Niente verve e pathos per Gli amanti passeggeri
Almodovar pecca e stona: una commedia-flop

amanti-passeggeriCi sono tutti i temi di Almodovar: la bisessualità, i tradimenti veri o presunti, le menzogne dell’universo maschile e gli isterismi di quello femminile.

Il cast degli attori presenta vecchie conoscenze del cinema almodovariano: Antonio Banderas e Penelope Cruz, utilizzati più che mai in questa ultima opera come feticci di mera introduzione; mentre altri, come Lola Duenas, Javier Camara e Cecilia Roth, innestano, non sempre nel modo migliore, new entry che non lasciano il segno. Ma un glamour decisamente “queer” sospinto e un poco forzato, non basta per fare de Gli amanti passeggeri un film all’altezza delle prime graffianti commedie di Almodovar. La storia se da un lato è appassionante e intrigante, dall’altra è limitativa, e necessitava di un intreccio narrativo e ipertestuale che stavolta è mancato, risultando stonato l’intero prodotto.

Ci troviamo in un aereo della immaginaria compagnia Peninsula, diretto a Città del Messico. I passeggeri del volo compongono una fauna variopinta, quanto assurda e grottesca: due sposini rimpinzati di droga, una “dominatrix”, un killer professionista, un ex attore dongiovanni, ecc. All’improvviso un guasto tecnico mette a rischio la vita dei passeggeri, che solo apparentemente viaggiano tranquilli, ma che nascondono nella loro testa e coscienza misfatti e turbamenti di ogni genere, che, in alternanza, potrebbero toccarci tutti o magari riconducibili esclusivamente a marionette pirandelliane svuotate di senso pratico.

amanti-passeggeri-almodovar-defaultNonostante i piloti facciano di tutto per trovare una soluzione al guasto, rappresentato da un carrello inceppato che impedisce un’improbabile atterraggio d’emergenza, finiscono con l’invischiarsi nei loro problemi personali, rappresentati, a dosi diverse, dalla componente bisessuale dello loro privacy, elemento che destabilizza i loro nervi più del guasto dell’aereo, metafora di un’esistenza soggetta a turbolenze. Gli assistenti di volo, tra cui spicca il navigato Javier Camara (Parla con lei), sono plasmati con le fattezze di tre “drag queen” mancate e si impegnano anima e corpo, tra un cocktail e l’altro, per garantire, anche con sketch e battute super inflazionate, il miglior viaggio possibile nella peggior situazione possibile. Ma la paura comune di una disfatta viene fuori dirompente e ognuno dei passeggeri viene passato in rassegna dal regista in tutte le sue debolezze e meschinità, tra scaramanzia, tipica dell’atmosfera “latina” di ogni opera del regista spagnolo e il dolceamaro di un destino beffardo.

Tutto il film, ad eccezione “forse” della primissima parte, è privo di verve e pathos, ammorbato sotto una coltre di superata ilarità, rifacente agli intrighi psicologici dell’omosessualità repressa, dell’invidia tra checche, dall’alcolismo cronicizzato da persone che si credono fuori dal tunnel. La commedia tocca anche di rimando, ma senza incidere, la politica corrotta della Spagna, il trasporto illegale di stupefacenti per via anale e soprattutto la visione di un destino globale più che mai sbandato.

Con una scenografia minima e a bassissimo costo e una colonna sonora che non accentua nessun tormentone alla “Cuore matto”, Gli amanti passeggeri è una paccottiglia patinata di divertissement visti e rivisti, in grado di aggiungere nulla alla poetica dissacratoria di un grande regista come Pedro Almodovar.

Ignazio Gori

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