Italia illuminata il doppio rispetto all’Europa
Meno sprechi sì, ma anche più efficienza

Nella legge di stabilità, ex finanziaria, del governo Monti c’è anche un pacchetto di norme intitolato “operazione cieli bui“. Visto il periodo di crisi, il nome è tutto un programma, diranno alcuni, ma in realtà, dalle anticipazioni arrivate sulla stampa, proprio quell’articolato pare essere l’unica parte sensata di una manovra altrimenti iniqua e nemica della crescita.

Operazione cieli bui. Probabilmente studiata dal super tecnico del risparmio Enrico Bondi, prevede di mettere finalmente in atto ciò che alcuni, soprattutto la sinistra extraparlamentare e ciò che resta dei Verdi, chiedevano di attuare da molto tempo, senza che fosse però dato loro ascolto: un serio risparmio energetico dell’illuminazione pubblica nelle ore notturne. Basta guardare l’immagine posta qui sotto per capire che qualcosa non quadra: in quella veduta del Vecchio Continente da satellite, infatti, l’Italia spicca su tutti gli altri Paesi europei.

Com’è possibile che la nostra Penisola brilli così tanto, pur avendo agglomerati urbani mediamente più modesti e meno abitati dei suoi vicini europei? La risposta è data naturalmente dagli sprechi.
I nostri paesini, le nostre città, i nostri monumenti, nottetempo sono illuminati a giorno. Luci lasciate accese per tutta la notte negli uffici, lampioni a profusione sistemati spesso a casaccio, insegne al neon di locali chiusi, lampadine vecchio modello da molti watt e dalla diffusa dispersione, incidono notevolmente sui bilanci delle realtà locali.

Basti pensare che nel nostro Paese il costo di gestione degli impianti pubblici è arrivato a superare quota 1 miliardo di euro all’anno. Più del doppio dei nostri cugini europei. Questo perché noi usiamo più del doppio di corrente elettrica: oltre 105 chilowattora contro i 42 dei più virtuosi, non a caso i tedeschi. Ma la media europea si assesta comunque attorno a 50. Sarebbe più bassa, se il dato italiano non la facesse impennare (dati di CieloBuio).

Nel 2012 la spesa preventivata delle maggiori città italiane è di 15 milioni di euro per i 96.000 lampioni di Torino, 32 milioni e 750.000 euro per i 138.364 lampioni di Milano e 52.800.000 euro per i 181.991 punti luce installati a Roma. La corrente elettrica sprecata e pagata a caro prezzo si disperde in mille punti luce: abbiamo più lampioni noi di tutta la Francia, disposti però su di un territorio che è la metà. Dove non può il buonsenso, arriva forse la rinnovata necessità di risparmiare qualcosa. E infatti alcuni comuni del Nord Italia, dietro la scusa di combattere l’inquinamento luminoso, stanno via via decidendo di lasciare al buio le nostre vie.

La soluzione estrema dello “switch off” è tuttavia sconsigliabile: l’assenza di un’adeguata illuminazione pubblica favorisce il proliferare della micro-criminalità. Per evitare quindi che i portici divengano zone di spaccio e le vie dello struscio terreno di caccia di borseggiatori da fiera e topi d’appartamento, sarebbe sufficiente sostituire i vecchi lampioni di una volta con i nuovi modelli già adottati con profitto in buona parte dell’Europa del Nord, Gran Bretagna inclusa. Sfruttando le lampadine a basso consumo energetico ed un design che incanala la luce a riflettersi sulle strade e a non disperdersi nel cielo, questi lampioni, da sistemare secondo un progetto ben definito che tenga conto delle esigenze della popolazione e delle fonti di luce e non “a caso”, come invece avviene solitamente, non solo consumano di meno, ma creano anche un minor inquinamento luminoso.

Diego Cimara

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