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Convegno a Roma su “Privacy e giornalismo” a cura di Mauro Paissan

 

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Lo scorso 14 febbraio nella sala convegni di piazza Monte Citorio si è tenuta la conferenza in occasione della terza edizione del libro Privacy e giornalismo. Diritto di cronaca e diritto dei cittadini, a cura di Mauro Paissan. Sono intervenuti Giulio Anselmi, Presidente della Fieg, Enzo Iacopino, Presidente dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Roberto Natale, Presidente Fnsi e Francesco Pizzetti, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali.

La moderazione introduttiva di Paissan, politico e giornalista da sempre difensore della protezione dei dati personali, descrive il suo libro come una raccolta di episodi italiani positivi e negativi diventati casi giornalistici e ne analizza il modo in cui sono stati trattati dai media. Vede Internet come un luogo dove è difficile tutelare al 100 per cento la privacy, tenendo presente che i dati sensibili sono sempre online nell’”eterno presente” da lui definito, un passato che non passa mai. Passa poi, la parola ad Anselmi chiedendo come sia cambiata la sensibilità del giornalista nei confronti della tutela del prossimo. Il Presidente della Fieg sostiene che la situazione “è meglio e peggio nello stesso tempo”. Negli anni ’70, non ci si poneva minimamente il problema, mentre ora c’è più tatto ed etica. Sottolinea come “l’atteggiamento civile fa bene al diritto di cronaca”, certo, però, la concorrenza tra ‘colleghi’ gioca molto a sfavore su questo punto ed è per questo che Enzo Iacopino critica il modo di fare informazione oggi. “Parlerei per ore male dei giornalisti”, queste le parole dello stesso Presidente dell’Ordine. I giornalisti tendono a considerare troppo le cosiddette “5 S”. E dice: “Fino allo sport e allo spettacolo ci posso pure stare. Ma a soldi, sesso e sangue no”. D’altronde, bad news is good news si diceva un tempo. Ma qual è il livello morale, oggi?

Roberto Natale, quale difensore della categoria, mette in risalto un focus sulla precarizzazione che rischia di abbattere la deontologia professionale. La sensibilità, a parer suo, è aumentata, pur se ancora insufficiente, perché è aumentata anche la sensibilità dei cittadini che conoscono i loro diritti e hanno spinto i giornalisti a regolarsi. L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, come fa notare Pizzetti, in altri paesi non si occupa di questo argomento. In Italia, però, ha il compito di tutelare il codice deontologico giornalistico laddove possa farlo. Ci sono dei casi, infatti, dove ci si pone il quesito se l’Autorità debba salvaguardare il giornalista o l’interesse del cittadino. Ecco perché, spiega, spesso non intervengono ai ricorsi. Riporta, inoltre, una nozione importante riguardo il diritto all’oblio su Internet. Bisognerebbe, infatti, avere la possibilità di togliere o rettificare una qualsiasi notizia o dato senza lasciare traccia alcuna. Nella vita reale, sappiamo che non è così. Anzi, ciascun utente viene monitorato e tracciato costantemente.

Certo, è pur vero che, troppo spesso si pensa allo scoop invece che al caso giornalistico che colpisce più o meno intensamente il singolo cittadino. I media sono sicuramente colpevoli dell’alienazione nei confronti della mancanza di pudore e l’audience è assuefatto ai pianti continui in tv e agli schizzi di sangue sulle pareti, ma quali potrebbero essere le conseguenze sociali? In sala, erano presenti numerosi aspiranti giornalisti delle scuole di giornalismo della Lumsa e della Luiss. Tra le righe, il consiglio dato loro è quello di tenere sempre conto della propria etica professionale, la quale deve essere indipendente dalla remunerazione del pezzo. L’informazione costruisce via via la tradizione e il costume del popolo, giovani o no, i giornalisti hanno una responsabilità notevole al riguardo.

Sara Stefanini