Prostituzione a Roma: ragazze ridotte a schiavitù e marchiate

Usate come merce di scambio e costrette a lavorare sul marciapiede. Ennesima storia di prostituzione, per la quale sono state arrestate undici persone, tutte romene, dai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Tivoli.

L’accusa è quella di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione sulle strade della Capitale, riduzione in schiavitù.


Il fatto.
Attiravano loro connazionali, promettendo lavoro. La prospettiva di un futuro migliore ha spinto le ragazze, in condizioni di assoluta povertà, ad accettare il trasferimento in Italia. Presto però l’illusione si trasformava in inganno. Private dei documenti, le ragazze venivano vendute o messe in palio come premi nei giochi d’azzardo. Oltre agli irreversibili danni psichici, per una delle vittime della tratta i segni dell’atrocità rimarranno indelebili: tre anni fa è stata marchiata a fuoco con l’iniziale del nome del suo sfruttatore. Gli aguzzini usavano addirittura la minaccia di morte per intimidire le ragazze, tolte della libertà personale e soggette ad uno stato di assoluta soggezione psicologica.

Fenomeno diffuso.  Recentemente altri casi analoghi a quello accaduto a Roma, si sono verificati anche a Sesto San Giovanni (Milano) e Trani (Barletta). Il luogo dello sfruttamento è sempre lo stesso: quello delle strade più trafficate. A Sesto San Giovanni sono rimaste coinvolte anche sette minorenni. Il mezzo più utilizzato per adescare le giovani ragazze è quello del web. Falsi annunci di lavoro spingono le ragazze, nel disperato tentativo di dare una svolta alla propria vita, a trasferirsi in Italia.

Gianluca Natoli

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