Rubrica del calcio: Orizzonti di Milan
Missione ottavi compiuta. Mexes re per una notte

Monsieur Philippe Mexes chapeau. Il tanto giustamente bistrattato difensore francese indovina il goal della vita, quello che non gli capiterà mai più di fare, perché reti così, frutto di un mix di elementi, sana follia, pizzico di fortuna, coordinazione, sono irripetibili. Al 71’ minuto il calcio si è fermato per un attimo interminabile, le coordinate spazio-temporali si sono cristallizzate e hanno consegnato alla storia la rovesciata al volo, dopo controllo di petto, del calciatore più discontinuo del presente milanista, al secolo Philippe Mexes.

Se un preziosismo del genere l’avesse partorito il Messi o il Cristiano Ronaldo di turno si sarebbe caduti in una sorta di isterismo calcistico collettivo, la stampa internazionale avrebbe urlato al miracolo, scomodando icone del calibro di Maradona, e detto che forse il goal del Pibe de Oro siglato con la casacca dell’Argentina contro l’Inghilterra nel Mondiale 86’ a confronto non è poi un granché. Si sarebbe in pratica ricalcato il tam-tam mediatico innescato dalla rovesciata volante di Ibrahimovic con la nazionale svedese, quando i giornali anglosassoni (ma non solo) hanno senza un briciolo di buon senso (calcistico) scalzato dal trono del goal più bello l’intoccabile discesa palla a terra di Diego. Invece il goal di Mexes, nonostante l’oggettiva bellezza, è quasi passato sotto traccia perché siglato da un nome meno quotato. Per tua fortuna, caro Philippe, esiste la memoria storica e quella nessuno la può riscrivere o cancellare.

Tornando agli affari milanisti, i rossoneri tornano dalla trasferta di Bruxelles con la sicurezza di essere qualificati agli ottavi di Champions League. Di sicuro il Milan non vincerà la coppa dalle grandi orecchie, ma almeno il passaggio di turno è un’iniezione di fiducia alla squadra e assicura alle casse un tesoretto di 10 milioni di euro che, visti i tempi, è una manna dal cielo. Il primo tempo degli uomini di Allegri è abulico, nonostante la pochezza tecnica degli avversari la porta per gli avanti rossoneri è un miraggio. Non è impresa così improba, invece, per l’Anderlecht bucare la retroguardia avversaria. Al 13’ Jovanovic si presenta a tu per tu con Abbiati e quest’occasione è l’avvisaglia di un primo tempo di grossa sofferenza. Dopo 20’ Costant anticipa sulla linea della porta Mbokani, pronto alla deviazione. È per l’ennesima volta El Shaarawy il defibrillatore rossonero e rianima la squadra al 2’ della ripresa con una girata di piatto dopo controllo morbido. Il raddoppio di Mexes al 71’ invece di addormentare la partita risveglia i padroni di casa che, sebbene poco ludici, si stendono in avanti. La pressione offensiva belga genera il goal di Sutter (78’), con successiva occasione divorata da Deschach. La rete di Pato in pieno recupero arrotonda solo il risultato e si spera che infondi più fiducia al giovane brasiliano.

Il Milan visto in Belgio si conferma allergico alle cose semplici, è una squadra dall’atteggiamento autolesionistico neppure troppo velato. Non è una coincidenza che sia proprio Mexes, calciatore autolesionista per eccellenza, a siglare con un’acrobazia indimenticabile il goal che sarebbe dovuto essere della tranquillità, ma che viceversa apre al tambureggiante finale di partita dell’Anderlecht. La rete del francese fotografa con poetica spietatezza la sua cifra calcistica (e dell’attuale Milan): difensore delle grandi cose nel bene e nel male.

Paolo Florio

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