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Ikea punta sui pannelli fotovoltaici in Italia e nel mondo

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L’Ikea, nata in Svezia negli anni ’20 da Ingvar Kamprad un venditore di fiammiferi, pensa sempre al pianeta nel quale vive. Per la tutela dell’ambiente, rende nota l’istallazione graduale di pannelli fotovoltaici nei punti vendita di tutto il mondo. Nel 2010, IKEA ha avviato 11 di questi progetti su 7 negozi in California, il negozio in Arizona, due negozi della East Coast, e il centro di distribuzione sud-ovest. Con l’istallazione di 45.300 pannelli in Usa, si garantirà una produzione annua di elettricità superiore ai 15 milioni di Kilowattora.

In Germania, tra settembre e dicembre 2011, sono stati istallati 18.300 metri quadri di impianti nei due store di Friburgo e Ratisbona. 530 tonnellate di CO2 in meno all’anno. La multinazionale, leader mondiale nella vendita al dettaglio di mobili e articoli per la casa, ha scelto i moduli solari REC, compagnia norveges, sia per i stabilimenti in Germania che per quelli in America.

Come sempre baluardo dell’avanguardia sostenibile, Ikea non ha intenzione di prendere in appalto i pannelli, ma li compra direttamente. Il progetto dall’America arriva in Italia. Dal 2011 è in corso l’istallazione di impianti fotovoltaici sui tetti dei negozi italiani, per un totale di 130.000 pannelli. Il primo in assoluto è stato il nuovo store a Catania.

14.000 pannelli sul tetto e sulle pensiline del parcheggio permettono la produzione di energia elettrica per il 23% del totale indispensabile per l’esistenza del punto vendita. A Bari, per un investimento di 20 milioni di euro, il brand ha istallato 6.847 moduli fotovoltaici.

IKEA Villesse, in provincia di Gorizia, ha montato 5.782 pannelli che creeranno il 20% dell’energia elettrica necessaria al funzionamento del negozio. In questo modo, eviterà ogni anno l’emissione in atmosfera di oltre 400 tonnellate di anidride carbonica.

IKEA Ancona sta installando 6.840 pannelli solari fotovoltaici che consentiranno di produrre autonomamente circa il 12% dell’energia elettrica necessaria al suo funzionamento. Inoltre, anche il resto dell’energia prodotta nel punto vendita di Ancona sarà rinnovabile perché proveniente da centrali idroelettriche.

Ma passiamo alla Capitale dove ci sono ben due punti vendita. Ikea Anagnina istallerà 6633 moduli per un totale del 10%, evitando ogni anno l’emissione in atmosfera di circa 250 tonnellate di CO2. E’ attualmente in corso l’installazione di 5334 pannelli fotovoltaici a Porte di Roma che, a regime, consentiranno di soddisfare l’ 8% del fabbisogno di energia elettrica del negozio ed eviterà ben 200 tonnellate di CO2.

Ikea non è solo un’azienda mondiale leader nel settore, ma dimostra di avere un’anima e dovrebbe essere presa come esempio da molti altri brand. La rivista americana Time l’ha inserita fra le prime 8 aziende più rispettose dell’ambiente del mondo.

 Sara Stefanini

Energia: quanto l’Italia dipende dal resto del mondo

L’Italia messa in ginocchio dal gelo. Temperature sotto lo zero sono registrate in ogni dove del Belpaese. C’è bisogno di più gas per riscaldare le case e per le industrie. Ma c’è un piccolo grande problema chiamato dipendenza.

L’Italia non è in grado di soddisfare il fabbisogno per quanto riguarda i gas. Stando ai dati del Ministero dello sviluppo economico, il paese dal quale maggiormente dipende è l’Algeria (37,1%). Subito dopo troviamo la Russia (29,9%), la Libia (12,5%), il Qatar (9,4%), i Paesi Bassi (5,5%) e la Norvegia (4,9%). In poche parole, se questi paesi si mettono d’accordo per tagliarci fuori, siamo spacciati. Anche perché i rigassificatori di Rovigo e Panigaglia coprono un 10% sul totale.

In questi giorni di freddo il consumo di gas oscilla tra i 373 ed i 452 milioni di metri cubi. Il massimo storico di 459 è stato raggiunto due anni fa nel mese di dicembre. Il Ministero ha attivato la fase di emergenza non solo per via del freddo artico ma anche per il calo di forniture dalla Russia (-18%). Il paese ex-sovietico ed in particolare la Gazprom, la società controllata dal Cremlino, ha dirottato il gas verso i paesi del Nord. Ucraina, Bulgaria e Slovacchia hanno dovuto affrontare un gelo con minimi che non si registravano da un secolo, -20° C.

Come può un intero paese stare alle quasi totali dipendenze di altre nazioni in fatto di materie prime? Considerando, inoltre, che l’Italia si trova nel continente occidentalizzato e non nel Terzo Mondo. Queste sarebbero, ad ogni modo, le conseguenze di scelte politiche energetiche non prettamente corrette tra cui l’aver privilegiato il gas come combustibile principale. Ma io mi chiedo: possibile che non esistano altre risorse o altri modi per acquisire risorse? Non capisco perché non si investa o si investa poco in fatto di energie rinnovabili e nuovi studi. Almeno bisognerebbe realizzare nuovi progetti di rigassificatori. In questo modo, l’Italia potrà rifornirsi del gas “spot”, venduto a prezzi più bassi invece di quello che arriva tramite le pipeline ossia dei tubi che attraversano tutta l’Europa per arrivare in Medio Oriente. Quest’ultimo è il sistema al momento utilizzato per l’acquisizione di metano. Va tenuto in considerazione, però, il problema geopolitico ed il rapporto instabile che si può avere con i vari paesi attraversati dalle pipeline che arrivano in Italia.

Un sistema di approvvigionamento meno rigido e più concorrenziale potrebbe portare il nostro paese persino in una posizione favorevole rispetto al continente. La sua posizione geografica le permetterebbe di fare da ponte tra i paesi produttori ed i mercati europei. Tale ruolo è invidiosamente ambito dalla Spagna che potrebbe diventare il crocevia europeo. Tutto ciò, dovrebbe avere a monte una politica di livellamento con le normative europee e perseguire lo sviluppo di strategie comuni tenendo in considerazione progetti di stabilità e sicurezza per gli approvvigionamenti di gas.

La situazione di oggi:

Sara Stefanini