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I protagonisti del weekend sportivo:
Vettel, Balotelli e Cacia

n_a5e8024842f1d11300046e1bbcdc31e6Assente la serie A, il weekend sportivo appena trascorso è stato comunque pieno di emozioni e gioie a non finire. La gioia di Vibo Valentia e Latina nei play off di volley per la qualificazione ai quarti e di Piacenza che vince la Challenge Cup dopo sette anni. Nel campionato di basket Varese stacca di nuovo Sassari sconfitto a Cremona 108 a 91. E’ stato anche il weekend delle polemiche con Vettel che supera Webber negli ultmi giri in un sorpasso triller. L’Italia di calcio sarà attesa domani a La Valletta contro i maltesi e poi c’è stata la serie B che vede sempre più in A il trio Sassuolo, Verona e Livorno, mentre per la zona retrocessione il Vicenza vede di nuovo a distanza di un anno lo spauracchio della Lega Pro. Continua a leggere

Via le Province, la nuova cartina d’Italia. Scopri se la tua è stata “accorpata”

Al momento 107 sono le Province esistenti. Ma il governo Monti, con lo scudo protettivo della Spending review, ha deciso di tagliarne la metà e ridisegnare la cartina italiana.

La delibera (art. 17 DL 95/2012 AS3396) è stata emanata proprio ieri dal Consiglio dei Ministri insieme ai criteri di scelta delle province: 350 mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati, questi i parametri che mettono a rischio 64 enti, 50 nelle Regioni a statuto ordinario e 14 in quelle a statuto speciale. Un sospiro di sollievo per 43 province, tra cui 10 città metropolitane, 26 in Regioni a Statuto Ordinario e 7 in Regioni a Statuto speciale.
Potrete dire addio alle province di Lecco, Lodi, Monza Brianza, Varese, Imperia, Reggio Emilia, Ravenna, Rimini, Arezzo, Siena, Pisa, Livorno, Latina, Rieti, Viterbo, Pescara, Taranto. Queste sono solo alcune delle province che non verranno soppresse ma “semplicemente” accorpate.

La nuova cartina dell'Italia secondo Monti e Patroni Griffi

Secondo il ministro Filippo Patroni Griffi, il successore di Brunetta e Calderoli (ebbene sì, anche i due ministeri sono stati accorpati) sarà legge dello Stato entro fine anno. Voleva togliere le festività patronali e alla fine ha tolto le tante province per unirle tutte insieme appassionatamente, ce ne dobbiamo fare una ragione. Ai consigli delle autonomie locali tocca la patata bollente, però. Infatti, saranno loro che dovranno presentare un progetto di accorpamento alla Regione e di conseguenza, al governo. «Entro l’anno, se non prima – puntualizza il ministro – il riordino delle Province sarà legge dello Stato».

Spuntano le ordinarie prime polemiche visto che città rivali storiche come ad esempio Pisa e Livorno si dovranno unire e lo stesso vale per Siena e Arezzo. La Polverini contesta i criteri. Nel Lazio Latina si potrebbe gemellare con Frosinone e Viterbo e Rieti e Civitavecchia diventeranno “Tuscia e Sabina”. E regioni a statuto speciale come la Sardegna rivendicano la loro autonomia. La “Grande Brianza” (sembra più il nome di un partito, in realtà) accoglierà Brescia, Bergamo e Pavia.

Manovra giusta o no? Sicuramente i cittadini delle province “tagliate” si sentiranno sentimentalmente colpiti, ma da questo ne deriverà, si spera, molto meno “magna magna” tipico delle amministrazioni e delle regioni, ergo, uno snellimento dei lavori. Ma, di certo, ci saranno meno posti di lavoro. Certo è che invece di pensare alle tasse sulle bollicine, all’abolizione di feste patronali e all'”unione fa la forza” delle province, si potrebbe pensare a tassare e/o ridurre anche qualcos’altro.

Ad ogni modo, dopo aver finito di giocare a Risiko, i nuovi enti organizzeranno insieme la pianificazione territoriale di tutela dell’ambiente, della viabilità e del trasporto provinciale. Insomma, come dire, il governo si è divertito a ridisegnare la cartina, ma sono gli enti regionali a doverla colorare.

Sara Stefanini

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Rincari: italiani, tutti a piedi! E se ci tassassero anche le sneakers?

Spostarsi diventa sempre più un lusso. Per andare al lavoro o per fare commissioni come si fa?

La macchina non si può più prendere tra rincari di bolli e assicurazioni. Ma soprattutto il continuo aumento della benzina non aiuta di sicuro. Ora, hanno trovato la scusa del terremoto in Emilia per aumentare di nuovo l’oro nero, altrimenti come si potevano giustificare? Aumentano le accise, quindi, di 2 centesimi a partire da ora. Prima, lo scorso dicembre, c’era il decreto “Salva Italia” che ha fatto aumentare le accise di 82 cent, adesso c’è il decreto “Terremoto”.

Allora, il povero lavoratore che la mattina si alza alle 6 per andare al lavoro, lascia al parcheggio sotto casa la macchina e si dirige verso la fermata dell’autobus più vicina. Tasto dolente. A Roma sono aumentate anche le tariffe Atac, e di tanto. E non si possono sfasciare i valida tori dei titoli di viaggio come hanno fatto questa mattina alla stazione metro di Rebibbia. Con la bicicletta, neanche se ne parla, si rischia la vita in una metropoli dove le piste ciclabili sono rare e mal progettate. Più che un effetto domino, si rischierebbe un effetto bowling con gli autisti che buttano giù i ciclisti-birilli.

Stanco, stressato e poco propenso, al lavoratore non resta che infilarsi un paio di scarpe comode e andare a piedi. Sperando che non ci tassino pure quelli. Chi lo sa, magari il governo ci invierà per posta dei contapassi economici (per risparmiare, s’intende) in modo da inserire delle tasse in base ai passi che si fanno al giorno. Magari scaglionando le imposte secondo i passi o secondo lo  spazio che il piede occupa sul suolo pubblico. Così rimarremo immobili, dentro casa, fermi come l’economia del nostro stesso paese.

Sara Stefanini