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Monti: «Nel Paese forti tensioni sociali». Il Papa: «L’Italia si rialzi»

L’Italia è segnata da forti tensioni sociali. Di questo ed altro si è parlato ieri nella cittadella della pace di Rondine (Arezzo), dove il premier Mario Monti e Papa Benedetto XVI si sono incontrati per uno scambio di vedute. Il capo del governo ha accolto il Pontefice con una stretta di mano nello stadio Comunale di Arezzo, giunto in elicottero dal Vaticano. Papa Ratzinger ha celebrato la messa con una trentina fra cardinali, arcivescovi, vescovi e circa trecento sacerdoti.

Sfiducia e reazione.  Monti si è detto preoccupato, pur sottolineando i passi avanti fatti in questi mesi dal governo. L’essere riusciti ad unire «forze contrapposte che prima si davano battaglia ha dichiarato non è cosa da poco». Per risolvere la crisi sociale, tuttavia, servono interventi drastici ed immediati. La priorità resta quella di “aiutare i giovani attraverso uno sforzo comune che possa portare ad un’uscita dal loro stato di isolamento individuale e sociale».

Durante la messa il Papa ha condannato i “comportamenti materialistici”. Aggiungendo in seguito: «La Chiesa continui ad essere attenta e solidale verso chi si trova nel bisogno, ma sappia anche educare al superamento di logiche puramente materialistiche, che spesso segnano il nostro tempo e consumano il senso della solidarietà e della carità».

L’incontro è servito a dare una risposta alla sfiducia che spesso colpisce in modo esagerato i più deboli. Necessaria «la difesa della famiglia ha ribadito Papa Ratzinger che deve costituire sempre un punto importante per mantenere un tessuto solido ed offrire speranze per il futuro». Noti i motivi delle tensioni sociali. Che Monti spiega così: «mancanza di lavoro, difficoltà nel fare impresa e rapide trasformazioni producono un’inevitabile senso di disorientamento».

Il ruolo dell’Unione Europea nella crisi. Monti ha criticato l’Ue. Definendolo “un modello di grande importanza». L’Italia ha il «compito di contribuire, come Paese fondatore, a rimediare ai passi indietro e fare passi avanti».

Gianluca Natoli

François Hollande ha vinto: «Le sfide che ci attendono sono molte»

La Francia svolta a sinistra e Nicolas Sarkozy ammette la sconfitta anche se non se l’aspettava. Il socialista Hollande ha ottenuto il 52% dei voti ed è diventato il settimo Presidente della Repubblica francese. Ha vinto il cambiamento, parola chiave nel programma politico del neo Premier. Non è mai stato Primo Ministro, non è mai stato all’esecutivo e non ha mai avuto incarichi di prim’ordine. Ma ha convinto ed è piaciuto.

«Nessuno sarà discriminato. Troppi tagli troppe rotture hanno diviso i concittadini ora è finito. Le sfide che ci attendono sono molte per far uscire il paese dalla crisi» è quanto emerge dal primo discorso tenuto da Hollande dopo le 21 sul palco di Tulle. In rue de Solferino, la sede del partito, la festa è cominciata, nelle piazze parigine è festa con canti e balli. Si sventolano bandiere francesi, bandiere socialiste e anche europee. Pier Luigi Bersani, il leader del Pd, ha chiamato personalmente Hollande e auspica un riavvicinamento tra Francia e Italia. Sarkò lascia e si ritira dal partito, non guiderà l’Ump per le legislative di giugno.

«Oggi stesso chiedo di essere giudicato sulla base di due impegni: l’equità e i giovani. Ogni mia scelta, ogni mia decisione, sarà fatta sue questi due criteri: è una scelta giusta, è per i giovani? E quando alla fine del mandato guarderà ciò che avrò fatto per il Paese, mi farò la stessa domanda: ho portato avanti la causa dell’eguaglianza, e ho portato i giovani a occupare un ruolo nella Repubblica?», parla chiaro Hollande e punta sui giovani. E intanto, Sarkozy ritorna «il francese tra i francesi».

Sara Stefanini