Primarie, Renzi fa ricorso al Garante per la privacy
Bersani ribatte: «Regole decise all’unanimità»

Polemiche nel Pd tra Renzi e Bersani. Si erano chiariti e si erano voluti bene di nuovo. Ma nella serata di mercoledì, a Ballarò, sono tornati a scontrarsi i due titani del centrosinistra. Adesso si litiga sulle regole delle primarie. Sempre mercoledì, Matteo Renzi, il 37enne candidato premier, ha fatto ricorso al Garante per la protezione dei dati personali.

Il primo competitor del segretario Bersani chiede all’Authority di valutare se la pubblicità degli iscritti all’albo del centrosinistra violi le norme di riservatezza e chiede che l’appello pubblico di sostegno al partito debba essere sottoscritto per poter votare alle primarie. E in particolare, il giovane politico contesta la norma secondo la quale possono essere resi pubblici i nomi degli elettori delle primarie del prossimo 25 novembre, termine di scadenza alla candidatura, in quanto sottoscrittori dell’appello per il centrosinistra. Questo, si sottolinea nel testo inviato dallo staff di Renzi, significherebbe “chiedere come condizione vincolante per la partecipazione il consenso alla diffusione o pubblicazione di un dato personale certamente sensibile, perché legato alla messa in atto di comportamenti che implicano la manifestazione di opinioni politiche o consistono essi stessi in manifestazione di opinioni politiche”.

“Mi sono impegnato a decidere in tempi brevi”, ha dichiarato Antonello Soro (nella foto a destra), presidente dell’Authority, ex capogruppo del Pd e prima ancora della Margherita. Intanto Bersani commenta: “Sono regole che abbiamo deliberato all’unanimità”. Ma Renzi le definisce una “porcata” e suggerisce la preregistrazione online dei votanti, evitando che per iscriversi e votare gli elettori debbano andare in due luoghi diversi. I renziani accusano Bersani e Vendola di aver scritto “da soli” il regolamento adottato il 19 ottobre. Ma il bersaniano Ugo Sposetti difende la posizione del segretario del partito: “Senza regole le primarie diventano un suk”. E ancora Alessandra Moretti, vice sindaco di Vicenza: “Svuotata la rottamazione, adesso andremo avanti 15 giorni sulle regole. Un altro modo per non affrontare i problemi degli italiani”.

Ma il sindaco di Firenze, vuole vederci chiaro tra l’appello pubblico e l’albo degli elettori. E si difende: “E’ un ricorso a tutela di tutti, ora ci aspettiamo un intervento celere del Garante”. Ed il responso sarà comunque criticato. Da una parte o dall’altra. Se Soro ascolterà il volere di Renzi, si penserà che lo ha fatto per schierarsi contro Bersani. Se invece gli darà torto, lo si accuserà di aver prediletto i democristiani del Pd al posto del sindaco cattolico di Firenze. La partita è aperta e tutta da giocare.

Sara Stefanini

Lascia un commento