D’amore e di libertà si danza. Latina scenario dello spettacolo del poeta flaneur Veneziani

danza-classica“Danziamo, danziamo, altrimenti siamo perduti”. Pina Bausch
Antonio Veneziani ha scavato così a fondo l’animo umano da non potersi più distinguere nelle sue opere dove finisca il corpo e inizi la poesia, e viceversa. Ne è un ulteriore esempio l’ultimo lavoro di teatro-danza, scritto dallo stesso Veneziani per la danzatrice Maria Borgese.
D’Amore e di Libertà ha avuto il suo esordio nella chiesa sconsacrata di S. Maria, a Bassiano in provincia di Latina, nel corso del festival culturale “Stradaria”, giunto alla seconda edizione.

La rappresentazione scenica è stata il compimento del progetto originale del poeta flaneur Veneziani. Lo spettacolo infatti è tratto dal libro di poesie D’Amore e di Libertà: ritratto frammentario della briganta Maria Elisabetta di Giuliano, edito da Diamond, onorificato del primo premio “Del Cortegiano” come miglior libro d’arte dell’anno 2012.

Il libro-spettacolo prevede dieci splendide poesie, che intessono la vicenda della “Bella Lisa”, maestra elementare, seguace e raminga d’amore del noto brigante Giovanni Rita Di Giuliano, che operava nell’Ottocento nel territorio dei Monti Lepini. Maria Elisabetta, interpretata dalla bravissima Maria Borgese danza per circa quaranta minuti, calandosi in atmosfere docili e selvagge, alternando ritmi appassionati, di forsennate tarantelle, a danza dolci e lievi come il rammarico di non poter seguire il suo amato brigante oltre la morte, che inevitabilmente li dividerà, citando una delle poesie, “sulla via delle neve”. Sulle musiche di Eugenio Vicedomini (con alcuni brani del gruppo folk I Mantici) e sullo sfondo della toccante scenografia di Serge Ubertì, Maria tesse la sua tela di impotenza amorosa, giocando con il pubblico, dipanando le sue ombre multiformi, gridando invano il nome dell’amato, fino a impazzire di dolore. Si perde in un pianto, si ritrova in un sorriso, si dispera strappando da terra un mazzo di fiori di campo.

Dopo Brown Sugar, imperniato su tragiche esperienze eroinomani, il duo Veneziani-Borgese ha saputo mantenere un livello artistico di straordinaria potenza emotiva e passionale. Uno spettacolo capace di emozionare, di commuovere, di coinvolgere il pubblico richiamando un passato sepolto, con la forza di una poesia profonda e vorticosa, in grado di calamitare una lontana, selvaggia libertà.

Ignazio Gori

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