Occupazione, Istat: tutti i numeri della crisi

Disoccupati, record storico. La disoccupazione aumenta, le tasse anche, gli italiani non riescono a risparmiare nulla e il ministro Riccardi dice che abbiamo bisogno di immigrati. 2,7 milioni sono senza lavoro. La strada per il seppellimento di questo Paese è consolidata. Nel 2012, 16.000 giovani, in maggioranza laureati, abbiano abbandonato il Veneto per cercare fortuna in Australia. Esportiamo ragazzi preparati a spese del paese e importiamo manovalanza generica e disoccupata, sempre a spese del paese.

Il numero di persone senza lavoro nel nostro Paese è salito a 2 milioni e 774 mila: è il livello più alto dall’inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004) e dall’avvio di quelle trimestrali, ovvero dal quarto trimestre del 1992.

Un record assoluto. Lo ha rilevato l’Istat in base a dati provvisori e destagionalizzati. Il tasso di disoccupazione a settembre è al 10,8%, in rialzo di 0,2 punti percentuali su agosto e di 2 punti su base annua. Il livello record di disoccupati raggiunto a settembre è il risultato di un aumento del 24,9% su base annua, pari a 554 mila unità. Su base mensile si registra un rialzo del 2,3%, ovvero di 62 mila unità.

Giovani, 35,1% senza lavoro. Ad essere penalizzati sono, ancora una volta, i giovani: il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a settembre è salito al 35,1%, in aumento di 1,3 punti percentuali su agosto e di 4,7 punti su base annua. Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 608 mila. Tra gli under 25 le persone in cerca di un lavoro rappresentano, precisa l’Istat, il 10,1% della popolazione in questa fascia d’età.  Colpiti soprattutto gli uomini. L’aumento congiunturale della disoccupazione, fa sapere sempre l’Istat, interessa prevalentemente la componente maschile (+4,0%) e, in misura modesta, quella femminile (+0,3%). In termini tendenziali cresce sia la disoccupazione maschile (+29%) sia quella femminile (+20,5%). L’incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è stato pari al 35,1% in aumento di 1,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,7 punti nel confronto tendenziale.
Il tasso di inflazione frena fortemente a ottobre, calando al 2,6% annuale dal 3,2% di settembre. Su base mensile i prezzi al consumo restano fermi. Il rallentamento della crescita su base annua dei prezzi al consumo coinvolge gran parte delle diverse tipologie di prodotto, scontando sia effetti di riduzione congiunturale in diversi comparti dei beni e dei servizi, sia un favorevole confronto con ottobre 2011, mese caratterizzato da forti rialzi congiunturali dei prezzi, ai quali aveva in parte contribuito l’aumento dal 20% al 21% dell’aliquota Iva ordinaria. L’inflazione acquisita per il 2012 si conferma al 3,0%.

Diego Cimara

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