La politica costa a ogni cittadino 646 euro l’anno
Casta, 24,7 mld l’anno per istituzioni e enti pubblici
In Italia, 1mln 300 mila persone vivono di politica

QUANTO CI COSTA LA POLITICA. La politica costa a ogni cittadino 646 euro all’anno e impiega il 12,6% dell’Irpef incassato dallo Stato, per una spesa totale di 24,7 miliardi di euro ogni 12 mesi. È questo il prezzo di un sistema composto da istituzioni nazionali e locali, enti, agenzie pubbliche, aziende controllate o partecipate dai Comuni e dalle Regioni, consorzi, associazioni di Comuni, Comunità montane e grandi società per azioni a capitale in tutto o in parte statale. Governo e sottogoverno, come si diceva un tempo, cioè la Casta e un sottobosco dove si aggirano nani strapagati e travestiti da manager, portaborse, consulenti e figure di ogni genere, pagati con quattrini pubblici e, soprattutto, nominati o scelti dai politici, spesso, anche se non sempre, senza che vi sia alcun riguardo al merito o alla professionalità.

In Italia, le persone che vivono di politica in Italia sono 1 milione e 300 mila: lo rivela un recente studio della Uil, elaborato sulla base dei dati delle ultime manovre finanziarie dei governi centrali. In questa massa enorme, bisogna tuttavia separare i privilegiati dai lavoratori, che sono circa la metà: si tratta dei dipendenti pubblici, impiegati nei ministeri, negli assessorati, nelle Asl e negli enti dove si entra per concorso e si conduce la propria attività come in ogni posto dei settori privati o pubblici.

EXTRA SPESE DI CARATTERE PERSONALE. Non basterebbe lo stipendio mensile da 9 mila euro che spetta a ogni consigliere, ma la prassi sarebbe quella di usare extra per coprire le spese personali. Spesso difficilmente giustificabili: dai ristoranti ai cioccolatini, agli acquisti che soddisfano le più svariate esigenze private. Si aggirava così il controllo della Corte dei Conti che verifica solo il saldo finale e non le singole voci di spesa. Si allarga dunque a macchia d’olio l’inchiesta dei rimborsi irregolari. Da Lusi a ‘Er Batman’ Fiorito, lo scandalo non si è più arrestato. Sembra che sia una facile trappola in cui sono caduti quasi tutti i partiti. In Lombardia, per il momento, le opposizioni lombarde non sarebbero ancora indagate, anche se non è escluso che presto i finanzieri bussino la porta anche ai consiglieri di Pd, Sel e Udc.

CIRCA 700 MILA PRIVILEGIATI. Restano circa 700 mila persone, divise in alcune categorie. In Italia, spiega il rapporto della Uil, vi sono «oltre 145 mila tra parlamentari, ministri, amministratori locali di cui 1.032 parlamentari nazionali ed europei, ministri e sottosegretari; 1.366 presidenti, assessori e consiglieri regionali; 4.258 presidenti, assessori e consiglieri provinciali; 138.619 sindaci, assessori e consiglieri comunali». Una truppa folta che è frutto delle scelte elettorali dei cittadini, anche se costrette in norme che impediscono una vera selezione nell’urna. Rimane un mondo composto da mezzo milione di persone che campano grazie a rapporti personali con uomini politici, a legami più o meno oscuri con i partiti, a nomine e incarichi distribuiti da governi centrali ed enti locali senza l’obbligo di alcun riguardo per la professionalità, l’onestà o la competenza in relazione al ruolo che si va a svolgere. I 24 mila ‘boiardi di Stato’ con stipendi d’oro Nel nostro Paese ci sono 7 mila tra società statali o miste, partecipate, municipalizzate, enti, consorzi, autorità di vario genere, con un esercito di 24 mila consiglieri di amministrazione, tutti di nomina politica, spesso  provenienti da attività che nulla hanno a che fare con il nuovo incarico: l’esempio più noto è quello di Francesco Belsito, il tesoriere della Lega, un ex autista divenuto persino membro del consiglio d’amministrazione di Finmeccanica, il grande gruppo statale delle armi e dei cantieri che al proprio interno controlla 18 società con altrettanti consigli di amministrazione.

AUTO BLU: 4,4 MILIARDI DI EURO ALL’ANNO. Per non parlare della gestione del parco automobili delle pubbliche amministrazioni, che succhia dalle casse statali 4,4 miliardi di euro ogni 12 mesi. Ultimo, ma non meno importante, il punto che riguarda consulenze, incarichi esterni e collaborazioni con persone scelte sempre sulla base di amicizia o vicinanza politica, spesso candidati trombati alle ultime elezioni e ricompensati con un ricco contratto privo di controlli: questa schiera di incarichi e consulenze sottrae ogni anno più di 3 miliardi di euro, in buona parte spesi senza utilità ma solo per ragioni clientelari e familistiche.

SCANDALO LOMBARDIA. Rimborsi per sigarette, cioccolatini, pranzi luculliani. Richieste fatte da quasi tutti i consiglieri della maggioranza della giunta uscente della Regione Lombardia guidata dal governatore Roberto Formigoni. L’inchiesta è partita il 10 ottobre scorso con a capo il procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo che ha spedito la Finanza al Pirellone ad acquisire i conti 2008-2010 relativi ai rimborsi garantiti ai gruppi consiliari del Pdl e della Lega. E quello che si è scoperto è ben al di là delle aspettative.
L’ipotesi avanzata dalla procura è quella di peculato che potrebbe presto essere contestata ai 40 consiglieri della maggioranza, secondo quanto stabilito dai primi rilievi delle Fiamme gialle. Come sottolinea Repubblica, l’accusa per i parlamentari è quella di aver ottenuto rimborsi per spese in realtà dubbie. Soldi pubblici, milioni di euro ogni anno, usati dai gruppi consiliari e che si aggiungono ai già tanti benefici della casta. A far partire l’inchiesta sono stati i controlli fatti sul leghista Davide Boni, ex presidente del Consiglio regionale, indagato per corruzione e sull’ex assessore del Pdl, Franco Nicoli Cristiani, arrestato nel 2011 per una mazzetta da 100 mila euro. E così è partito il mandato assegnato al Nucleo regionale di polizia tributaria di verificare tutte le spese e il tipo di giustificazioni realmente data dai gruppi in Regione Lombardia. All’esame, dunque, tutti gli scontrini che Pdl e Lega hanno presentato con allegata l’autocertificazione.

Diego Cimara

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