‘Il primo grande caldo’ scongela le anime in inverno con i Runa Raido

runa-raidoMi alzo, mi vesto, scendo le scale di casa in fretta con i calzini spaiati, chiudo la porta, torno indietro perché ho dimenticato qualcosa. Ah si, dovevo fare colazione. Mangio due biscotti mentre apro lo sportello della macchina. Ecco, mi siedo. Accendo il motore e finalmente parto. Che io abbia fretta è sicuro ma c’è qualcosa che mi trasmette in modo costante tutta questa vitalità di prima mattina: è ciò che ho nelle cuffie.  L’ultimo dei Runa Raido.

Ho deciso di scrivere qualcosa su Il primo grande caldo proprio quando è arrivato ‘il primo grande freddo’ perché questo disco l’ho ascoltato, consumato, loopato e forse anche sognato.  Dopo aver collezionato parecchi successi, tra cortometraggi internos e pagine di XL, noto che i passi in avanti compiuti dalla band romana sono davvero notevoli. Un album di sei brani, apparentemente breve ma non per questo meno intenso, scorrevole di tanti lavori pedanti e lunghi dal sapore standardvagamenteradiofonico. Il materiale sonoro risulta sempre originale, l’effetto sorpresa non è un qualcosa che si vince alla lotteria, ma si guadagna con la creatività, col sudore, con le incazzature, e questo lavoro dimostra una grande maturità.

I testi sempre forti e diretti, vengono seguiti perfettamente dai cambiamenti di mood strumentale e dalle costruzioni ritmiche degli arrangiamenti che non sono mai scontati e non stanno mai fermi. Così come neanche io in coda al semaforo posso fare a meno di scuotere la testa, battere il piede, accelerare non appena scatta il verde. Ci avrei visto bene un uso più coraggioso di armonizzazioni vocali, abolendo l’uso del parlato che per me ormai è, fuori da ogni dubbio, troppo inflazionato. Ma più che una critica è una semplice osservazione personale.

Il primo grande caldo è un disco oscuro che arriva dritto dritto ad ognuno di noi e taglia le frequenze della nostra vita quotidiana in modo netto ed evidente.  « La frustrazione di vedervi al vertice, il terrore di sapervi all’apice» contenuta in Buone Maniere ultimo brano a chiudere le fila di un discorso ben delineato se si  esclude la sesta traccia (originalisisma e azzeccatissima cover di De Andrè)  è una frase mai come oggi di sapore attuale. Basta con questo banalissimo e privo di significato easy listening, che nasconde semplicemente tanto easy di scarsa qualità e veramente ben poco listening.

Qui sotto ecco il link del video ‘Il primo caldo’.
Che dite rimettiamo play?

Martina Sanzi

Lascia un commento