“La madre” un film di Angelo Maresca

La_madreLiberamente tratto dal romanzo di Grazia Deledda “La Madre”, l’omonimo film di Angelo Maresca ha saputo ribaltarne il contesto dell’ambientazione, da quello rurale della Sardegna della Deledda, a quello, freddo e asettico, quasi sospeso, di una Roma indefinibile, entro i confini prospetticamente inquietanti di un Eur tutto marmo e colonnati.

La trama è quanto di più semplice si possa immaginare e la regia piana di Maresca, priva di inutili artifici, contribuisce ad acuire la freddezza e il dolore dei personaggi.

Paolo, un giovane prete interpretato da Stefano Dionisi (“Sostiene Pereira” di Roberto Faenza, “La tregua” di Francesco Rosi e “Bambola” di Bigas Luna) si invaghisce di una donna, una affascinante, algida ed elegante mantide (una “putana de ciésa” direbbe Tinto Brass, in accordo alla figura dissacrante e ultracattolica uscita dalla penna della Deledda) interpretata da Laura Baldi. La storia di sesso sfrenato tra i due è ostacolato dalle remore della madre di Don Paolo, una bravissima e commuovente Carmen Maura (“Donne sull’orlo di una crisi di nervi” di Pedro Almodovar e “Assassini dei giorni di festa” di Damiano Damiani) che accetta di non farsi doppiare in forza di un realismo maggiore, e debbo dire, particolarmente azzeccato. Ma dietro questa trama, ce n’è un’altra parallela, sotterranea e indicibile; la madre del sacerdote infatti reprime dentro di sé un terribile segreto che nasconde persino al suo adorato figlio: Paolo sarebbe frutto di uno stupro subito da lei in giovane età da parte di un ex sacerdote impenitente, un losco figuro interpretato da Luigi Maria Burruano (“Mery per sempre” di Marco Risi, “Le buttane” di Aurelio Grimaldi, “I cento passi” di Marco Tullio Giordana), che non è mai uscito dalla vita della donna, relegato a becero padrigno capace solo di sputare tremende verità: “la bestemmia libera l’anima.” La scelta di Don Paolo dunque rimane sospesa fra le tre Donne della sua vita: sua Madre, la sua Amante e la Chiesa.
“La Madre” è un film su un fervore religioso di ripiego e sul celibato dei sacerdoti, una esigenza impellente sulla quale la Chiesa Cattolica moderna non può più soprassedere, come ha fatto notare di recente anche papa Bergoglio. E’ un film inoltre sull’amore, sempre legittimo, che detta la vita e sul tormento interiore di un uomo che sa di aver peccato: “L’amore è un segno della nostra miseria”. Lo scandalo della amante, contraddistinta da una personalità imperscrutabile, madonna ispiratrice di visione mistico-sessuali, sembra uscita da una canzone di Fabrizio De Andrè e credo sia in definitiva il personaggio più interessante.

“La Madre” è un concentrato di dolore, quel dolore segreto vissuto da molti, per una assurda rinuncia e per un pentimento ancor più assurdo, imposto da una moralità immortale e inattaccabile, spesso e volentieri lontana da Dio e ancor più lontana dall’Uomo. Non un capolavoro, ma estremamente accattivante.

Ignazio Gori

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