pietro. Sulla possibilità che ci sia un ticket Grillo-Di Pietro interviene il segretario del Pd, Pierluigi Bersani.
“Non lo so se sia vero che Di Pietro ha preso questa direzione, ognuno va dove lo porta il cuore: io penso che quella direzione non sia utile, né come modello democratico né come direzione di marcia per un Paese che è in crisi”. Intanto il leader storico dei Radicali Marco Pannella dà un consiglio al leader del M5S Beppe Grillo: “Stai attento, perché senza dialogo si va a sbattere e si rischia di crepare politicamente”.

GRILLO – per affossare Di Pietro definitivamente lo candida alla presidenza della Repubblica. Un fuoco amico mica male, per il leader dell’Idv che si trova nell’occhio del ciclone dopo una devastante puntata di “Report” sull’uso dei fondi di partito e che deve fronteggiare una rivolta di mezzo partito. E Di Pietro, caduto nell’imboscata con tutte le scarpe, risponde dal suo blog: “Caro Beppe, facciamo paura perché siamo nel giusto”. “Hai visto che casino sta  venendo fuori a seguito della mia intervista di questa mattina su Il Fatto Quotidiano? E, soprattutto, del tuo successivo post in cui hai affermato che mi vedresti bene a fare il Presidente della Repubblica? Il tuo paradosso – spiega Di Pietro – ha certamente colto nel segno, se è vero, come è vero, che si è scatenato il mondo intero contro di noi. Tutto l’establishment istituzionale ce l’ha con te per la tua proposta che reputano oscena. E, buona parte dei dirigenti ‘nominati’ del mio partito, questi sì graziati da Sant’Antonio, se la sta facendo sotto temendo che una rinnovata accoppiata fra me e te metterebbe fuori automaticamente i riciclati, che pure si sono infilati nell’Italia dei Valori. Stiano tranquilli e sereni coloro che in Italia dei Valori ci sono venuti e ci stanno per amore e per passione di questo partito e di tutto il lavoro che abbiamo fatto insieme in questi anni (Travaglio in un esemplare editoriale di ieri ne ha fatto una sintesi meditata). Io non abbandonerò mai la nave IdV e rimarrò al suo comando fino alla fine, ovvero fino a quando non troveremo insieme una persona che lo farà con altrettanto amore e passione”.

Ma nonostante le rassicurazioni di Di Pietro, nell’Idv c’è grande fibrillazione. Cresce la frattura tra chi continua a nutrire fiducia incondizionata nell’ex magistrato e chi invece non ci sta a morire grillino e annuncia scissioni. Il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi, capofila dei dissidenti, uno che non ha mai digerito gli attacchi a Napolitano e che insiste per l’alleanza con il centrosinistra, ha preso il coraggio a quattro mani e ha annunciato che entro 10 giorni ci sarà un’assemblea autoconvocata di dirigenti e militanti. E lì si vedrà: “Chi rappresenterà la minoranza se ne andrà. Se sono in minoranza io, me ne vado io. Se è in minoranza Di Pietro, se ne va Di Pietro. Non si può stare allo stesso tempo con Grillo e al governo del paese”.

CASINI – Si dice “preoccupato” per “il tipo di politica che intende fare Bersani. Che vuole fare sulla produttività e sulle pensioni? Andiamo avanti o torniamo indietro? Non dimentichiamo che l’abolizione dello scalone pensionistico che ci ha fatto perdere 10 miliardi porta la firma di Prodi… Voglio sperare che lui ripensi a questi problemi in chiave europea e riformista”. Così il leader centrista si esprime nel libro di Bruno Vespa “Il Palazzo e la Piazza. Crisi, consenso e protesta da Mussolini a Beppe Grillo” in uscita da Mondadori Rai–Eri l’8 novembre. “Ho la sensazione che il terrore di Renzi – dice Casini – lo abbia spinto tra le braccia di Vendola. Se questa sensazione fosse giusta, la scelta sarebbe molto negativa. Monti ha dimostrato che questo paese non si può governare tornando alle vecchie coalizioni del passato. E difficilmente una sinistra nella versione più radicale può essere autosufficiente per governare il paese. Puoi avere una risicata maggioranza numerica, ma politicamente non ce la fai. Come non ce l’hanno fatta prima Prodi e poi Berlusconi. Eppure, lui mi aveva sempre spiegato che non riteneva possibile l’autosufficienza della sinistra…”. E puntualizza: “I risultati della Sicilia mi danno ragione. Il governo dell’assemblea siciliana e la vittoria di Rosario Crocetta nascono da un patto tra progressisti e moderati, tra aderenti al Partito popolare europeo e al Partito socialista europeo. Nella prossima legislatura nazionale, Berlusconi si annuncia come un ostacolo allo sviluppo del campo moderato del centrodestra e il Partito democratico pone confini dall’altra parte, alleandosi con Vendola. Se si ragiona in termini riformistici si vince, altrimenti…”.

IL CAVALIERE – “Berlusconi non solo ha il problema di perdere voti, ma anche quello che nessuno vuole allearsi con lui. Non noi, non gli esponenti della società civile che vogliono entrare in politica”, dice ancora Casini nel libro di Vespa. L’unica ipotesi che potrebbe attrarre il leader Udc è quella di una lista con Alfano e Montezemolo, distinta da una lista Berlusconi. Dice il segretario dell’Udc a Vespa in un colloquio di lunedì 29 ottobre: “Si rafforzerebbero in questo caso molte prospettive di collaborazione. Si stabilirebbero una discontinuità profonda con quello che è stato il governo  degli ultimi anni e una fase nuova che non potrebbe prescindere da un punto di riferimento che si chiama Monti. Il terreno comune d’intesa tra me e Alfano è duplice: più labile il riferimento internazionale del Partito popolare europeo, più stringente quello interno del governo Monti. Monti vuol dire tante cose: il populismo sostituito dal senso del dovere, la demagogia e le promesse sostituite da una politica che sa fare scelte impopolari, sa dire agli apparati pubblici che devono ridursi, impone sacrifici alla nomenclatura”.

Diego Cimara

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