Renzo Paris e la letteratura contemporanea: “Sono tutti con il capo dentro la pece del giallo”

renzo parisRenzo Paris, uno scrittore che ha al suo attivo moltissimi libri scritti e che è stato firma di testate come il Corriere della sera, il Manifesto, Liberazione e L’Espresso. In occasione della ristampa da parte di Castelvecchi della biografia di Alberto Moravia, “Una vita controvoglia”, ho voluto porre alcune domande a Renzo Paris, scrittore, saggista e poeta, tra i più noti e apprezzati.

1-RENZO PARIS, IL SUO ESORDIO LETTERARIO CON “LO SPETTATORE PORNOFONO” DEL 1969, E’ FRUTTO DI UNA VOCAZIONE AUTONOMA O FORSE INEVITABILMENTE ISPIRATA DA IDOLI DI RIFERIMENTO? DI COSA PARLAVA QUEL LIBRO?

Quel mio primo libro di poesie uscì in una collana dell’editore Sciascia con la prefazione di Gianni Toti. Il titolo era “Il pornofono”, ma Toti, che dirigeva la collana, volle chiamarlo Lo spettattore pornofono. Mi riferivo alla voce del poeta. Le poesie migliori le ho poi antologizzate in “Album di famiglia”. Raccontava la mia vita di studente, le mie letture, la mia idea di poesia, che era un pò sciamanica, come nella plaquette che mi pubblicò nel 1969 Adriano Spatola, con disegni del surrealista Giordano Falzoni intitolata “Scongiuro”.

2-A DISTANZA DI QUARANT’ANNI DALL’USCITA DI “CANI SCIOLTI” – PER MOLTI LA SUA OPERA PRINCIPALE – QUALI SONO LE SUE POSIZIONI RIGUARDO IL ’68, RIGUARDO LE PARTI DI UN GIUOCO SOCIOPOLITICO IRRIPETIBILE E CONTROVERSO?

“Cani sciolti” uscì nel 1973 ed ebbe nel tempo diverse edizioni. E’ vero, è forse il mio romanzo più conosciuto. Era ambientato dopo il ‘68 e raccontava soprattutto le storie perverse di due giovani insegnanti delle campagne laziali, storie d’amore. Moravia mi intervistò su quel libro che riteneva importante. Il ‘68 era dunque la cornice.

3-LEI E’ CONSIDERATO UN ACUTO ESPLORATORE DELL’AVVILITA “SAGA DEL FUCINO”. IL ROMANZO PARA-REALE “I BALLATRONI” NE E’ UN ESEMPIO. DA ABRUZZESE, COSA CREDE DI AVER EREDITATO DI PIU’ DALLA SUA TERRA, ANCHE ALLA LUCE DELLA SUA ESPERIENZA LETTERARIA?

La Marsica è senpre stata nel mio cuore, ho pubblicato tre romanzi sul Novecento marsicano, riferiti al mio paese di nascita, Celano. Ma nemo profeta in patria. Ho vissuto i miei primi tredici anni nel mondo antico, poi a Roma ho vissuto la modernità. Ero diventato schizofrenico ed era come se avessi vissuto due vite separate.

4-NE “LA VITA PERSONALE” LEI HA INTRECCIATO VITA VISSUTA E VITA LETTERARIA. SONO FORSE PER LEI INDISSOLUBILI? INDIVISIBILI? A TAL RIGUARDO COS’ E’ PER LEI UNA “AUTOBIOGRAFIA LETTERARIA”?

Vita e letteratura. Il pendolo va dalla vita alla letteratura e ritorno. Non si puà fare a meno della vita per dare senso alla letteratura e il contrario.

5-DA DOCENTE PLURIDECENNALE DI LETTERATURA FRANCESE, CREDE CI SIANO ANCORA STRASCICHI DEL ROMANZO CLASSICO BALZACHIANO? OVVERO, PARTENDO DALLE CONSIDERAZIONI SVILUPPATE NEL SUO SAGGIO “ROMANZI DI CULTO” EDITO DA CASTELVECCHI, QUAL E’ LA SALUTE DEL “ROMANZO ITALIANO”?

Balzac oggi? No, non ce ne sono. Il romanzo si è trasformato anche dai tempi di “Romanzi di culto” e molto. Sono tutti con il capo dentro la pece del giallo. E nessuno che tiri il capino fuori. O no?

6-E’ DA POCO STATA RIEDITATA DA CASTELVECCHI LA SUA BIOGRAFIA DI ALBERTO MORAVIA, “MORAVIA: UNA VITA CONTROVOGLIA”. PUO’ ESPORRE IL SUO RAPPORTO CON IL MORAVIA-AMICO?

Moravia viveva le sue giornate controvoglia, come me, solo che la sua razionalità era totale e non è riuscito a razionalizzarmi nei decenni della nostra amicizia. Ma forse mi voleva bene forse perché ero svagato, irrazionale, chi sa.

7-E CON IL MORAVIA-SCRITTORE?

Mi ha insegnato a capire il tempo del romanzo. Ci teneva molto al tempo e alla credibilità.

8-HA UN AUGURIO CHE POSSA CONIUGARE LA BUONA LETTERATURA CON UN APPAGANTE SENSO CIVICO?

La buona letteratura forse non ha a che fare con il senso civico e il politicamente corretto, è una iniezione di anticonformismo, sempre.

Ignazio Gori

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