Intervista a Paolo Cucchiarelli, autore di “Morte di un presidente”

downloadPaolo Cucchiarelli, scrittore e brillante giornalista investigativo, ha seguito i casi politico-giudiziari più eclatanti degli ultimi cinquant’anni, riuscendo con le sue inchieste in certi casi a costringere la magistratura a riaprire i fascicoli. Dalla sua inchiesta *Il segreto di Piazza Fontana* (Ponte alle Grazie, 2006) Marco Tullio Giordana (I cento passi, La meglio Gioventù, Pasolini: un delitto italiano) ha tratto nel 2012 il film * Romanzo di una strage*. Il suo ultimo libro-inchiesta *Morte di un presidente* (Ponte alle Grazie, 2016, 430 pp., Euro 18) sull’assassinio di Aldo Moro, un’opera miliare, destinata ad essere uno spartiacque, tra la verità – o quella che si intende tale “tout court” – e quella che si vorrebbe far passare per verità.

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All’inizio del suo libro *Morte di un presidente* dedicato al caso Moro, lei paragona il presidente della Democrazia Cristiana a Pier Paolo Pasolini e al suo altrettanto misterioso e truce assassinio. Mi sa dire le assonanze tra questi due casi giudiziari?

Cucchiarelli. In effetti non paragono i loro due casi se non per una assonanza di ruolo e per un destino comune: Moro e Pasolini, in modi ben diversi e in campi altrettanto diversi hanno ‘forzato’ il loro campo di interesse per cercare il ‘nuovo’. E tutte e due hanno pagato con la vita. Un elemento che accomuna le due vicende è il petrolio. Per Moro perché la Guardia di Finanza aveva da subito trovato la prima prigione, in via Massimi 91, per Pasolini perché aveva posto l’attenzione sul peso del petrolio sulla politica italiana. La GdF era pesantemente coinvolta all’epoca nello scandalo dei petroli e relativi traffici. Via Massimi era un immobile delle Ior, all’epoca, che faceva capo da un punto di vista amministrativo a Luigi Mennini, il papà del sacerdote che le Br scelsero come intermediario e che Papa Francesco ha recentemente richiamato in Italia.

Nell’ *Affaire Moro* (Sellerio, 1978) Leonardo Sciascia afferma che per riuscire a capire a fondo l’assassinio (il martirio) di Moro, bisognerebbe ri-elaborare, ri-interpretare il significato di Stato, o meglio ancora, di verità. In che senso?

Cucchiarelli. Sciascia comprende e racconta, sia pur in chiave letteraria, che la vicenda Moro ha minato la credibilità dello Stato e il suo potere. Dopo Moro la ragion di Stato si è imposta, silente, sullo Stato. Da allora in poi non esiste più una terzietà ma lo Stato è parte in causa direttamente. Come per Piazza Fontana. Prima si copriva, con Moro si sceglie di lasciar accadere. E’ Sciascia che chiede la verità su Moro “oppure saremo davvero perduti”.

Come emerge dal libro *Da quella prigione. Moro, Warhol e le Brigate Rosse* di Marco Belpoliti (Guanda, 2012), la celeberrima foto di Aldo Moro con lo sfondo rosso delle BR pubblicata sul quotidiano “La Repubblica” non è una semplice polaroid, ma è diventata un manifesto, una icona pop che avrebbe potuto essere opera appunto di Andy Warhol. Perché? Cosa rappresenta? Cosa ha voluto significare e cosa tuttora significa? Una provocazione? Un messaggio in codice? Una istantanea di ammonimento, di morte, simile a quelli, ahimè, che l’Isis pubblica sul web prima di una barbara esecuzione?

Cucchiarelli. Tanti non si sono mai accorti, come rivela “Morte di un Presidente”, che quella polaroid è stata contraffatta e che sull’originale ci sono le impronte digitali di Moro impresse in fase di autosviluppo. Più che una icona, come dice Belpoliti, quella foto è una “contromarca” della trattativa in corso tra Vaticano e Br. Infatti la polaroid che tutti conosciamo è stata contraffatta e modificata, ripulita, e quindi la dotta analisi di Belpoliti va, credo, rivista e reinquadrata.

Come faceva Giulio Andreotti a sapere – lo scrive nel suo diario – l’ora esatta – le otto del mattino circa – dell’uccisione di Moro?

Cucchiarelli. In effetti le 8.10 è l’orario in cui viene lasciata in via Caetani la R4. Ci sono testimoni che descrivono in dettaglio chi la lascia. Il libro mostra l’identikit di almeno uno dei due conducenti e ne rivela il nome che coincide, per l’inchiesta, con quello dell’assassinio di Moro. Una delle due perizie utilizzate dalla inchiesta, quella medica del Professor Alberto Bellocco fissa l’omicidio alle 4.30 del mattino. La stessa ora indicata da Mino Pecorelli. Le novità dell’analisi medica sono molte. Moro intorno alle 11 fu spostato. Ebbene quell’ora è stata indicata dagli artificieri intervenuti in via Caetani come l’ora del loro intervento, riservato, sulla R4.

Che ruolo “esterno” potrebbero aver avuto i Servizi Segreti nel rapimento e nella esecuzione di Moro? E ancora, chi è colui che è stato ambiguamente identificato come l’ “Amerikano” o “il Grande Vecchio”?

Cucchiarelli. L’Amerikano è un termine che riprendo ma quel signore ha un nome: Steve Pieczenik, l’inviato del governo Usa che ha rivendicato l’omicidio Moro. Cioè l’aver costretto le Br ad uccidere Moro quando avevano deciso di liberarlo. E’ Steve l’Amerikano a ipotizzare per primo, come racconta l’inchiesta, la presenza di un “regista”, un intellettuale, un “vip del culturame”, come lo definì il Dc Flaminio Piccoli, che ebbe un ruolo decisivo nella vicenda. Un intero capitolo è dedicato a questo tema.

Qual è secondo lei l’aspetto più inquietante che potrebbe emergere – pubblicamente – dalla “verità” sull’assassinio di Moro?

Cucchiarelli. Che è tutta un’altra storia, ben più vergognosa. “Morte di un Presidente” ha rotto l’argine di omertà convergente che la contornava. Altro arriverà.

Considerando pura fiction i film ispirati al caso Moro -*Buongiorno notte* di Marco Bellocchio, *Piazza delle cinque lune* di Renzo Martinelli, *Il caso Moro* di Giuseppe Ferrara – manca ancora un film che delinei e separi tutti gli elementi più oscuri di questo caso, intendo un’opera del tipo *JFK* di Oliver Stone, un film-luce. Magari si potrebbe far perno sul percorso investigativo tracciato nel suo libro. Lei che ne pensa?

Cucchiarelli. Non credo che si farà mai un film che racconti la vicenda secondo quanto emerge dall’inchiesta. E ci sono ben precise ragioni.

Crede che “l’amore per la verità” paghi sempre i suoi dividendi sull’opinione delle masse? Ovvero cosa potrebbe emergere, quali paure, dalla verità dell’assassinio di Kennedy, di Pasolini, di Aldo Moro?

Cucchiarelli. Un filo logico, politico ed ‘operativo’. Un interesse comune a fermare chi era fuori dello schema del potere. E come tale si indica una declinazione economico-politico-finanziaria dello stesso.

(Ignazio Gori)

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