Vi ricordate qualche mese fa quando vi ho raccontato di come un ragazzo con in mano strumenti aborigeni incantava me e le vie di Bruges? Vi ho narrato le suggestioni e le emozioni nello scoprire quanto sia fantastico prendere il nuovo e il vecchio, miscelare insieme strumenti di culture ed epoche diverse con i più nuovi ed ampi scenari sonori della nostra epoca. Ho rintracciato l’artista in questione, ho scoperto che aveva il mio stesso nome (tradotto in fiammingo!) e che il suo nome d’arte è Nataraja. Non sapete cosa significa? Allora leggete l’interessantissima intervista fatta in esclusiva su Kaleidoscopia. E’ solo il primo articolo della nuova rubrica Deep in Music. Continua a leggere
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