‘Praparapumpa’, il recital che denuncia la povertà

PraparapumpaMatteo Salvatore è il cantore del Sud per antonomasia, il Woody Guthrie pugliese. Nelle sue canzoni ritroviamo l’ironia (La bicicletta), la denuncia della miseria (Pasta nera), la ribellione (Padrone mio) e persino uno struggente disincanto (La cometa). L’eredità musicale e culturale di Matteo Salvatore, elogiato da personaggi come il regista Giuseppe De Santis, o dallo scrittore Italo Calvino, ha in sè l’universalità dei sentimenti umani, i più semplici, quelli legati alla terra, alla fame, all’amore, nonché a un antifascismo concepito come una pura voglia di libertà. Con il recital ‘Praparapumpa’, diretto da Cosimo Damiano Damato, Moni Ovadia, custode di una cultura mitteleuropea, omaggia il cantastorie di Apricena (Foggia) creando dei ponti transculturali, in grado di incorniciare la figura particolarissima di Salvatore in una più ampia “mediterraneità”, dove la forza del dialetto pugliese è ben supportata dagli arrangiamenti klezmer, folk, swing e blues, sonorità che rivisitano alcuni pezzi di Salvotore dandogli una nuova vita, soprattutto grazie alla magia vocalizia e polifonica di H.E.R., già splendida violinista di Teresa de Sio e qui compagna di Ovadia, tra recitazione e canto.

La vita di Matteo Salvatore è così raccontata, tra atmosfere sentite, amarezze, ironie e commozioni. Uno spettacolo struggente, con una musica altrettanto trascinante, opera della band Famenera, i cui lamenti yiddish sembrano rimandare a una preistoria del mondo quando i cantori come Woody Guthrie e Matteo Salvatore erano gli eroi del popolo, dei più poveri; quando c’era sempre un “fascista” da combattere e un “pelo di donna” era più meritevole di essere cantato che una speranza cristiana che abbandona a se stessi. Woody Guthrie aveva scritto sulla sua chitarra l’eterno motto: “THIS MACHINE KILLS FASCISTS” (Questo strumento uccide i fascisti). Matteo Salvatore non l’aveva scritto ma senz’altro l’aveva tatuato sullo stomaco, ed è un tatuaggio indelebile. Moni Ovadia e HER raccolgono l’invito di Renzo Arbore e di Lucio Dalla, che avevano riscoperto dopo anni di oblio il povero Salvatore, ormai in miseria dopo il carcere per l’accusa di omicidio della moglie; un invito dunque a riscoprire un artista intimo ed universale, antico e terribilmente moderno. PRAPATAPUMPA sarà al Teatro Vittoria, in piazza S. Maria Liberatrice 10, a Roma, fino al 15 Dicembre. Info: www.teatrovittoria.it

Ignazio Gori

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