Era l’11 novembre e nel prato cimiteriale di San Siro la Fiorentina di Montella celebrava il rito funebre al Milan. Quattro giornate dopo quella rossonera è, però, tutta un’altra storia: la squadra ha sbandato notevolmente, è arrivata sul ciglio del baratro con il rischio di caderci per davvero, ma alla fine si è ripresa, afferrata per i capelli da una società (presidente in primis) mai così attenta e vicina, e la vittoria con il Torino di domenica spalanca al Milan ambizioni che poco più di un mese fa non erano neppure un pensiero ipotizzabile. Tralasciando la manovra di gioco, ancora una volta fumosa, l’unica cosa preziosa che il Milan si porta dal campo granata sono i tre punti, ossigeno puro per la classifica rossonera. Il computo finale dei gol (ben 6 di cui 4 del Milan e 2 del Toro) non deve trarre in inganno, il match ha offerto uno spettacolo di basso livello, tanto che se prese singolarmente le reti, eccezion fatta per quelle di Robinho e Bianchi, sono frutto di errori tecnici individuali. Continua a leggere
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