Rubrica del calcio del lunedì
La serie A vista da Marco Stiletti

Sarà Inter-Juve? Era dal 2006 che l’Inter non vinceva la prima di campionato. Ora con il nuovo corso Stramaccioni e con i giovani terribili, messi a disposizione dalla società, non poteva accadere cosa diversa. Non è stato facile, però, per i nerazzurri vincere.

Prima che il match per gli uomini di Strama si mettesse in discesa, il Pescara, per quasi trenta minuti, mostrava un gioco d’attacco aggressivo. Gli uomini di Stroppa avrebbero meritato il vantaggio. L’uomo biancoazzurro più attivo è stato Weiss che ha messo in difficoltà i difensori nerazzurri e l’indistruttibile Zanetti, oltre a guadagnare alcuni calci di punizione. Per il resto della partita c’è stato un dominio nerazzurro pazzesco. La dominazione avviene prima con Snejider che apre le marcature e poi con la spinta di Guarin che apre varchi per la strana coppia Cassano-Milito. Cassano poi viene sostituito da Coutinho che con la sua rete stende defintivamente gli uomini di Stroppa. E’ una grande e bella Inter in tutti i reparti. La difesa si mantiene ormai da tre partite, il centrocampo trova la sua ragione anche con i nuovi acquisti come Gargano e l’attacco più compatto che mai con la mossa Cassano al posto dello squalificato Palacio. La prima giornata di campionato non ha ingannato le attese e lo sapevamo insieme all’Inter c’è la Juve in primis per lo scudetto. Buona la prima per gli uomini di mister Carrera. Con Conte in versione Hannibal Lecter, perchè chiuso nel gabbiotto per scontare la maxi squalifica, i bianconeri partono da dove avevano terminato. Lucio in difesa e aspettano in queste ultime giornate di campionato l’attaccante in grado di garantire molti gol, visto che alla prima hanno segnato ancora quelli delle retrovie come Liechtenstein e Pirlo su una sua solita “maledetta”. Al momento sembrano più forti e più complete Inter e Juventus, ma la prima giornata ha svelato il vero potenziale delle altre squadre. Al momento sembra derby d’Italia, ma la strada è ancora lunga.

La zanzara Napoli. Juve e Inter non sono sole. Entrambe lo sentono, lo sanno. Ci sono squadre pronte a immergersi con loro nella lotta scudetto. Una di queste che ieri ha convinto per una probabile lotta al vertice è il Napoli. La squadra di Mazzarri trova un nuovo tridente lì davanti: Hamsik-Cavani-Insigne. Con la partenza di Lavezzi, lo slovacco Hamsik si è imposto come vero e proprio leader, in campo soprattutto, dove sta evidenziando uno stato di forma eccellente oltre alla continuità sotto rete. L’esordio in campionato, però, ha confermato l’importanza della vecchia guardia, dei vari Maggio e Cavani e la solidità di un collettivo reso ancora più robusto dalla presenza di Britos, in difesa, e di Behrami a centrocampo. Proprio l’inserimento dell’ex della Fiorentina ha dimostrato di poter sostituire Gargano negli schemi di Mazzarri.

Rinascita Fiorentina. Le luci del sabato sera hanno illuminato una Fiorentina da sballo, all’inizio un po’ rigida, poi sempre più sciolta. Sembrava un ballo madrileno con movimenti già sincronizzati. Il rifinitore di questo ballo è stato Jovetic. Il montenegrino con una doppietta è riuscito ad abbattere l’Udinese per regalare al sindaco Renzi, presente in tribuna, e al presidente Andrea Della Valle nonchè al tecnico Montella la prima vittoria in campionato. Aspettando negli ultimi giorni di mercato una punta da 20 gol a stagione da affiancare a Jovetic, a brillare nella partita di esordio è stato il talento egiziano El Hamdaoui entrato in corsa per danzare anche lui all’interno di questo ballo.

A Genova torna il calcio di qualità. Lo spirito maligno che aleggiava da quattro mesi sul Ferraris, ieri sera ha cambiato definitivamente domicilio. Genoa e Samp finalmente riescono a vincere dopo brutti eventi che per due anni si sono abbattutti sulle due società ligure. Perchè prima del Cagliari, definitivamente messo a tappeto nella ripresa, la missione numero uno di De Canio era quella di lasciarsi alle spalle fantasmi e scorie del passato. Un Genoa che pare davvero avere voltato pagina rispetto allo scorso anno, fra l’altro nella sera della prima celebrazione di Immobile in una squadra pur priva dello squalificato Gilardino. Anche la Samp ha mostrato di avere contro il Milan  una grande qualità di gioco. La nuova Samp ha freschezza e idee chiare e la sua forza è soprattutto in mezzo dove unisce qualità e quantità. Merito di una campagna acquisti a basso costo e di una grande mente, Ciro Ferrara, esperta nel valorizzare i giovanissimi.

La capitale a doppia faccia. Tutti si aspettavano una Lazio che poteva faticare a Bergamo e una Roma zemaniana che doveva stracciare il Catania. Invece no. I ruoli si invertono. Petkovic non poteva aspettarsi un esordio migliore, anche se alcune sue indicazioni a tavolino non vengono confermate sul prato. Il tridente laziale è solo un desiderio, quello del tecnico è un 4-5-1 ma non per questo è meno tagliente. Hernanes parte sul centro destra e da quel settore infila la seconda rete consecutiva dopo quella di giovedì in Europa League. Poi verso la mezzora cambia con Gonzales; Mauri si porta anche nel torrione del centravanti, e Klose sfila sul binario sinistro; lo stesso Ledesma alterna movimenti orizzontali a corse verticali. L’altra faccia di Roma è quella dell’As che pareggia con il Catania. La Roma ha giocato maluccio. Si è intravisto qualcosa, ma più per rabbia e nervi che in forza al del gioco zemaniano. Molti spioventi alla ricerca della mitica profondità, nessuna combinazione alla Zeman. Elettroencefalogramma piatto sulla destra, dove Lamela è stato irritante e indiziato di scarsa combattività. Totti periferico a sinistra, fuori dalle solite rotte, ma capace di giocare qualche pallone dei suoi. Una Roma con linee scollegate e con gambe imballate. Riemersa dall’intervallo, la Magica ha preso per il collo il Catania senza riuscire a vincere. Zeman ha portato a casa vantaggio territoriale, possesso palla e baricentro. Le fondamenta sono state gettate, bisogna rifinire la costruzione.

Milan, ma dove vai? L’anno zero di Allegri per il momento si sta rivelando anche peggiore del pronostico. Il Milan è comprensibilmente nervoso. In via Turati come a San Siro. E Allegri è come in una lavatrice in centrifuga dalla quale non sa ancora se riuscirà a tirare fuori panni puliti. Soprattutto se i giocatori non lo aiutano, come ha fatto ieri Robinho. Il brasiliano calcia, sente tirare una coscia, ma per due volte da l’ok alla panchina. Poi Allegri cambia El Sharaarawy con Pazzini ma dopo 5 minuti Binho chiede il cambio: non ce la fa. Il Milan governa la partita in termini di possesso palla, ma ha idee confuse, i centrocampisti sono lenti, gli attaccanti sbagliano i movimenti, i terzini si sovrappongono senza i giusti tempi. I problemi dei rossoneri, come si vede, non si possono risolvere solo con il semplice acquisto di Kaka. manca qualità in ogni settore e l’emblema di ciò è il numero 10 sulle spalle di Boateng. Buon giocatore, ma nel Milan quella maglia l’hanno indossata Rivera, Savicevic, Rui Costa, Seedorf: differenze evidenti, che segnano un solco profondo tra il passato glorioso e il presente colmo di tristezza.

Marco Stiletti

 

 

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