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Monti-Bis sì o no, politici e elettori a confronto
Montezemolo: dare consenso elettorale al percorso iniziato da Monti

L’ostacolo maggiore sulla strada di un Monti bis è che il premier non ha una maggioranza politica. Va creata perché non bastano i tifosi del presidente del Consiglio all’interno del Pd o – men che meno – quelli del Pdl. E non basta nemmeno l’Udc, lo sponsor principale dell’operazione Monti l’anno scorso. Chi tifa prof sa che la prima cosa di cui c’è bisogno per riportarlo a palazzo Chigi nel 2013 è una base che nasca dalla “società civile”. E’ questo l’intento dell’incontro promosso al Teatro De Paolis, sulla Tiburtina a Roma, da Luca Cordero di Montezemolo, il ministro Andrea Riccardi, Andrea Olivero delle Acli, il presidente della provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. “Verso la terza Repubblica”, recita il manifesto promosso da una settantina di personalità e firmato da quasi settemila persone, tra professionisti e rappresentanti di associazioni. Continua a leggere

Libia: colpita ambasciata Usa a Bengasi. Elezioni più lontane

Continuano le tensioni in Libia, dopo l’ordigno esploso a Bengasi lungo il muro di cinta di un ufficio dell’ambasciata americana nella notte tra martedì e mercoledì scorso. Ancora tortuosa, quindi, la strada per il ripristino di un sistema democratico nel Paese, a otto mesi di distanza dalla morte di Gheddafi. A rischio le elezioni dell’assemblea costituente previste per il 19 giugno: potrebbero slittare alla prima settimana di luglio.
L’esplosione.
La bomba «non artigianale», che non ha causato alcuna vittima, è stata posta presso l’ufficio dell’ambasciata americana, in un’area dove si trovano tre palazzine. L’atto terroristico è stato rivendicato dal “Gruppo Prigioniero Omar Abdelrahman”, al fine di minacciare «gli interessi americani nel Paese nordafricano», ha riferito una fonte della sicurezza a Bengasi. Un funzionario dell’ambasciata Usa ha chiesto al governo libico di incrementare la sicurezza nei pressi delle proprie strutture, considerate zone ad alto rischio.
Caos pre-elettorale. 
Quello dell’altra notte, è stato solo l’ultimo atto di un disordine che sta ormai tormentando il paese da tempo. Lo scorso 4 giugno, era avvenuto un attacco all’aeroporto di Tripoli, per mano delle milizie del gruppo al-Awfea, venute da Tarhuna per richiedere la liberazione del loro leader Abu-Alija Habshi, rapito in circostanze ancora ignote. Discutibili, a detta di molti, le misure di sicurezza adottate, a sole due settimane dall’apertura dei seggi elettorali, dall’attuale presidente libico Mustafa Abdul-Jalil. Nel Paese la situazione appare tutt’altro che sotto controllo: le città di Sabbha e Kufra restano ancora teatro di battaglie tribali, mentre Zintan e Misurata sono diventate vere e proprie città-stato indipendenti dal Consiglio Nazionale di Transizione.
Elezioni a rischio
. Il voto per l’assemblea costituente libica era inizialmente previsto per il 19 giugno. Il rischio che le elezioni possano essere posticipate alla prima settimana di luglio è stato comunicato da Al-Jazeera. Tra le cause del possibile ritardo, i curricula non ancora pronti degli oltre 4000 candidati ai duecento posti previsti per il nuovo parlamento libico. Ad allungare i tempi avrebbe contribuito anche l’uscita di scena dell’ex presidente della commissione elettorale, Sghair Majeri, che ha definito la nazione «non pronta ad andare al voto» nei termini stabiliti.
Lo scenario politico e i partiti. Le forze politiche favorite alle prossime elezioni sarebbero secondo alcuni sondaggi il Fronte Nazionale, il partito Giustizia e Sviluppo dei Fratelli musulmani, il partito della Nazione dell’ex guerrigliero islamico Abdel Hakim Belhadj e l’Alleanza delle forze nazionali. Di questi, Giustizia e Sviluppo e partito della Nazione sono di matrice confessionale, pur dichiarando di credere in una Libia libera, trasparente e democratica, basata sui principi dell’Islam. Il Fronte Nazionale dell’attuale presidente Jalil, invece, è costituito in prevalenza da ex figure di rilievo nel governo di Gheddafi.

Gianluca Natoli

Amministrative: i grillini avanzano, crolla il Pdl e la Lega

Pizzarotti a Parma: una conquista a 5 stelle. Doria sindaco di Genova, Orlando per la quarta volta a Palermo. Crollano Pdl e Lega. Bersani: «Il Pd ha vinto».

La politica italiana è in fase di cambiamento. Lo dimostrano le elezioni amministrative con la schiacciante vittoria della sinistra e del partito di Beppe Grillo, anche nei ballottaggi. La fortissima percentuale di astensionismo al voto, il 51,4%, è la fotografia della crescente sfiducia dei cittadini nei confronti della classe politica. Rispetto al 2007, il calo dei voti registra meno 12%. Prima di queste amministrative, il centrodestra governava ben 98 comuni mentre il centrosinistra solo 56. Adesso la situazione si è ribaltata: 95 città sono amministrate dal centrosinistra e al centrodestra restano solo 34 comuni.

La vittoria dei grillini. «Agirò con la massima trasparenza, nelle decisioni più popolari e in quelle meno popolari. Quello che spero è che la partecipazione rimanga alta, questa è la garanzia più importante», dichiara il 39enne Federico Pizzarotti, neosindaco di Parma. Sin dalla candidatura, ha sempre puntato sulla partecipazione dei cittadini, ma già nascono le prime discrepanze con il fondatore del Movimento a 5 stelle: «Grillo avrà meno importanza di prima. Non gli chiederò consigli su come gestire Parma, e non credo me li voglia dare. E poi, non condivido il termine grillino». Sulla stessa linea, la dichiarazione del comico: «Dopo Stalingrado c’è Berlino, ora riprendiamoci il Paese».

Orlando a Palermo. Bene Orlando che per la quarta volta diventa primo cittadino e porta a casa il 72,43%. Accusa i partiti e sentenzia: «Sono inadeguati, lontani dai sogni e dai bisogni della gente. La primavera è tornata, io sono l’anticasta». E, aggiunge: «La mia vittoria di oggi a Palermo fa nascerela Terza Repubblica». Aveva già guidato il Comune dal 1985 al1990 a fianco della Democrazia Cristiana e poi dal 1993 al 2000 perla Rete, partito fondato dallo stesso Leoluca Orlando.

Un genovese su quattro ha votato Doria. Marco Doria, di Sinistra Ecologia Libertà, ha ottenuto il 59,71% contro il 40,8% del suo sfidante del Terzo Polo, Enrico Musso. Nonostante la vittoria, Doria non nasconde la preoccupazione per l’aumento dell’astensione al voto: «La democrazia è in sofferenza – dichiara in un’intervista a La Repubblica – il rapporto con la gente è sfilacciato, quasi rotto. Il problema persiste, è inutile nascondersi dietro a un dito».

La Sinistra incassa la vittoria. Il Pd grida vittoria. Ad esultare per primo è, infatti, Pierluigi Bersani «Il Pd e il centrosinistra vincono le elezioni, i democratici non accetteranno che qualcuno tenti di rubare la vittoria. Siamo i primi in 92 Comuni su 177, quindi noi abbiamo vinto senza se e senza ma».

La débacle del Pdl. E’ sotto shock uno dei due partiti usciti sconfitti dalle elezioni. Ma ciò nonostante, Angelino Alfano sostiene che il consenso per il centrodestra è ancora ampiamente maggioritario nel Paese. E aggiunge: «La sconfitta è un brutto film che sta per finire». Pensa già al domani, il partito dell’ex premier Berlusconi. A giorni partirà un altro movimento con nuovi volti e  nuovo nome. Per il momento, Silvio Berlusconi tace e prende tempo.

La Lega sotto terra. Il Carroccio perde su tutti i fronti. Sette ballottaggi su sette. E su 12 comuni che aveva, ora ne ha solo 2. Roberto Maroni scarica le colpe sul fondatore Umberto Bossi: «Abbiamo pagato un prezzo altissimo. Paghette e lauree hanno fatto giustamente arrabbiare gli elettori». Ed è pronta anchela Lega Nord per un rinnovamento e l’ex ministro Maroni sta già lavorando per diventare il nuovo ago della bilancia nel 2013.

 Sara Stefanini