Intervista esclusiva a Gezim Hajdari, il poeta albanese candidato al Nobel: “Spero di poter presentare il libro nella mia Albania”

Gezim HajdariGezim Hajdari è il massimo poeta albanese vivente, da qualche anno nella lista dei papabili al Premio Nobel per la letteratura. Vive a Frosinone, in pieno centro storico. Il suo sguardo è acuto, il linguaggio cadenzato ed estremamente fiero.

L’ispida barba rimanda a un popolo antico, per il quale l’orgoglio per la propria terra è tutto e il rispetto per l’ospite è sacro più di ogni altra cosa. L’intervista si dipana dalla spartana abitazione del poeta, stracolma di libri e onorificenze, e un bar non lontano, dove ci sediamo come due vecchi amici, nostalgici della reciproca solitudine.

1-LEI E’ FIGLIO DI PROPRIETARI TERRIERI I CUI BENI SONO STATI SOTTRATTI DALLA DITTATURA DI HOXHA, COSA NE PENSA DEL PRESENTE POLITICO DEL SUO PAESE?
Sì, sono nato in una famiglia di ex proprietari terrieri, i cui beni sono stati confiscati dalla dittatura comunista di Enver Hoxha. Nel frattempo, nella mia Albania, nulla è cambiato, anzi, il mio paese continua a sprofondare ogni giorno di più nella corruzione e negli affari sporchi facenti capo alla nuova oligarchia, caratterizzata spesso dalle lotte interne spietate per il dominio e il potere. Responsabili di tutto questo disastro economico, sociale, morale, politico, e culturale sono gli stessi esponenti politici della vecchia nomenclatura di ieri, divisi in clan mafiosi, potenti e molto pericolosi che tengono in ostaggio lo Stato e i cittadini dal 1992 ad oggi.

2-LEI HA SVOLTO IN ALBANIA E IN ITALIA I LAVORI PIU’ SVARIATI E UMILI, COME E QUANDO HA CONCILIATO IL SUO TEMPO CON LA POESIA?
In Albania ho svolto molti mestieri lavorando come operaio, guardia di campagna, magazziniere, ragioniere, operaio di bonifica, due anni di militare con gli ex detenuti, insegnante di letteratura alle superiore dopo gli anni ’90; mentre in Italia ho lavorato come stalliere, zappatore, manovale, aiuto tipografo. Ho iniziato a scrivere a undici anni, mentre facevo il pastore di capre, nella mia provincia mistica Darsìa.

3-RIGUARDO ANCHE LA SUA POSIZIONE POLITICA E IL SUO ESSERE “POETA”, NON SI CONSIDERA FORSE UN ETERNO “OPPOSITORE”?
Il Poeta prima di essere tale, è un cittadino sensibile riguardo la realtà quotidiana, del proprio popolo, della propria epoca, per Tomas Mann la politica e il sociale fanno parte dell’essere umano. Quindi è antidemocratico e pericoloso separare l’una dall’altra.

4-NEL 1992 E’ STATO COSTRETTO A LASCIARE DA ESULE IL SUO PAESE NATIO, LE SUE POESIE SONO STATE TRADOTTE IN MOLTI PAESI DEL MONDO, MA NON E’ MAI STATO INVITATO A LEGGERE NEL SUO PAESE. SI SENTE OFFESO? TRADITO?
La mia opera è stata ignorata cinicamente in Albania, dalla mafia politica e culturale di Tirana perché mai ho inneggiato ai tiranni e alla lotta di classe, anzi ho denunciato i crimini della dittatura comunista di Hoxha, gli abusi e le speculazioni dei nuovi regimi mascherati postcomunisti di Nano e Berisha. È per questo che sono stato condannato al silenzio culturale dal governo di Tirana. Non mi sento offeso e tradito, ma onorato e privilegiato.

5-DALLA SUA PRIMA RACCOLTA POETICA ALL’ULTIMA, QUALI SONO I PUNTI CARDINE E I TEMI DI CUI NON PUO’ FARE A MENO?
La mia opera è vasta e complessa, in cui può trovare se stesso qualsiasi lettore dei mondi. E’ una enciclopedia umana che abbraccia vari aspetti dell’esistenza, della natura umana e della nostra epoca.

6-LEI HA VINTO IL PREMIO MONTALE, IL SABA, IL BELLEZZA … MA QUALI SONO I POETI ITALIANI DEL ‘900 A CUI SI SENTE PER VARI MOTIVI PIU’ LEGATO?
Non sono legato a nessun poeta, sono gli altri legati a me.

7-COS’E’ PER LEI LA POESIA? HA FORSE A CHE VEDERE CON LA SPERANZA?
La poesia fa parte del mistero dell’essere, della nostra esistenza, ciò della vita, dell’amore, del tormento, del dolore e della speranza.

8-CREDE CHE IL SUO PRODIGARSI PER LA POESIA ALBANESE PORTI A QUALCOSA DI CONCRETO, A UNA SVOLTA CULTURALE E POLITICA NEL SUO PAESE MARTORIATO?
La rinascita dell’Albania verrà proprio da una svolta culturale. Portatori di questa svolta saranno i veri intellettuali che vivono in esilio all’estero.

9-LEI VIAGGIA MOLTO, TENENDO LEZIONI IN MOLTE UNIVERSITA’, MA PERCHE’ HA SCELTO FROSINONE PER VIVERE?
Ho scelto Frosinone per caso, ma non a caso. Infatti l’esperienza ciociara è già esaurita, ha compiuto la sua missione. Sento il bisogno di dare una spinta ulteriore al mio percorso umano e letterario. Me lo impediscono le condizioni economiche a spostarmi in un altro stato-nazione, l’Italia non è più il paese degli esuli, un tempo lo era.

10-UN SUO AUGURIO … ?
Spero di essere invitato a presentare la mia opera, dopo mezzo secolo, nella mia Albania.

Ed ecco di seguito una sua poesia:

Ho camminato su e giù per le strade di Roma
per vendere il mio Corpo Presente
è l’ultimo giorno dell’anno santo
come posso giungere a festeggiare con te dopo otto inverni
in Occidente
il viaggio costa venti volte il prezzo del mio libro di poesie
e nei tuoi occhi la mia assenza diventa più profonda
sulle tue labbra secche il mio nome è pronunciato più spesso
alti sono i muri d’acqua che ci dividono
e sotto le loro ombre cresce spaventata la nostra vita.
(GEZIM HAJDARI, da “Stigmate”, Besa 2002)

Ignazio Gori

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