Il peculato è di moda e i conti non tornano
Dopo Lazio: Campania, Emilia, Lombardia nel mirino

Non solo il Lazio. Adesso le regioni finiscono nel mirino degli inquirenti. E la politica è sempre più sotto un assedio a dir poco legittimo. Dalle cene fantasma dell’Emilia alle intercettazioni telefoniche in Campania, senza dimenticare le risposte politically un-correct della Lombardia. L’Italia è un puzzle frammentato di conti pubblici che non tornano e a rimetterci sono sempre i cittadini che pagano cara la mancata trasparenza

La Campania e 6 milioni rubati. Blitz della guardia di finanza al consiglio regionale della Campania, situato al centro direzionale di Napoli. Le fiamme gialle hanno acquisito atti riguardanti i fondi assegnati ai gruppi consiliari.
L’ipotesi di reato formulata dalla sezione reati contro la P.a. della Procura di Napoli è di peculato. L’indagine della procura di Napoli sul consiglio regionale della Campania, simile a quella che sta riguardando la Regione Lazio, è nata casualmente, da un’intercettazione telefonica riguardante un’altra inchiesta. L’indagine mira a fare chiarezza sulla regolarità della gestione dei soldi destinati ai vari gruppi del consiglio regionale e a verificare se sia fondato il sospetto che una parte del denaro sia stato dirottato su conti personali di qualche consigliere.
Sotto la lente degli inquirenti ci sarebbero, stando a quanto si è appreso, somme per circa 6 milioni di euro. Sono stati acquisiti atti di bilancio relativi alla ripartizione delle risorse tra i partiti e la relazione sulla rendicontazione della presidenza del Consiglio regionale.

Gli incontri fantasma dell’Emilia Romagna. Indagato per peculato l’ex consigliere Idv Paolo Nanni che si sarebbe fatto rimborsare non una, ma anche due o tre cene fatte in contemporanea (nello stesso giorno e negli stessi orari) con i fondi della regione.  l’ex consigliere regionale dell’Italia dei valori, Paolo Nanni, indagato per peculato dalla Procura di Bologna dopo l’esposto presentato contro di lui in giugno dall’ex dipietrista Domenico Morace.
Gli uomini della Guardia di finanza, nello spulciare le note spese dei cinque anni del suo mandato da consigliere regionale (2005-2010), si sono imbattuti in carte che appaiono anomale. Tra le note spesa esaminate dagli inquirenti, ce ne sarebbero anche alcune relative a eventi-fantasma: incontri di partito in cui Nanni avrebbe avuto il ruolo di moderatore, stando alla pezza d’appoggio presentata dal consigliere, che risultano organizzati sulla carta ma non realizzati nella realtà. Nanni, che ha ribadito la propria correttezza, nel frattempo è corso ai ripari e ha nominato un avvocato: Armando D’Apote, legale di grande esperienza e piuttosto in vista a Bologna (difese ad esempio i vertici delle Ferrovie nel processo per il disastro ferroviario di Crevalcore). Se nel caso di Nanni l’indagine ha preso il via dall’esposto di Morace, va ricordato che in Procura, da sempre, arrivano esposti anonimi che puntano il dito contro gli sprechi della politica.

Lombardia: ”Non mostriamo le fatture. Cazzi nostri”. Dopo il caso Franco Fiorito nel Lazio anche alla Regione Lombardia si torna a tremare. La Corte dei Conti ha certificato i bilanci di tutti i partiti che risiedono al Pirellone per cercare di capire come i gruppi spendono il loro tesoretto in un pozzo che l’anno scorso ha inghiottito 71 milioni di euro per 26 sedute soltanto. Certo, nel loro bilancio c’è il rendiconto degli 11 milioni spesi: 3,2 tra funzionamento e attività di comunicazione, 7,5 per il personale e così via.
Ma sono voci aggregate: cosa vuol dire che il Pdl ha usato 450mila euro in “spese dei consiglieri per l’espletamento del mandato”? Come hanno speso 720mila euro in comunicazione? Risponde al Fatto quotidiano il capogruppo Paolo Puccitelli: «Qui non siamo mica alla Regione Lazio, loro sono 71 noi 80 ma a Roma hanno un bilancio di 98 milioni e noi un terzo di meno. E poi noi teniamo tutte le ricevute, le fatture e gli scontrini per cinque anni come dice la legge. Se vuole le mostro tutte le tabelle”. E le fatture? “Non esiste proprio – scandisce irritato Puccitelli – Io non tiro fuori un bel niente, ci sono cose che sono riservate, personali. Magari dovrei dirvi anche dove va a cena questo e quel consigliere, cosa mangia e quanto spende… Roba da matti, io non voglio grane e senza l’autorizzazione di tutti e 29 i colleghi non faccio vedere un bel niente».
Al gruppo del Pd il Fatto parla con Stefano Tosi. «Certo abbiamo l’ufficio contabilità con segretaria e tutto, ecco quello che spendiamo. Non mettiamo i dettagli online perché i giornalisti potrebbero farne un uso strumentale falsando le informazioni». Peccato che sia la solita tabella senza dettagli: 212mila per il mandato dei consiglieri, 120mila per consulenze (a chi?), 72mila in convegni e manifestazioni. Il resto in trasporto, giornali, spese di stampa fino a sfiorare i 600mila euro nel 2011. Una sbirciatina alle ricevute? «Eh no questo no, non andiamo in giro a distribuire i conti facendoli vedere a questo e a quello. Come i consiglieri gestiscono le loro spese è una scelta discrezionale».
Anche la Lega si gira dall’altra parte. Il capogruppo del Carroccio è lapidario: «Non è possibile farvi vedere nulla e poi non ne vedo proprio il motivo perché i nostri bilanci sono certificati dalla Corte dei Conti, quando la Lombardia sarà messa come il Lazio ne riparleremo», dice Stefano Galli.

Diego Cimara

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