Rubrica del calcio: Orizzonti di Milan
Impresa rossonera, Juve battuta

Sarà stata per la presenza da amarcord di Marco Van Basten in tribuna o per la nuova visita di Berlusconi a Milanello alla vigilia della gara, quale che sia la ragione il dato significativo è uno soltanto e ha il  sapore della sorpresa: il Milan manda in bianco la Vecchia Signora e si regala una notte magica, una notte che non gli capitava da tempo. È stata una vittoria cercata e sofferta, figlia di un atteggiamento tattico certamente studiato con puntigliosità maniacale in allenamento.

È stata, dunque, la vittoria di Allegri, il toscano, negli ultimi mesi messo in discussione da quella stessa dirigenza che un giorno sì e l’altro pure si affrettava a riconfermarlo, ha impostato una gara prettamente difensiva conscio del fatto che se avesse affrontato la Juve a campo aperto non avrebbe cavato un ragno dal buco. I rossoneri hanno, così, calato la carta dell’intensità, ma soprattutto dell’umiltà: per tornare padroni del rettangolo di gioco ci vorranno mesi o forse anni e tutto dipenderà da quanto tempo le giovani leve impiegheranno a crescere e a maturare. Non è stata la solita Juve, la Champions sta portando via energie psico-fisiche preziose e l’atletismo messo in campo dal Milan ha complicato le cose ancor di più. I rossoneri sono stati perfetti a chiudere tutti spazi, impedendo il classico gioco juventino fatto di rapide verticalizzazioni e tagli degli centrocampisti. La retroguardia milanista, oggettivamente il reparto più in affanno della squadra, ha saputo fin da subito prendere le misure all’avversario e coadiuvata dagli altri reparti, vedere per credere la prestazione di El Shaarawy più da terzino che da attaccante, nonostante la pressione bianconera non è mai andata in apprensione. In sostanza il Milan non è caduto nei soliti errori figli del pressappochismo e dei cali di tensione.

La sfida è stata una partita di scacchi: molto tattica e poco brillante. Decisa da un calcio di rigore dubbio convertito da Robinho (31’) per un braccio di Isla su tocco di testa di Nocerino. Sarà la moviola al termine della gara a certificare che la sfera, diversamente da quanto visto dall’arbitro di porta, aveva sbattuto tra schiena e spalla del cileno. Di nuovo polemiche dunque e nuovi fantasmi infestano Milan-Juventus: nella stessa porta del gol annullato di Muntari dello scorso 25 febbraio, che scucì di fatto lo scudetto dalle maglie rossonere, arriva il rigore fantasma di Robinho. Andando di questo passo chissà cosa ci riserverà il confronto l’anno prossimo. La rete del vantaggio ha accentuato l’atteggiamento attendista dei rossoneri causando, per contro, l’avanzamento della Juve. Alessio ha provato a dare la scossa sfruttando l’imprevedibilità di Giovinco e la freschezza di spirito di Pogba, e in effetti il dominio territoriale bianconero nella prima metà della ripresa è stato netto, producendo però solo una rovesciata scomposta della Formica Atomica e il tiro insidioso di Vucinic (salvato da Costant). Il Milan, da par suo, ha punto in contropiede sfiorando la traversa con una conclusione di Nocerino e ha impegnato Buffon con un colpo di testa di Yepes.

Il trittico della morte (Fiorentina-Napoli-Juventus) è alle spalle e i rossoneri ne sono usciti con 4 punti conquistati e con le ossa contuse ma non rotte, il livello prestazionale nei tre incontri è stato un continuo crescendo, convinzioni e atteggiamenti stanno migliorando. A tal proposito fondamentale è stato il riavvicinamento di Berlusconi ai giocatori: psicologo, padre e pure allenatore ombra (sua la volontà di vedere Robinho titolare) a questo Milan mancava un Presidente, una guida carismatica esterna ma comunque partecipe delle dinamiche dello spogliatoio che facesse capire ai calciatori il senso storico dei colori che portano sulla casacca.

Paolo Florio

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