Monti-Bis sì o no, politici e elettori a confronto
Montezemolo: dare consenso elettorale al percorso iniziato da Monti

L’ostacolo maggiore sulla strada di un Monti bis è che il premier non ha una maggioranza politica. Va creata perché non bastano i tifosi del presidente del Consiglio all’interno del Pd o – men che meno – quelli del Pdl. E non basta nemmeno l’Udc, lo sponsor principale dell’operazione Monti l’anno scorso. Chi tifa prof sa che la prima cosa di cui c’è bisogno per riportarlo a palazzo Chigi nel 2013 è una base che nasca dalla “società civile”. E’ questo l’intento dell’incontro promosso al Teatro De Paolis, sulla Tiburtina a Roma, da Luca Cordero di Montezemolo, il ministro Andrea Riccardi, Andrea Olivero delle Acli, il presidente della provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. “Verso la terza Repubblica”, recita il manifesto promosso da una settantina di personalità e firmato da quasi settemila persone, tra professionisti e rappresentanti di associazioni.

Un sondaggio commissionato a Swg dai Cristiano Sociali di Mimmo Lucà, l’elettorato cattolico – base importante di riferimento per lo ‘strano animale’ che nasce dopodomani – preferisce Grillo a Montezemolo. In quanto, i cattolici orientati su Grillo sarebbero il 18%, mentre il bacino elettorale della Lista per l’Italia (con Montezemolo senza Fini e Casini) sarebbe, al momento fermo al 6% dei cattolici. Un risultato che però gli organizzatori di ‘Verso la terza Repubblica’ considerano positivo: “6 per cento è ottimo se si pensa che ancora non è iniziata la campagna elettorale”, fanno notare dallo staff di Riccardi. E in più gli organizzatori sottolineano un altro dato, relativo sempre allo stesso sondaggio. E cioè il fatto che se Montezemolo si accompagnasse in lista a Casini, calerebbe a poco più dell’1 per cento.
Ragion per cui con l’Udc i rapporti dello strano raggruppamento di sabato non sono ottimali. “Amicizia concorrente”, la definiscono gli organizzatori. Ma c’è qualcosa in più. Perché l’area montezemolian-riccardiana si propone come centro di rinnovamento della politica tout court, si doterà di un organismo direttivo e cariche interne (Riccardi è ministro e dunque per ora non ne avrà cariche), promette di esaminare per bene ogni singola candidatura al Parlamento, non vuole essere zattera per profughi del Pdl o dell’Udc. Insomma, i promotori del manifesto hanno ben chiaro in testa che c’è bisogno di aria pulita anche nel partito di Casini, che, ti dicono, sui territori non è sempre rappresentato da ‘gente per bene’.

E’ il via alla caccia ai voti del centro. Roba da interessare anche il Pd, a giudicare dall’attacco di Rosi Bindi che oggi ha definito la kermesse come “una operazione di vertice, un cavallo di Troia per Monti, non un tentativo di dare risposte ai cattolici”. Ma al di là delle reazioni nei partiti, cruciale sarà vedere se e quando Monti riconoscerà il figliastro che nasce dalla strana unione del De Paolis di Roma. C’è una parte politica ed elettorale che non sta né con la sinistra e il Pd, né con la destra e Berlusconi. Non è la “terra di mezzo” pensata anni fa da Marco Follini quando si staccò dal partito del Cavaliere e non è l’Udc di Pier Ferdinando Casini, sempre con un piede su due staffe.
Una grande alleanza fra realtà laiche e cattoliche che ruota attorno alle associazioni cattoliche del mondo del lavoro e a “Italia Futura” di Luca Montezemolo, più quei settori dell’attuale maggioranza di governo sempre più disorientati dall’attuale situazione di disgregazione sociale e politica. Un progetto politico definito e strutturato per arginare l’antipolitica e i fenomeni come quello di Grillo, con un terminale che risponde al nome di Mario Monti. “Noi costruiamo – dice Dellai – poi sarà il professore a decidere”. L’attuale premier pare molto interessato allo sviluppo di questo progetto. La domanda è una sola: Monti guiderebbe (il condizionale è d’obbligo) questo schieramento già prima delle elezioni o dopo il voto? “Il Paese prenda atto della disponibilità del premier a continuare il suo lavoro”.

Luca Cordero di Montezemolo, sentito dal Corriere della Sera e da Repubblica, apre all’ipotesi di un ritorno di Mario Monti all’esecutivo al termine di questa legislatura. “È necessario – dice il presidente di Italia Futura – costruire una grande forza popolare, riformatrice e liberale con l’obiettivo di dare consenso elettorale al percorso avviato da Monti”. Un’idea per la quale è disposto a scendere in campo “personalmente”, perché “abbia successo”. Montezemolo mette le mani avanti. Si impegnerà, ma “senza rivendicare alcun ruolo o leadership”. All’Italia, sottolinea, serve “cambiare, non comandare”. E oltre a Monti, “occorre mettere in campo una politica diversa da quelle del passato che ci hanno portato sin qui, in una posizione desolante che l’Italia non merita”. “Spingerò l’associazione – dice il presidente della Ferrari – a dare una mano alla prospettiva di un Monti bis con uomini e donne nuovi. Con idee nuove. Per far nascere una nuova politica”. Niente alleanze, poi, né con il Pdl nè con il Pd (ma “dialogo con le persone responsabili”), perché occorre “dare finalmente un approdo agli elettori liberali, democratici e riformisti” che non si riconoscono nei due principali partiti e non possono essere “condannati a disperdere i loro voto in piccoli partiti” ma in un “grande soggetto che abbia l’ambizione di essere il primo partito”. Renzi? “È un fatto nuovo – risponde – una bella dimostrazione di democrazia”.

Nel partito di quelli che credono al Monti premier per la seconda volta, ci sono anche Casini e Fini che sottolinea il suo orgoglio nell’aver archiviato “una stagione” e contribuito “alla nascita di una fase nuova”, rappresentata dal “governo Monti”. Poi loda la decisione di Monti di far presente che “se il popolo sovrano riterrà, sono disponibile a continuare”. Pierferdinando Casini coglie la palla al balzo: “Montezemolo? Sono cosi d’accordo con lui che avevo già detto qualche mese prima le cose che oggi lui dice. Da mesi io e Gianfranco diciamo che non si può fare a meno di Monti, che serve superare il bipolarismo muscolare che ha prodotto macerie a destra e a sinistra”. E aggiunge: Mi piacerebbe molto che non ci fosse più bisogno di Monti, aprire gli occhi e vedere che il Paese è sistemato, che di Monti non c’è bisogno, che torni in Senato a fare il senatore, ma questo è un quadro idilliaco”.
Fini: “Serve una grande lista civica nazionale, una grande lista per l’Italia che chiami a raccolta le energie sane del paese senza personalismi. Tocca a voi fare sentire la vostra voce ed evitare così che il governo Monti sia una parentesi”. Alfano smorza gli entusiasmi della cordata pro Monti. “Ho grande stima del presidente Monti, ritengo che lui sia candidabile a tutto, ho difficoltà a immaginare una campagna elettorale in una grande democrazia occidentale in cui un candidato c’è ed è reale, quello della sinistra, e l’altro è virtuale perché non scende in campo”. Bersani, dice che c’è “chi gioca con la governabilità, pensando che la balcanizzazione del Parlamento porti a un governissimo Monti, non so dove viva”.

Diego Cimara

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