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“Infinita nigredo” di Giuseppe Bonaccorso
Alchemiche trascendenze verso l’assoluto

Infinita nigredo di Giuseppe Bonaccorso«Poggiando i piedi sul mio inconscio, intravedo i fanali d’un Sole a batteria. La noia delle pozzanghere schizza un nuovo, indistinguibile giorno»

Una poesia essenziale, secca, fatta di singole parole che rimangono impresse nella mente. Giuseppe Bonaccorso, ingegnere ma appassionato di letteratura e poesie, è alla quarta silloge dopo Il doppio cosciente, Gocce di mercurio e Vertigini astratte dimostra come sia maturato dopo gli eventi trascorsi lungo il percorso della sua vita che l’hanno voluto di nuovo davanti a carta e penna, di notte, a scrivere di quelle emozioni che non lo lasciavano dormire. ASCOLTA IL KALEIDOAUDIO Continua a leggere