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La Germania si vergogna di Berlino
Ennesimo rinvio del nuovo scalo
Ecco la lunga lista dei progetti flop del paese

Progetti flop e ritardi che fanno lievitare i costi. Non si tratta dell’Italia questa volta, ma della prima economia europea. La Germania si distingue e si è sempre distinta per la sua efficienza, puntualità e ingegneria. Questo rende la débâcle dello scalo di Berlino-Brandeburgo ancora più imbarazzante. Ma mentre il quinto rinvio dell’inaugurazione dell’aeroporto Willi Brandt ha scatenato non poche proteste che hanno visto le dimissioni del sindaco di Berlino Klaus Wowereit come capo di sorveglianza dello scalo, se si dà uno sguardo agli altri megaprogetti tedeschi si possono notare gli altri flop delle aperture e l’aumento esponenziale di denaro a causa dei clamorosi rinvii. L’elenco delle costose ‘cattedrali nel deserto’ è assai lungo. Dal nuovo Symphony Hall di Amburgo alla stazione ferroviaria centrale di Stoccarda, dal parco divertimenti vicino alla pista di Formula Uno alla riqualificazione del Teatro dell’Opera di Berlino. Continua a leggere

Germania, al via la legge contro chi fa sesso con gli animali. Zoofili sul piede di guerra

Fare sesso con gli animali, consenzienti o no. Sembra strano eppure è una pratica abbastanza utillizzata nel mondo, dal Medio Oriente alla Colombia, dove dicono che farlo prima con le asine rende più virili. In alcuni paesi è vietato, in altri no, dipende dalla cultura. Il governo tedesco ha intenzione di vietare il sesso con gli animali attraverso un emendamento alla legge nazionale volta a tutelare la fauna. La pratica era diventata legale a partire dal 1969. Proprio lo stesso anno in cui Louis Armstrong ha fatto i primi passi sulla Luna, in Germania gli animali cominciavano a tremare di fronte all’ignobile comportamento umano. Ma della legge non sono molto contenti i 100 mila tedeschi che fanno parte della lobby zoofila del paese, Zeta. Continua a leggere

Il 6 maggio entrerà nella storia europea: Italia, Francia, Germania, Grecia, Serbia alle urne

6 maggio, una data da ricordare che cambierà l’equilibrio in Europa.

Una domenica di elezioni decisiva per l’Italia, l’Unione Europea e le borse mondiali. Oggi, si vota in Italia, in Francia, in Grecia e in Serbia. Per le amministrative in Italia, 942 comuni italiani con 9 milioni e 231 mila elettori sono chiamati al voto per scegliere il sindaco ed i consiglieri comunali, ma l’affluenza alle urne è veramente bassa.

In calo è anche la partecipazione al voto in Francia per il nuovo Premier dove in lotta ci sono il nazionalista e precedente Premier Nicolas Sarkozy ed il socialista François Hollande. Al momento, il tasso di partecipazione è il 30%, nel 2007 era il 34%. Nella corsa all’Eliseo, Sarkozy ci crede ancora, ha lottato fino all’ultimo comizio, ma il preferito è senza dubbio Hollande che già si prepara a cambiare l’abito. Molto probabilmente, Sarkò ha sbagliato la propaganda politica gridando «meno stranieri, più lavoro» e inneggiando il tricolore francese. In un momento delicato per l’Europa, dove tutti i paesi sono appesi a un filo unico gestito dalla Bce del SuperMario Draghi, la politica di chiusura nazionalista non ha portato da nessuna parte il marito della Carla Bruni. Le urne si chiuderanno stasera e si saprà successivamente il verdetto finale.

Da un voto certo ed esplicito a un voto incerto e complicato: le elezioni in Grecia che dovrà scegliere la prossima guida parlamentare dopo la parentesi di Papademos. Antonis Samaras del partito Nea Dimocratia del centro-destra è il favorito, al momento. Seguitissime in tutto il mondo, vengono considerate decisive per le agenzie di rating e le banche internazionali. Gli elettori greci sono spaccati a metà: devono decidere se aprire le porte all’Europa e rispettare i patti stretti con Bce e Fmi o lasciare totalmente perdere e cambiare rotta. Quest’ultima tendenza creerebbe una nuova tempesta finanziaria e porterebbe ancora più caos e crisi.

Si vota anche in Serbia, candidata all’ingresso in UE, dove sette milioni di elettori dovranno porre le loro preferenze per le elezioni presidenziali, parlamentari e locali. Le presidenziali sono arrivate con un po’ di anticipo a seguito delle dimissioni di Boris Tadic di aprile. Dimessosi per poi ricandidarsi, l’europeista del Ds si trova a combattere contro il conservatore e nazionalista Tomislav Nikolic. Ma si dà già per vincente il dimissionario che così passerebbe al suo terzo mandato consecutivo.

In Germania, c’è una situazione di trepidante attesa per due motivi: le elezioni del Land più grande della nazione, il Nord-Reno-Westfalia con 18 milioni di abitanti, dove si prevede la sconfitta della coalizione della cancelliera Merkel. Il secondo motivo è l’assetto europeo dopo il 6 maggio. Se non dovesse vincere Sarkò in Francia, l’asse Francia-Germania non sarà più lo stesso benché Hollande abbia dichiarato: «Con la Merkel nessun conflitto, solo differenza di vedute». Se in Grecia vincerà il nazionalismo anti-Bce, sarà un fallimento economico per l’Europa che aveva investito nel paese e modificherà i piani di salvataggio futuri per i paesi in difficoltà. Angela Merkel si consola con il continuo consenso dei suoi elettori che sarebbero pronti a rivotarla subito.

Insomma, nel bene o nel male, domani sarà tutto diverso e bisognerà riprendere le fila del discorso europeo per ripristinare i conti pubblici in ciascun paese d’Europa.

Sara Stefanini