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Bono degli U2: «Il mondo senza Italia sarebbe noioso. Grazie a Dio non c’è più»

Bono Vox, il famoso cantante degli U2, da sempre impegnato civilmente, lascia una dichiarazione sull’Italia.

Così, si è espresso a Washington al termine del suo intervento al Ronald Reagan Building per il simposio Advancing Food and Nutrition Security sull’Africa.

L’amore del cantante nei confronti dell’Italia è risaputo ma dalla sua ultima frase «Grazie a Dio non c’è più», si può facilmente intuire a chi fosse riferita la critica. Non parlava dell’Italia in sé, ma di chi teneva le redini del paese. Prima di questa uscita, Bono aveva parlato dell’Unione Europea e di quanto paesi come Germania, Francia e Spagna sono importanti per la sua crescita. E, dopo un attimo di silenzio ha aggiunto: «E quanto sarebbe noioso il mondo senza l’Italia». Le risate hanno invaso e riempito la sala.

Ad ogni modo, molto si può dedurre da quella frase. Per esempio, potrebbe essere letta in chiave negativa e potrebbe mettere in ridicolo il paese. Ammesso che già non lo sia.

Sara Stefanini

François Hollande ha vinto: «Le sfide che ci attendono sono molte»

La Francia svolta a sinistra e Nicolas Sarkozy ammette la sconfitta anche se non se l’aspettava. Il socialista Hollande ha ottenuto il 52% dei voti ed è diventato il settimo Presidente della Repubblica francese. Ha vinto il cambiamento, parola chiave nel programma politico del neo Premier. Non è mai stato Primo Ministro, non è mai stato all’esecutivo e non ha mai avuto incarichi di prim’ordine. Ma ha convinto ed è piaciuto.

«Nessuno sarà discriminato. Troppi tagli troppe rotture hanno diviso i concittadini ora è finito. Le sfide che ci attendono sono molte per far uscire il paese dalla crisi» è quanto emerge dal primo discorso tenuto da Hollande dopo le 21 sul palco di Tulle. In rue de Solferino, la sede del partito, la festa è cominciata, nelle piazze parigine è festa con canti e balli. Si sventolano bandiere francesi, bandiere socialiste e anche europee. Pier Luigi Bersani, il leader del Pd, ha chiamato personalmente Hollande e auspica un riavvicinamento tra Francia e Italia. Sarkò lascia e si ritira dal partito, non guiderà l’Ump per le legislative di giugno.

«Oggi stesso chiedo di essere giudicato sulla base di due impegni: l’equità e i giovani. Ogni mia scelta, ogni mia decisione, sarà fatta sue questi due criteri: è una scelta giusta, è per i giovani? E quando alla fine del mandato guarderà ciò che avrò fatto per il Paese, mi farò la stessa domanda: ho portato avanti la causa dell’eguaglianza, e ho portato i giovani a occupare un ruolo nella Repubblica?», parla chiaro Hollande e punta sui giovani. E intanto, Sarkozy ritorna «il francese tra i francesi».

Sara Stefanini

Il 6 maggio entrerà nella storia europea: Italia, Francia, Germania, Grecia, Serbia alle urne

6 maggio, una data da ricordare che cambierà l’equilibrio in Europa.

Una domenica di elezioni decisiva per l’Italia, l’Unione Europea e le borse mondiali. Oggi, si vota in Italia, in Francia, in Grecia e in Serbia. Per le amministrative in Italia, 942 comuni italiani con 9 milioni e 231 mila elettori sono chiamati al voto per scegliere il sindaco ed i consiglieri comunali, ma l’affluenza alle urne è veramente bassa.

In calo è anche la partecipazione al voto in Francia per il nuovo Premier dove in lotta ci sono il nazionalista e precedente Premier Nicolas Sarkozy ed il socialista François Hollande. Al momento, il tasso di partecipazione è il 30%, nel 2007 era il 34%. Nella corsa all’Eliseo, Sarkozy ci crede ancora, ha lottato fino all’ultimo comizio, ma il preferito è senza dubbio Hollande che già si prepara a cambiare l’abito. Molto probabilmente, Sarkò ha sbagliato la propaganda politica gridando «meno stranieri, più lavoro» e inneggiando il tricolore francese. In un momento delicato per l’Europa, dove tutti i paesi sono appesi a un filo unico gestito dalla Bce del SuperMario Draghi, la politica di chiusura nazionalista non ha portato da nessuna parte il marito della Carla Bruni. Le urne si chiuderanno stasera e si saprà successivamente il verdetto finale.

Da un voto certo ed esplicito a un voto incerto e complicato: le elezioni in Grecia che dovrà scegliere la prossima guida parlamentare dopo la parentesi di Papademos. Antonis Samaras del partito Nea Dimocratia del centro-destra è il favorito, al momento. Seguitissime in tutto il mondo, vengono considerate decisive per le agenzie di rating e le banche internazionali. Gli elettori greci sono spaccati a metà: devono decidere se aprire le porte all’Europa e rispettare i patti stretti con Bce e Fmi o lasciare totalmente perdere e cambiare rotta. Quest’ultima tendenza creerebbe una nuova tempesta finanziaria e porterebbe ancora più caos e crisi.

Si vota anche in Serbia, candidata all’ingresso in UE, dove sette milioni di elettori dovranno porre le loro preferenze per le elezioni presidenziali, parlamentari e locali. Le presidenziali sono arrivate con un po’ di anticipo a seguito delle dimissioni di Boris Tadic di aprile. Dimessosi per poi ricandidarsi, l’europeista del Ds si trova a combattere contro il conservatore e nazionalista Tomislav Nikolic. Ma si dà già per vincente il dimissionario che così passerebbe al suo terzo mandato consecutivo.

In Germania, c’è una situazione di trepidante attesa per due motivi: le elezioni del Land più grande della nazione, il Nord-Reno-Westfalia con 18 milioni di abitanti, dove si prevede la sconfitta della coalizione della cancelliera Merkel. Il secondo motivo è l’assetto europeo dopo il 6 maggio. Se non dovesse vincere Sarkò in Francia, l’asse Francia-Germania non sarà più lo stesso benché Hollande abbia dichiarato: «Con la Merkel nessun conflitto, solo differenza di vedute». Se in Grecia vincerà il nazionalismo anti-Bce, sarà un fallimento economico per l’Europa che aveva investito nel paese e modificherà i piani di salvataggio futuri per i paesi in difficoltà. Angela Merkel si consola con il continuo consenso dei suoi elettori che sarebbero pronti a rivotarla subito.

Insomma, nel bene o nel male, domani sarà tutto diverso e bisognerà riprendere le fila del discorso europeo per ripristinare i conti pubblici in ciascun paese d’Europa.

Sara Stefanini