Marcello Baraghini, storico fondatore di “Stampa Alternativa”, radicale e militante per i diritti civili e tenace condottiero della “contro-informazione” si rimette in gioco con una nuova iniziativa editoriale, col proposito di riscrivere le regole del mercato. Rilascia una intervista a Kaleidoscopia.it con il suo solito orgoglio “on the road”, dove rivendica battaglie, sogni e delusioni.
A 74 anni, come si autodefinisce Marcello Baraghini?
Baraghini. “Un editore all’incontrario.”
Cosa è stato per te Marco Pannella, stakanovista dell’anti-politica italiana?
Baraghini. “Un maestro di pacifismo, un combattente per i diritti civili che ha iniziato dal basso. Pannella mi ha salvato la vita. Io ero un capellone drogatissimo e alcolizzato che fuggivo dal “totalitarismo famigliare”. Lui ha impedito che mi autodistruggessi, lui, con la sua militanza non violenta. Non esagero nel dire che Pannella mi ha davvero salvato la vita.”
Qual è una delle iniziative con Pannella che ricordi con più orgoglio?
Baraghini. “La Lega per il Divorzio per esempio, fu una grande cosa.”
Come è nata “Stampa Alternativa”?
Baraghini. “Stampa Alternativa è una figlia del ‘68. Raccoglieva le spinte rivoluzionarie dei mitici capelloni degli anni ‘60, gli echi delle università occupate; il proposito era quello di rivendicare a livello editoriale le battaglie pannelliane.”
E che cosa ci dici dei mitici “Millelire”?
Baraghini. “I Millelire sono figli di una rivoluzione non andata a buon fine.”
Spiegati meglio.
Baraghini. “Nonostante se ne siano venduti circa venti milioni di copie, l’industria editoriale ha soffocato questa iniziativa per ragioni di concorrenza sleale. In effetti i Millelire sono stati il primo esempio planetario di libri supereconomici, inaccettabili per il mercato del profitto. Newton Compton, a costo di andare in perdita, ha seminato il mercato di libri di cento pagine a mille lire e poi anche Mondadori ha voluto imitarci. La “mafia editoriale” ha pagato il circuito delle librerie per buttarci subito fuori. Ma io rivendico con orgoglio i Millelire, “Lettera della felicità” di Epicuro, il primo “Millelire” Stampa Alternativa, ha venduto due milioni di copie. Lo considero il mio libretto rosso.”
Com’è fare l’editore oggi?
Baraghini. “È semplicemente impossibile. Non ti permettono di farlo. Per questo mi sono rimesso in gioco, e giro di nuovo l’Italia, le piazze, le stazioni, i festival … Sono un editore che riparte dalla macchia. La mia ultima operazione è molto semplice ma rivoluzionaria, estremamente rivoluzionaria; la mia collana dei “Bianciardini” – in ricordo del grande scrittore Luciano Bianciardi, scomparso nel 1971 – sono figli dei Millelire ma costano almeno un centesimo. Il prezzo lo fanno i compratori, offrono quello che vogliono. Sono libri senza prezzo e senza codici a barre, che riscrivono le regole della distribuzione. Molti possono dire che la nostra è una presenza “simbolica” sul mercato editoriale, ma io intanto posso dire di venderne e migliaia, e senza avere regole.”
Quali sono le battaglie civili di cui vai più fiero?
Baraghini. “Lo ripeto, tutte quelle nate dalla filosofia pannelliana. Faccio un esempio, è stato grazie a Pannella che potei fare il giornalista, fu grazie a lui che fornendomi una documentazione falsa riuscii ad iscrivermi all’ordine dei giornalisti. Così potei praticamente fare quello che volevo. Stampai la prima rivista che si batteva per i diritti degli omosessuali, il “FUORI!” diretto da Angelo Pezzana, tanto che Erri De Luca mi definì un “frocio macrobiotico” (perché tra le mie prime pubblicazioni con Stampa Alternativa ci fu una guida alla cucina macrobiotica).”
Perché nel 1996 decise di pubblicare il controverso “Diario di un pedofilo” di William Andraghetti?
Baraghini. “Perché rifiutarlo sarebbe stato un errore, sarebbe stato una decisione contraria alla mia filosofia editoriale, ovvero dare la possibilità a tutti di esprimersi, con tutti intendo i reietti, gli emarginati, tutti insomma. Andraghetti era un pedofilo vero, era stato in galera e ci ha messo la faccia. Comunque debbo dire che l’incontro con Andraghetti, al di là di tutte le polemiche che ci sono state, è stato per me importante, perché mi ha dato l’opportunità di liberarmi, nel senso che io da bambino ho subito degli abusi e un libro espressamente sull’argomento è stato il manifesto per dire che questo genere di cose avvengono più che altro tra le mura domestiche, in parrocchia … E’ stato insomma un manifesto contro il perbenismo famigliare.”
Cosa pensi del “self-publishing”?
Baraghini. “È semplicemente una trappola. I libro non devono essere pubblicati in duecento copie per i famigliari e gli amici, è totalmente inutile. Devono essere stampati a migliaia ed essere in qualche modo fruibili. A tal proposito ho avviato una operazione dal titolo “Il libro tuo te lo pubblichi tu”, è una specie di mio testamento di editore, una operazione che riscrive anche questa il mercato editoriale: niente più possesso, niente codice a barre, niente copyright … E’ solo in questo modo che si sconfiggono le “agenzie editoriali” e l’editoria maggiore.”
La tua prossima battaglia quale sarà?
Baraghini. “La mia è una battaglia sempre in corso.”
Ignazio Gori