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La teoria dei colori di Cesare Cremonini, racconto della vita multicolor di un ragazzo bolognese

Entusiastico il successo di pubblico con cui è stato accolto il nuovo album di Cesare Cremonini, La teoria dei colori. E’ uscito il 22 maggio ma già molte sono le reazioni positive: il primo singolo, Il Comico-Sai che risate è nella top-twenty delle hit più ascoltate in radio, l’album è in vetta alle classifiche di iTunes e le librerie, visitate dal cantante per presentare e autografare la nuova fatica discografica, pullulano di fan. Disposti ad aspettarlo ore ed ore pur di vederlo molto più da vicino che in un concerto. E’ andata così a Milano, a Verona e a Roma; non potrà non andare meglio nell’adorata città natale, Bologna.

Che il suo seguito si stia tanto consolidando quanto espandendo lo dimostrano i palchi da grande artista in cui prenderà vita il tour: Cesare partirà il 26 ottobre dal Palaolimpico di Torino, proseguirà per il Mediolanum Forum Assago di Milano, passando per il Palalottomatica di Roma e concludendo in bellezza, a metà novembre, al Palapartenope di Napoli. Per citarne alcuni.

La teoria dei colori racconta la policromia con cui Cesare approccia alla vita, l’impossibilità di rimanere fissi su un immagine, su una tonalità. Questa ricchezza traspare dai testi come dalle musiche delle sue canzoni, da lui interamente composte, che spaziano dal pop melodico ad influenze rock d’oltremanica (l’amata Londra e le sue creature musicali, dai Beatles al mito di sempre Freddie Mercury, che Cesare porta tatuato su un braccio).  Un disco che risponde alla voglia scalpitante, di Cremonini in primis, di grandi esibizioni dal vivo: in una delle tante interviste che il cantante rilascia in questi giorni, ha dichiarato che La teoria dei colori potrebbe essere interamente riversato in un live, a differenza di album precedenti.

Insomma, da Squerez, il disco che l’ha reso famoso come cantante dei Lùnapop nel 1999, di tempo ed esperienza ne sono passati, ed il percorso ad una maturità umana ed artistica sempre più alta si segue passo passo attraverso i suoi album: Bagus, il primo da solista, Maggese, che ha dato vita a successi come Marmellata #25; nel 2007, poi, Il primo bacio sulla Luna, e nel frattempo i greatest hits, sempre pronti ad ospitare belle novità e collaborazioni come Mondo o Hello! .

Da pagliaccio, a figlio di un re a comico, per citare i protagonisti di alcuni brani di Cesare, che ne hanno svelato un pezzetto di personalità, il cantautore bolognese non smette di crescere e stupire, di emozionare  donne più o meno giovani, ragazzi più o meno grandi. Come è successo alla presentazione della teoria dei colori a Roma, dove, in prima fila, Cesare ha trovato la sua più piccola fan: una bambina di un anno indossava la t-shirt con la copertina dell’album.

Alessandra D’Acunto

Tutti i colori dell’Italia

Bianco, rosso e verde della bandiera? No, non sono solo questi. L’Italia, ultimamente, ne sta vedendo di tutti i colori.

Il nero delle borse che calano, della recessione che avanza e della disoccupazione che aumenta. Il bianco candido dei bambini e dei neonati uccisi per un gesto di pazzia. Il grigio fumo della bomba di Brindisi che ha ucciso la sedicenne Malissa Bassi. Il marrone della terra che trema e spacca l’Emilia. Il rosso porpora dei suicidi che non avevano più lavoro e non riuscivano a vivere. Il color ruggine dei partiti che compongono il Parlamento, ormai obsoleti e che non danno più fiducia agli elettori. Il verde Padania che allontana e separa gli italiani, uniti sotto la stessa bandiera. Il grigio delle schede elettorali, sempre meno usate dai cittadini che preferiscono astenersi al voto. L’azzurro del mare che accoglie la Costa Concordia, incagliatasi per errore umano del Comandante Schettino.

Il giallo che rappresenta la vitalità che avrebbero i giovani italiani, se solo venissero ascoltati e compresi. L’arancione degli aumenti dei ticket Atac a Roma, senza un perché. Il verde speranza, invece, purtroppo, sta sbiadendo. Ma rimane ancora nei ricordi degli italiani. Il blu dell’Unione Europea che ci stava alle calcagna insieme alla BCE, la stessa UE che era nata come un insieme condiviso e costruttivo di idee e che ora sembra quasi un patto fatto col Diavolo. Non se ne può più uscire, ma rimanerci è comunque periglioso.  Il grigio perla del Vaticano unito a un giallino pallido, i suoi segreti, le sue incoerenze. Il rosso acceso della vergogna che provavamo quando andando all’estero ci indicavano e ridevano pronunciando parole come: «Italia, Berlusconi, bunga bunga». Il nero carbone del lutto, in onore di tutte le persone morte in questo periodo ingiustamente, comprese le vittime del terremoto. Il color fango della corruzione e della mafia che si diffondono a macchia d’olio nel paese partendo dalle fondamenta, come parassiti di attaccano ai cittadini facendo marcire il Belpaese. Ed infine, il rosa dei cervelli in fuga, i laureati costretti ad espatriare per trovare un lavoro degno.

Questa è la tavolozza di alcuni dei colori che, al momento, compongono l’Italia. Liberi di aggiungere ulteriori colori.

Sara Stefanini