La crisi si dà all’ippica: non resta che scommettere
Carnevali (Assogaloppo): “Siamo al collasso”

corsa cavalliSi allarga a macchia d’olio la crisi dell’ippica, che ha già portato alla chiusura di alcuni ippodromi. Il futuro di questo settore è tutto una scommessa. La crisi ha investito anche cavalli e fantini, oltre a tutti gli addetti ai lavori. Sono a rischio 40 ippodromi e 20mila cavalli da corsa e da trotto, causa fondi sempre più limitati dall’esecutivo. Numeri che preoccupano e non poco le 50mila famiglie che vivono nell’indotto dell’ippica di cui 42.521 operatori in attività tra allevatori, proprietari, allenatori e 5.992 tra dipendenti e veterinari. Abbiamo chiesto a Fabio Carnevali, presidente di Assogaloppo, la situazione attuale del settore.

“Il sistema ippico è totalmente al collasso, non ha più un ente di riferimento perché è stato soppresso l’Unire. Non è stato sostituito se non parzialmente dal Mipaaf. Siamo allo sbando totale senza economie sufficienti al sostentamento. Non abbiamo più possibilità di ‘vendere’ la nostra scommessa contro altri competitors avvantaggiati sia sotto il profilo fiscale che della distribuzione. Stanno chiudendo ippodromi, stiamo perdendo proprietari, allenatori, fantini. Tra loro, chi si sposta all’estero e chi è costretto a chiudere”.

E in più lo Stato peggiora la situazione.
“Consideri che siamo in attesa dei soldi vinti al Palio dai nostri cavalli da oltre otto mesi. E dei 120mln di euro, ce ne hanno dati solo 30mln. Sono state fatte una serie di operazioni per invadere il nostro campo: da slot machine, video lotterie, gioco d’azzardo, usando i nostri punti vendita e dando agio a queste altre scommesse. Siamo stati relegati in un angolino, ci hanno tolto i punti vendita e la visibilità sui mass media”.

Sul fronte dei bilanci, il 33% delle entrate derivano dal contributo statale e il 66% dalle scommesse. Ma le risorse dell’Agenzia per lo sviluppo del settore ippico sono state dimezzate e nel 2012 ammontavano a 235mln di euro, invece dei 400mln degli anni passati. Il contributo statale si prevede possa essere ridotto invece, a 40mln di euro. Quindi ci spieghi meglio l’aspetto economico del settore.

“Ci siamo sempre autofinanziati e non abbiamo mai chiesto alcun tipo di contributo. Il contributo statale è un parziale rimborso di quanto noi produciamo anche al livello di scommessa, di tassazione, di Iva. Quindi se si considera il ritorno economico al nostro settore, dobbiamo considerare corposo il contributo dello Stato, ma son soldi che produciamo noi. Fino al ’99, c’era la legge Orsi Mangelli che permetteva di riservare a noi i soldi che producevamo. La 185/2008 ci ha poi lasciato un contributo dallo Stato di parziale recupero di quanto ci dovevano”.

Qual è, quindi il vostro appello al governo?
“Da anni chiediamo riforme sia per le scommesse che per la struttura ippica. Son riforme già pronte, riposte, però, nel cassetto. Rivogliamo l’ente che ci rappresenta e chiediamo di non ascoltare quella lobby che vorrebbe cementificare gli ippodromi con ‘racinos’ cioè Casinò, e tra l’altro, è già passato un disegno di legge bloccato solo dalla caduta del governo precedente. Se questo accadesse, l’ippodromo in Italia può considerarsi morto”.

Sara Stefanini

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