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Riflessioni di un giovane giornalista su Mario Monti

Mario Monti a tre metri di distanza da me. Pochi, o forse troppi. Dipende dai punti di vista. Mai avrei pensato, alla mia giovane età, di poter incontrare in uno studio televisivo, o in qualsiasi altro posto, il presidente del Consiglio. E’ accaduto ieri sera in occasione della trasmissione Piazza Pulita di Corrado Formigli, alla quale ero ospite tra il pubblico come giornalista praticante della Lumsa. Un giornalista praticante che per una volta si sente protagonista. Per una volta, in un’Italia di false speranze sul futuro, riesce ad emozionarsi e inorgoglirsi. Così tanto da non riuscire nemmeno a freddo, in questo racconto, a parlare di sé usando la prima persona. Perché con distacco, quello di rispetto ed umiltà che mi appartiene, mi sento così lontano dal mondo del giornalismo politico tanto da estraniarmene mentalmente. Non per paura, ma per incapacità emotiva di gestire l’impatto che si prova alla soglia di un mondo che fino adesso è esistito solo nei miei interminabili sogni. E mai nella realtà. Per una sera, però, ho smesso di sognare. Ho finalmente vissuto.

Qualche volta il mio sguardo si è incrociato con quello del presidente Monti. Ma non mi sono limitato a quello. Ho ascoltato con attenzione le sue parole. Ho osservato il suo modo di muoversi e quello di concentrarsi su alcuni appunti durante le pause pubblicitarie. E mi sono reso conto che Monti non è affatto un uomo politico. E’ piuttosto un uomo strappato dalla politica per estrema necessità del nostro Paese di rialzarsi da una crisi profonda. A testimonianza della sua umanità mi ha colpito il silenzio cercato e usato in risposta al conduttore televisivo sul tema delle prospettive lavorative per i giovani italiani. Una pausa. Durata circa dieci secondi. Ha messo a nudo tutte le debolezze del politico Mario Monti, che imbarazzato non si è nascosto dietro la retorica spesso usata da altri uomini di potere. Un silenzio dai mille significati, sul quale ho riflettuto a lungo giungendo alla conclusione che, nella vita di un giornalista, e in generale di un uomo, i silenzi possono fornire spunti di riflessione più di mille parole. Silenzio come rumorosa notizia.

Gianluca Natoli