Si sente “Eco di un ricordo” di buona musica
Tutt’altro che “Sciatti dei”, gli Irebus lanciano l’ep

Un gruppo un rebus, sono gli Irebus. Voce graffiante, batteria e tanto rock. Sono tornati i cinque giovani ragazzi emergenti, carichi più che mai per promuovere il loro primo album autoprodotto, “Eco di un ricordo”, in uscita il 18 ottobre. Dopo due singoli, uno del 2010 “Non torna più” e uno del 2012 “Sciatti Dei”, i fan stavano attendendo l’EP.

Kaleidoscopia aveva già scoperto questi ragazzi lanciando il loro ultimo singolo (leggi qui). Con Nicola Di Mieri alla voce e chitarra, Vincenzo Cultrera alla chitarra, Giammarco Foresta al basso, Gerardo Siano alla batteria e Luca Cultrera alla chitarra, il gruppo prende vita e si anima. Giovanissimi, tutti tra i 20 ed i 22 anni, si sono uniti nel 2010 da un’unica passione: la musica pura. Ed è proprio così che nasce il nome della band. Il termine IREBUS viene scelto a seguito di una coincidenza piuttosto bizzarra. Nel 2009, Nicola in compagnia di un suo amico, disponendo in ordine i seguenti oggetti: dei pick-up, un boomerang, ed un’icona religiosa raffigurante la Madonna, combina un rebus al quale i due attribuiscono il seguente significato: “Madonna mia, fai ritornare la buona musica!”. Da subito il consenso e l’approvazione da parte degli altri ragazzi del gruppo, che hanno intravisto in quel rebus l’auspicio per comporre della buona musica.

La forza e la particolarità degli Irebus è che tutto il materiale pubblicato è autoprodotto. Ed eccoli con l’album composto da cinque canzoni tra cui l’ultimo singolo lanciato “Sciatti Dei” e “Stanza di plastica” cantata interamente dal bassista Giammarco Foresta. Attraverso un sound sincopato e incisivo trasmettono le insicurezze della società contemporanea e i tipici problemi che tutti i giovani hanno, compresa la necessità di trovare a tutti i costi un’identità, di essere qualcuno.

Sara Stefanini

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