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La politica costa a ogni cittadino 646 euro l’anno
Casta, 24,7 mld l’anno per istituzioni e enti pubblici
In Italia, 1mln 300 mila persone vivono di politica

QUANTO CI COSTA LA POLITICA. La politica costa a ogni cittadino 646 euro all’anno e impiega il 12,6% dell’Irpef incassato dallo Stato, per una spesa totale di 24,7 miliardi di euro ogni 12 mesi. È questo il prezzo di un sistema composto da istituzioni nazionali e locali, enti, agenzie pubbliche, aziende controllate o partecipate dai Comuni e dalle Regioni, consorzi, associazioni di Comuni, Comunità montane e grandi società per azioni a capitale in tutto o in parte statale. Governo e sottogoverno, come si diceva un tempo, cioè la Casta e un sottobosco dove si aggirano nani strapagati e travestiti da manager, portaborse, consulenti e figure di ogni genere, pagati con quattrini pubblici e, soprattutto, nominati o scelti dai politici, spesso, anche se non sempre, senza che vi sia alcun riguardo al merito o alla professionalità. Continua a leggere

Lusso e auto blu per i politici. Alla faccia degli italiani

In questi ultimi mesi non si fa che sentire la parola “sacrificio”. Gli italiani sono costretti a tirare la cinghia, a rinunciare ad hobby o sfizi per far fronte alle spese quotidiane. La politica intanto, se la ride. E non sono solo i soliti politici che ormai conosciamo tutti, sono proprio i bocconiani del governo techno, come lo definisce Fiorello.

Eh già, lo scorso 21 aprile, Giovanni Passera è stato battezzato nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma. La madre, Giovanna Salza ed il padre Corrado, Ministro dello sviluppo economico e dei trasporti non hanno badato a fronzoli. E proprio di fronzoli con tanto di strascico è composto il vestitino di cerimonia del piccolo probabile futuro bocconiano.

Senza contare i rimborsi elettorali usati per pagare lauree ai pesci (il Trota), festini, macchine di lusso, case. Non solo nella Lega. Destra, sinistra, non si fa differenza. Un vecchio detto popolare dice: “ammazza ammazza, son tutti una razza”.

Ma non finisce qui. Come giustamente scrive Mario Giordano nel mensile A, le auto blu, sono un’attrazione invitante per tutti i politici. In Italia, vengono utilizzate ben 65 mila auto blu stando al Censimento 2011 della Presidenza del Consiglio e la regione più “colpita” sarebbe l’Emilia Romagna. Affacciandosi oltre la Manica, l’Inghilterra dichiara di avere in uso solo 195 auto. C’è una bella differenza. Certo, magari ce ne sono meno perché lì usano anche le carrozze, ma è comunque un dato raccapricciante.

Non dimentichiamoci dell’ex Ministro della Difesa, Ignazio La Russa che voleva acquistare ben 19 Maserati (poi ridotte a 9) nuove di zecca a sostituzione delle Audi. Si giustificò dicendo: «Le Maserati costano meno delle Audi ed è pure un marchio italiano». E adesso il nuovo governo ha indetto un bando da dieci milioni con scadenza già prorogata al 18 maggio per l’acquisto di 400 berline di cilindrata 1600 cc. Dopo le polemiche, Palazzo Chigi rettifica: «Il Governo non acquisterà nuove auto blu nel 2012 e auspica, per le amministrazioni territoriali, l’adozione di un’analoga impostazione. Il bando non determina automaticamente l’acquisto di nuove autovetture».

E pensare che il Ministro Griffi a gennaio aveva pronunciato tali parole: «Cari politici ora dovete prendere il bus». Qualcosa è cambiato. Si sono immamorati dello chauffeur. E come sentenzia Mario Giordano: «Chiedere sacrifici non è difficile, farli invece sì».

Sara Stefanini

3 firme per cambiare davvero

“3 firme per cambiare davvero” è un’iniziativa partita da piazza del Popolo il 16 ottobre e portata avanti dall’Onorevole Alessandro Onorato, capogruppo dell’Udc in Campidoglio insieme all’associazione culturale Cambiare Davvero. L’associazione si pone come un contenitore nuovo di iniziative e di elaborazione di proposte concrete  con il fine di portare avanti la politica sana ed i diritti degli italiani.

Proprio a loro sono state chieste 3 firme. La prima per togliere le auto blu in Campidoglio, lasciandole solo a Sindaco e vicesindaco. In questo modo si risparmierebbero almeno 10 milioni di euro l’anno, dando finalmente un giusto segnale agli elettori. La seconda riguarda la proposta di istituire l’Anagrafe Pubblica del Patrimonio immobiliare di Roma Capitale. Vale a dire, pubblicare sul sito di Roma Capitale un elenco con indirizzi, situazione, morosità  e caratteristiche di tutti gli immobili del Comune col fine di ottenere maggiore trasparenza e controllo. La terza ed ultima, ma non meno importante, è per la proposta di legge elettorale reintroducendo le preferenze invece di affidarsi alle maxi-coalizioni. Per firmare, sono stati creati 11 punti di raccolta nei quartieri capitolini: da San Giovanni a Ostia, dall’Eur a Tor Bella Monaca. Sono tanti i volontari dell’associazione, tutti giovani, che con impegno portano avanti questo progetto. Per capire meglio il progetto e le sue conseguenze, ho intervistato l’Onorevole Alessandro Onorato.

1 – Il 15 gennaio sarà l’ultimo giorno di questa iniziativa, quante firme sono state raccolte e quante erano state previste prima di organizzare l’evento?
Abbiamo già raggiunto il nostro primo obiettivo, che era quello di raccogliere 10mila firme. Entro Natale speriamo di raddoppiare e di arrivare 20mila: vogliamo dare un segnale forte al Sindaco e all’amministrazione, per far capire loro che è urgente approvare queste proposte.

2 – Ogni cittadino metterà 3 firme per cambiare davvero, cosa succederà dopo?
Andremo dal Sindaco con le firme raccolte, e chiederemo alla sua maggioranza di portare le nostre proposte di delibera in Consiglio comunale: si tratta di misure di buona amministrazione che vanno  al di là degli schieramenti politici. La trasparenza e la riduzione dei costi sono principi fondamentali su cui tutti i partiti devono essere d’accordo. La proposta per l’eliminazione delle auto blu è stata firmata dal capogruppo della Lista civica per Alemanno Antonino Torre, e quella per l’Anagrafe Pubblica del Patrimonio immobiliare è stata sottoscritta anche dal capogruppo del Pdl, Luca Gramazio, e da quello del Pd Umberto Marroni. Questo significa che su entrambi i temi c’è una grande convergenza: mi auguro che si arriverà all’approvazione il prima possibile.

3 –Lei propone di eliminare tutte le auto di servizio e di rappresentanza, tranne quelle del Sindaco e il vicesindaco. Appena depositata la proposta di delibera, ha scelto di rinunciare all’auto che le spettava in quanto capogruppo, perché?
Mi sembrava un atto di coerenza necessario. Potevo chiedere l’abolizione delle auto blu e continuare a usare la macchina di rappresentanza? Non sarei stato credibile. Però non credo che si tratti di un privilegio inutile: Roma è una città vastissima, gli assessori e i capigruppo si spostano continuamente e fanno centinaia di chilometri ogni giorno. In questo senso si tratta di un servizio utile, ma si potrebbe avere lo stesso risultato spendendo molto meno. Per il noleggio, il carburante e gli stipendi degli autisti spendiamo 17 milioni di euro l’anno. Io propongo di stipulare una convenzione con i taxi il cui costo ammonti al massimo al 35% di quanto si spende oggi per l’auto di rappresentanza: un grande risparmio rispetto agli oltre 7mila euro al mese attuali. Bisogna poi considerare che più della metà dei veicoli del parco auto comunale servono per “funzioni operative”: in pratica per smistare la posta interna, che nel 2011, al Comune di Roma viaggia ancora con il “camminatore”. Questo vuol dire che ci sono dipendenti in carne ed ossa che girano per tutti gli uffici a distribuire lettere e protocolli: Jurassic Park, in pratica. Quanto si risparmierebbe con la posta elettronica certificata, o digitalizzando le delibere? Per non parlare del fatto che i 256 autisti potrebbero essere impiegati nel trasporto disabili e per guidare gli scuolabus, facendo risparmiare anche gli oltre undici milioni di euro che il Comune spende per esternalizzare quei servizi. Vogliamo far risparmiare al Comune sui costi della politica per dare di più ai cittadini romani.

(Intervista realizzata da Sara Stefanini)